"Il 24 aprile 1970 venne inaugurato l’ufficio postale di Minozzo dopo alcuni anni di pressanti e circostanziate richieste della Pro loco del paese al ministero competente. Il 5 marzo 2012, dopo 42 anni, è 'quasi all’improvviso' cessata l’attività dell’ufficio medesimo per decisione di soppressione da parte della competente Direzione delle Poste italiane". Ci scrive Giuliano Corsi, minozzese da sempre attento nel dibattito pubblico ai temi che riguardano il suo paese.
"Ritengo ingiustificata oltrechè dannosa - prosegue - la privazione di un servizio più che essenziale nella frazione più popolosa (oltre 500 abitanti) e più attiva, in molti settori, del Comune di Villa Minozzo". Secondo Corsi si potrebbero trovare soluzioni "nel contesto delle attività dei diversi uffici postali operanti nell’ambito comunale" di questo servizio "indispensabile per la popolazione”.
Secondo il residente che ci scrive "non vi è stata da parte di chi di dovere una adeguata e circostanziata richiesta di riflessione e di ravvedimento sulla più che inopportuna decisione della Direzione delle Poste italiane".
Quindi la proposta: "Sono dell’avviso, se ancora possibile, che si possa effettuare un'ulteriore disamina della situazione di disagio che si è innescata con la negativa e quasi improvvisa decisione adottata e la mancanza di una più che doverosa assemblea della popolazione da parte dell’Amministrazione comunale, con anche la partecipazione dei responsabili delle Poste italiane".
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Aggiornamento 8 marzo
“Nonostante il nostro pressante e documentato invito rivolto a Poste italiane di rivedere la decisione di chiudere l’ufficio della frazione di Minozzo - sottolineano oggi il primo cittadino, Luigi Fiocchi, e l’assessore ai servizi pubblici locali, Alberto Castellini - lunedì scorso si è consumato il copione dell’ultimo giorno di apertura. Ma la nostra gente e l’amministrazione comunale non si arrendono”. Numerose sono infatti le persone che, lo stesso giorno, si sono ritrovate davanti all’ufficio, ancora incredule per la chiusura di un servizio ritenuto non a caso “di vitale importanza” da parte di tutti i minozzesi. La “pacifica e civilissima protesta”, organizzata dalla Pro loco e sostenuta dallo stesso Comune, che era ufficialmente presente con l’assessore Castellini, è stata “caratterizzata - rileva lo stesso - dalla determinazione da parte degli abitanti di Minozzo, e non solo, di lottare e di non rassegnarsi ad una decisione ritenuta affrettata ed iniqua”. Spiega il sindaco Fiocchi: “Ribadiamo la nostra richiesta a Poste Italiane di un urgente incontro per ridiscutere il grave problema. Faremo anche alcune proposte, concordate con la gente, per rimuovere le presunte cause che hanno determinato il ‘serrate’. I minozzesi sono ben decisi ad attivarsi per riavere il proprio ufficio postale e a collaborare per il suo ottimale funzionamento, che peraltro era già limitato a tre giorni la settimana”. Proseguono Fiocchi e Castellini: “Rispetto ai residenti che chiedevano l'interruzione, da parte di tutte le famiglie della zona, di qualsiasi rapporto con Poste italiane, ha infine prevalso la giusta richiesta di dialogo e collaborazione. Spetta ora alla direzione provinciale di Poste italiane riflettere attentamente sulla decisione presa”. Ora, dopo “questo segnale così allarmante - conclude Luigi Fiocchi - non nascondiamo una certa preoccupazione anche per la sorte degli uffici postali presenti in altre frazioni del nostro territorio: Civago, Gazzano, Asta e Sologno”.
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Tutta la mia solidarietà ai minozzesi e sono con loro per la difesa di un SERVIZIO ESSENZIALE. Il problema a mio parere è nato con la privatizzazione di Poste italiane in spa. Dovendo rispondere al “MERCATO” e perdendo il ruolo indispensabile di SERVIZIO PUBBLICO, chi negli anni si è successo al timone del Carrozzone Poste ha cominciato a tagliare e razionalizzare. E naturalmente chi paga per primo il conto? Gli uffici periferici, magari in posti di montagna, con anziani, che non “SFRUTTANO APPIENO”, dal punto di vista di Poste italiane, il servizio. Sarebbe ora che servizi come POSTE, OSPEDALI, NEGOZI posti in località montane anzichè ridurli a mere questioni di numeri e bilanci fossero mantenuti e incentivati, altrimenti, come ho già detto e scritto tante altre volte, se ci lasciamo sopraffare dal “sono in pochi e sono un costo”, conviene che ci costruiscano un quartiere nuovo a Reggio Emilia e li trasferiscano tutti i residenti del Comune di Villa Minozzo. Anzi, visto le case sfitte e invendute, basterebbe utilizzare quelle, così non si sciupa territorio, come amano dire gli ambientalisti.
Ultima nota, a mio parere, e fiutando l’aria, ho paura che gli uffici postali del comune di Villa saranno presto ridotti a tre: uno nel capoluogo, uno al Castiglione per la val Dolo e la val d’Asta e uno Sologno per l’altro versante.
(Massimo Bonini)
Sembra un brutto disco che, ogni tanto, riprende a girare. Due anni fa subimmo, a Toano, un trattamento quasi analogo: chiusura, 3 giorni alla settimana, di Quara e Cavola. Nonostante le proteste dell’Amministrazione comunale e dei cittadini (furono raccolte quasi 1000 firme), l’allora direttore delle Poste di Reggio Emilia non si degnò nemmeno di concederci un incontro. Bell’esempio di professionalità e correttezza. Allora (e io, come privato cittadino, in parte l’ho fatto) invitai i cittadini a ritirare i propri risparmi da Poste italiane. Sicuramente una proposta provocatoria, ma se in montagna cominciassimo davvero a farlo… Ormai Poste italiane ragiona e opera come una azienda privata e forse sono più sensibili al “tasto soldi” piuttosto che a quello dei “servizi al cittadino”!
(Michele Lombardi)