-----
Egregio direttore,
Le chiediamo ancora un poco di spazio sul suo sito per argomentare su un argomento che ci sta a cuore: a cosa servono i partiti in questa fase storica e quale è la “missione” delle forze politiche riformiste in Italia, a Reggio e nella sua montagna. Lo facciamo anche in riferimento all’intervento di Ugolotti del 3 aprile, ai diversi interventi di commento all’intervento del coordinatore Pd di zona del 4 aprile e all’intervento titolato “Pd laboratorio perpetuo” pubblicato il 6 aprile. Lo facciamo con un sentimento affranto, su come la politica e i partiti vengono percepiti e come siano stati quasi azzerati i fondamentali di una coscienza collettiva condivisa su questo argomento.
Crediamo che, se i partiti ed il nostro partito, discutono al loro interno e con i cittadini su temi che riguardano le istituzioni, fanno ciò che di più nobile dovrebbero fare e ciò che la Costituzione affida loro. Il Pd non intende in nessun caso sostituirsi alle istituzioni, conosce bene la differenza dei ruoli e delle responsabilità come la conoscono bene i sindaci, i presidenti, i consiglieri, i parlamentari eletti nelle sue liste o da liste al Pd ispirate. Ciò non toglie che un riferimento politico sia indispensabile a chi fa scelte che riguardano tutti i cittadini, anche se è stato eletto a suffragio universale da essi, in un comune, in una provincia o in un collegio elettorale.
I partiti non sono lobbies clandestine, sono luoghi di formazione delle opinioni, che un tempo partivano da grandi ispirazioni ideali di visione del mondo, ora molto meno. Noi riteniamo che il Pd, anche con la fine delle ideologie, sia una forza politica capace di esprimere scelte capaci di migliorare la nostra società, coerenti con i partiti riformisti europei e anche statunitensi. Nel Pd, a differenza di molti altri partiti, gli orientamenti, da quelli sui principi etici a questioni più pragmatiche e locali, avvengono attraverso un confronto democratico dove partecipano a pari dignità tutti. Con le primarie il Pd sta cominciando a scegliere in modo democratico anche i propri candidati alle elezioni di ogni ordine e grado, spesso aprendo tale possibilità anche a non iscritti di vincerle (e se questo succede siamo poi criticati perché perdiamo con noi stessi).
Nei partiti personalistici come il Pdl e la Lega nord questo non succede, non c’è democrazia interna, contano in gruppi di potere interni ed il loro rapporto con il leader unico che tiranneggia nel partito e determina le scelte istituzionali e legislative di tutti. Forse è questo che in molti fa scattare un rifiuto dei partiti. Per noi la discussione è necessaria e deve essere libera e aperta. Per questo motivo abbiamo appena finito una serie di iniziative di discussione politica a tutto campo incontrando migliaia di persone e altre ne faremo. Il tema del riordino delle istituzioni, che deve riferirsi a provvedimenti nazionali e regionali è un tema importante per il territorio montano, più bisognoso di interventi pubblici.
Il PD Zona Montana ha definito un documento che, in estrema sintesi, propone: di avere come prospettiva da realizzarsi in un arco temporale lungo la creazione di una unica unione corrispondente all’ex comunità montana; confermare l’esistente Unione Comuni Montani, valutando la prospettiva di realizzare una piena fusione tra i comuni interessati; costituire una nuova unione montana tra i rimanenti nove comuni montani, includendo possibilmente in essa anche Baiso, Canossa e Viano; avere la possibilità di avere aggregazioni più strette all’interno di una stessa unione o unione montana con l’obiettivo di dare migliori organizzazioni a favore dei cittadini; anche con due unioni, non perdere una rappresentanza unitaria del comprensorio e una discussione e un programma di governo unitari su temi strategici importanti per tutti.
Il superamento di un ente come la attuale Comunità montana, in nome della razionalizzazione dei servizi e della maggiore efficacia ed efficienza della spesa pubblica, non può portare alla frammentazione, e deve, comunque, sostanziarsi di politiche e strategie nuove per l'Appennino. Innovazione, identità, competitività. Collaborazione pubblico-privato e investimenti mirati su punti di forza e di eccellenza, pensati e selezionati in un ottica di nuove attività, occasioni di lavoro e di impresa senza dipendenza strategica dai flussi della spesa pubblica aggiuntiva, che sono ormai permanentemente venuti meno.
A tale proposito invitiamo Robertino Ugolotti ed i dirigenti delle altre forze politiche presenti in montagna ad un confronto sui temi riguardanti l’Appennino. Basta una mail a [email protected] per contattarci.
E’ evidente a tutti i cittadini minimamente informati che i “diktat” del “politburo” e le “cinghie di trasmissione” tra il partito, le istituzioni, il sindacato non esistono più, se mai ci fossero state. E’ quasi comico chi cita tira fuori questo argomento. A noi sembra che sia molto più pericoloso l’atteggiamento di chi, eletto dai cittadini, pensa di essere l’unico titolato a parlare e sia indenne da fallibilità.
