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Bilanci e tassa Imu

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Riceviamo e pubblichiamo.

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In questi giorni  molti comuni stanno ancora cercando di chiudere i bilanci. La manovra economica del governo Monti, secondo il “decreto Salva Italia", così come  modificato in sede di conversione,  ha previsto il ripristino della tassazione sulla prima casa,  unitamente  a quella  sul patrimonio immobiliare abitativo, a partire dal 1° gennaio 2012, sotto forma di Imu,  e  tale imposta si applicherà dall’anno in corso fino  al 2014 in  forma sperimentale,  per poi entrare a regime a far data dal 2015.

Dopo che alcuni comuni hanno già approvato i bilanci - vedi  quello capoluogo, cioè  Reggio Emilia, che ha applicato un netto aumento delle aliquote, andando sopra alla quota prevista dalla norma nazionale - e dopo le diverse prese di posizioni assunte in materia dai Caf,  il governo ha fornito le linee guida  per la compilazione delle relative cartelle.

Dette  linee hanno  lasciato agli enti locali, quindi ai sindaci, un margine di  discrezionalità applicativa, nell’ordine dello 0,3 per mille in più o in meno rispetto alla quota fissata a livello nazionale, cui aggiungere le previste detrazioni quanto a  numero di figli, pari a 50 euro per ogni figlio convivente di età inferiore ai 26 anni, sino ad un tetto minimo di 400 euro.

Ora,  in un periodo di generale  difficoltà per le famiglie italiane,  auspichiamo che i nostri sindaci diano prova di grande sensibilità nell'applicare tali aliquote, sappiano cioè andare  incontro alle esigenze delle famiglie numerose, e a chi è proprietario di una prima casa,  prendendo nel contempo  in considerazione l’ipotesi di introdurre scaglioni commisurati alle differenti situazioni reddituali.

In questo quadro una qualche agevolazione tariffaria andrebbe anche riservata gli immobili attribuiti in comodato gratuito ai parenti di primo grado.

Si tratterebbe in ultima analisi di rimodulare i bilanci  in maniera  strutturale,  tagliando le spese inutili o superflue, e riducendo quelle non essenziali, e agendo  nel complesso sull’area degli sprechi che da tempo vengono segnalati nella gestione della cosa pubblica.  Anziché utilizzare lo strumento delle nuove aliquote per  pareggiare in modo semplicistico i bilanci comunali, come in diversi casi ci si sta preparando a fare, almeno in base ai segnali  e alle anticipazioni che ci arrivano.

Se per i rispettivi bilanci,  i nostri enti locali arrivassero ad affidarsi in via esclusiva o quasi all’aumento delle entrate, cioè dalla voce  aliquote e tariffe, verrebbe da pensare  che in tutti questi anni  la vita  di tali nostri  Enti  si è andata sostanzialmente  costruendo   sui  finanziamenti ricevuti dallo Stato, e dunque senza la capacità, o la forza,  di orientare e governare la spesa, e di selezionarla in base alle priorità,  il che sarebbe una bella e scottante delusione..    

(Robertino Ugolotti, responsabile Ufficio enti Locali Reggio Emilia)