Un controllo, nell'ambito di una costante attività di prevenzione, ed ecco la sorpresa: grimaldelli e strumenti da scasso sull'auto. I Carabinieri della Stazione di Casina al termine di un controllo hanno operato il sequestro dei classici strumenti da lavoro appositamente utilizzati per le effrazioni degli accessi scrupolosamente custoditi all’interno dell’autovettura in uso ai due albanesi fermati.
Nonostante siano ancora da chiarire i motivi della presenza nel comprensorio montano dei due albanesi (un 33enne abitante a Spilamberto di Modena e un 20enne domiciliato a Crespellano, in provincia di Bologna), i militari hanno pochi dubbi sulla presenza dei due in quanto oltre ai precedenti di polizia specifici per reati contro il patrimonio gli “strumenti da lavoro” trovati in loro possesso non lasciano spazio ad altre interpretazioni.
Il controllo è avvenuto in piena notte in località La Brugna di Casina, peraltro presa di mira negli scorsi mesi da ignoti ladri che hanno operato alcuni furti in abitazioni. E' nella frazione casinese che i militi hanno proceduto al controllo di un’autovettura Volkswagen Golf che procedeva lentamente nei pressi della zona residenziale. Terminate le procedure di identificazione dei fermati militari approfondivano i controlli eseguendo un ispezione all’autovettura che dava esito positivo in quanto all’interno del veicolo veniva rinvenuto sotto il tappetino del conducente un cacciavite lungo circa 30 cm e nel bagagliaio un paio di guanti. Alla luce di quanto sopra il materiale in questione veniva sottoposto a sequestro penale in quanto costituente corpo del reato mentre i due giovani venivano condotti in caserma e denunciati alla Procura reggiana per il reato di possesso ingiustificato di strumenti atti allo scasso. Nei confronti dei due inoltre i carabinieri di Casina alla luce dei precedenti di polizia posseduti e delle risultanze dei controlli inoltravano proposta per l’applicazione del foglio di via obbligatorio dal comune di Casina. Si sa che l’intenzione non è reato per cui i due non sono accusati di nessun furto, ma è chiaro che l’armamentario trovato in loro disponibilità, data le circostanze di tempo e di luogo non lascia spazio ad altre interpretazioni.
Ed è per questo motivo che ora gli stessi Carabinieri di Casina stanno cercando di approfondire i fatti al fine di capire i reali motivi della loro presenza in Appennino.