Su quanto e come il Pd o meglio, se andiamo indietro di 30 anni, i predecessori Pci, Dc, Psi abbiamo inciso sulle sorti della montagna reggiana lasciamo ad altri più autorevoli o agli storici un possibile commento. Crediamo che l’idealità socialista e comunista e quella cattolica, entrambe nate dalla Resistenza e dalla guerra di liberazione al fascismo, abbiano, nella montagna reggiana ed emiliana, dato contributi importanti alle comunità locali e basta citare alcuni nomi: Marconi, Piacentini, Battistessa, Caroli, Gibertoni.
Infine, fare ironia sul volontariato dei militanti e di chi in ogni forma si impegna in politica alludendo poi al finanziamento pubblico ai partiti lo riteniamo scorretto ed offensivo per tante persone che mettono impegno, tempo e anche soldi in questi momenti così difficili per tutti.
Poi chiediamo, se togliamo i partiti popolari cosa resta? Sapete darci alternative? Facciamo dei blog telematici?
Infine riteniamo che, nonostante la declinazione in negativo che ne dà l’autore, l’idea di un “laboratorio permanente per l’Appennino” possa essere un idea interessante. Non pretendiamo di definirla in questa sede o solo come Partito democratico, ma lanciamo la proposta a chi vuole raccoglierla: un tavolo tra cittadini, organizzazioni politiche, economiche, sociali, del volontariato per entrare nel merito di proposte con l’obiettivo di definire un futuro per il territorio montano e le comunità che lo abitano.
(Valerio Fioravanti, coordinatore zona montana Pd Reggio Emilia, Simone Ruffini, segretario Circolo Pd di Castelnovo ne’ Monti)
Prendo stralcio dell’articolo:
”Su quanto e come il Pd o meglio…. se andiamo indietro di 30 anni, i predecessori Pci, Dc, Psi ”…
Se aggiungiamo 6 anni, con il segno meno, arriviamo a leggere i risultati delle elezioni politiche del ’76. Partiti – voti – percentuali –
PCI – Partito Comunista Italiano – 12.616.650 – 34,37%
DC – Democrazia Cristiana – 14.209.519 – 38,71%
PSI – Partito Socialista italiano – 3.540.309 – 9,64%
Facendo la somma delle percentuali si raggiunge l’82,72% dei cittadini andati alle urne.
L’ultima intenzione di voto, che ho trovato in internet del 26/3/2012, dà al Pd il 26,6%.
Impostare una rigorosa campagna diagnostica prima di costruire è fondamentale per costruire un’opera solida, come dovrebbe essere appunto un Laboratorio per lo sviluppo del nostro Appennino.
(mv)
Pci-Dc-Psi, scusi ma come ragiona!
Il Pci si è diviso in più anime (una parte consistente nel Pd).
La Dc una parte (i Popolari ex Margherita) sono entrati nel Pd, la stragrande maggioranza è nel Pdl e in parte nell’Udc.
Il PSI nella stragrande maggioranza ha aderito al Pdl (una piccolissima parte nel Pd).
Lei è rimasto agli albori della storia politica italiana, il suo ragionamento non ha un senso.
Provi a fare la somma del centrodestra e centrosinistra, forse arriverà a capire che il quadro politico ha subito un cambiamento.
(L.C.)
Accetto l’invito e faccio la somma:
“scusi ma come ragiona!“ (dovrebbe essere interrogativo ) +
“il suo ragionamento non ha un senso” ( giudizio al machete: arrogante e definitivo) +
“forse arriverà a capire” (un insulto ) =
————————————————
Il risultato è Lei, Sig. (L.C.)
(mv)
Carissimi Valerio e Simone, apprezzabile nel merito il vostro comunicato, come condivisibile l’invito a creare un tavolo per trovare e risolvere i problemi della montagna. Sin qui nulla stride, ma una domanda sorge spontanea: siete poi sicuri di riuscire a recepire con onestà intellettuale ciò che potrebbe uscire da questa “tavola rotonda” o si corre il rischio, come succede da anni a questa parte, che dirigenti ed amministratori prima “confezionano” in forma molto ristretta le linee guida e poi presentano il menù ai cittadini? Un menù senza possibilità di modifiche! Vedete, da uomo di sinistra, addosso proprio questo “male” al mio partito, il non aver recepito i problemi, i malumori della gente e della montagna e ancor peggio come nel mio caso di essere stato cassato come il solito “rompip…e” anche quando i fatti mi avevano dato ragione!
Distintamente saluto offrendo la mia disponibilità.
(Roberto Malvolti)
Ha francamente il sapore di una forzatura il voler accumunare l’idealità socialista a quella comunista – come paiono fare gli autori di queste righe – soprattutto in un momento come questo in cui si cerca sì, e a buona ragione, di rivalutare la dedizione e l’impegno civico nel loro insieme, ma si tende pure a riscoprire i rispettivi valori, e le rispettive identità, contro il preoccupante fenomeno del qualunquismo che, in una con l’indifferenza e l’apatia, sembra da un qualche tempo permeare la nostra società.
Voglio accreditare loro una totale buona fede, ma nella nostra storia politica i due partiti che hanno incarnato quegli ideali – ossia il P.S.I da un lato e il P.C.I. dall’altro – erano entità ben distinte e diverse, quanto a pensiero e azione politica.
E’ bene ricordarlo, specialmente ai più giovani che per ragioni anagrafiche non hanno conosciuto Il Partito Socialista Italiano della cosiddetta “Prima Repubblica” – uscito come tale dalla scena politica vent’anni orsono non certo per sua volontà – il quale si proponeva di trovare sempre una risposta, pragmatica e al tempo stesso ideale, ai tanti problemi della nostra società, forte della sua matrice riformista e della “cultura di governo” che si portava dietro.
Non era naturalmente immune da errori, ma di sicuro non gli mancava la capacità di iniziativa e di progettualità, e ho motivo di pensare che, anche in un frangente come questo – Unioni dei Comuni, riassetto della Comunità Montana, prospettive per il nostro Appennino – il P.S.I. locale avrebbe “ufficializzato” per tempo la sua proposta, dopo averla ovviamente discussa al proprio interno, per farne poi oggetto di aperto confronto in tutte le sedi all’uopo preposte, o comunque interessate all’argomento.
Non aveva cioè bisogno di affidarsi ad un “laboratorio permanente” (una formula che dà un po’ l’idea dell’indistinto e dell’ astrattezza, semmai col rischio di cadere nell’assemblearismo, senza offesa alcuna per chi l’ha concepita e ipotizzata) ma sapeva assumersi volta a volta, e con il giusto tempismo, la paternità e la responsabilità politica delle proprie posizioni, e decisioni.
Qualcuno potrà intravvedere in questa retrospettiva una certa nostalgia per quel passato, ma mi sembra in ogni caso una nostalgia che non lo travisa.
(P.B.)
Io non mi sono mai permesso di insultare e sputare sentenze, ne tenga ben conto sig. (mv), il risultato è la sua arroganza verso persone oneste, che dedicano il loro tempo alle varie comunità e allo sviluppo del propio territorio.
Se il risultato sono io, ne sono ben orgoglioso, io almeno posso presentarmi a testa alta davanti alla gente.
La saluto , almeno io sono una persona educata.
(L.C.)
Che tristezza! Avrei voluto seguire questo interessante dibattito mediatico ma, fra L.C., P.B., M.V. ed altre sigle, mi sono perso e non ho capito più niente di ciò che affermava l’uno e che confutava l’altro. Sarà anche la democrazia, bellezza, però sono sicuro, che questo modo di presentarsi è “qualunquismo” e non porterà da nessuna parte se non a contribuire ad aumentare la confusione attuale. Addirittura, fra più o meno velati insulti, uno di questi signori anonimi afferma che:” orgoglioso” potrà presentarsi davanti alla gente”; con quale nome? Saluti Sergio Tagliati.
p.s. Complimenti Roberto (Malvolti), noi “tromboni”, come ci ha definito quel “signore” illuminato, capirai! , si firma “Fulminant” insistiamo a sostenere le nostre opinioni con nome e cognome. Sergio (Tagliati)
Signor Tagliati, sia sereno! Il ‘tromboni’ non era riferito nè a lei nè ad altri intervenuti in questo dibattito! E’ un termine che – mi permetta – trae origine dal modo di dire, credevo abbastanza conosciuto, di ‘tromboni della politica’. Ora che ho aggiunto la parola ‘politica’ spero sia più chiaro a chi era rivolto. Mi spiace ci sia riconosciuto, non credo sia il suo caso.
Posso chiederle un diritto? Quello dell’utilizzo di uno pseudonimo. O me lo vuole negare?
(Fulminant La Penna)
Pòlìstulo, matematico, filosofo, politico, allievo di Pitagora alla scuola di Atene, figlio di Euripide, non il drammaturgo ma il mercante in Beozia, è considerato un ‘minore’. Ritenuto qualunquista, per aver fatto sintesi della società ateniese del tempo, gli fu imposta la cicuta. Fu ritenuto ‘qualunquista’ per aver discusso sull’agorà di Atene con i suoi discepoli – μαθητής – l’enunciato che segue:
2+2 è =
1- in aritmetica al numero 4.
2- in democrazia a un numero deciso dalla maggioranza.
3- in politica a un numero comunque diverso da 4.
Pòlistùlo, che in finale di commento diventa parola parossitona nell’accentazione della lingua greca antica, naturalmente non è mai esistito, ma si chiama così per un’eventuale rima.
(mv)
Sig. (mv), bere tanto fa molto male, farlo con moderazione aiuta l’intelletto.
(L.C.)