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Appennino con gli occhi a mandorla

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Elena Antichi

Da qualche anno economia globalizzata e migrazioni di popoli ci hanno portato in casa e reso familiari, fisicamente o per mezzo dei canali di informazione che ce ne parlano quotidianamente per un motivo o per l’altro, persone e costumi di terre lontane. Della Cina, per esempio. Un paese che contiene da solo quasi un miliardo e mezzo di persone (sui sette totali del pianeta) e col quale, volente o nolente, tutto il mondo sta sempre più “facendo i conti” per via della sua “potenza economica” in decisa espansione ed accelerazione.

Così, tra i tanti marchi “made in China” che appaiono (o che anche non appaiono…), anche la stessa cultura viene naturalmente “esportata”, attirando così sempre maggiore attenzione. La lingua, ad esempio. I caratteri di quell’”alfabeto” (il perché di queste virgolette viene spiegato più sotto), per noi occidentali, sono del tutto incomprensibili, sembrano disegnini.

Eppure, guardandoli più da vicino e studiandoli…

E’ ciò che ha scelto di fare una giovane del nostro Appennino, Elena Antichi, 21enne di Villa Minozzo, che del cinese (mandarino) ha voluto fare la terza lingua di studio (oltre l’inglese e il tedesco) all’Università di Modena e Reggio Emilia, ove sta frequentando il terzo anno del corso di “Lingue e culture europee” e nella quale, passati i quattro esami che le rimangono, approderà prossimamente alla laurea breve.

Come mai, Elena, questo inusuale interesse?

La scelta del cinese come terza lingua è stata sicuramente legata anche alle tante possibilità che sembra offrire allo stato attuale delle cose. La Cina infatti è un mercato emergente e sempre più persone giovani sembrano interessate ad apprendere questa lingua. Anche le università sembrano muoversi in questa direzione, nel senso che sempre più spesso offrono l'insegnamento del cinese o progetti di scambio all'estero per studenti interessati.

Per esempio…

Per esempio Modena, dove studio io, ha inserito cinese fra le lingue che si possono studiare solo da pochi anni e ha anche in essere, mi pare, una collaborazione con un’università pechinese. Per studenti interessati a periodi di soggiorno in Cina per approfondire lo studio della lingua queste opportunità stanno diventando più numerose.

Terminati i primi tre anni cosa pensi di fare?

Mi piacerebbe pensare di approfondire la lingua anche durante gli anni della specialistica, anche se dovrò informarmi su quali università offrano questa possibilità.

Come ti trovi alle prese con un libro pieno di sghiribiz... cioè, ideogrammi?

Sicuramente lo studio del cinese non è facile, ci vuole tanto allenamento, tanta costanza e pazienza. La scrittura per esempio rappresenta una difficoltà notevole, perchè non esiste un alfabeto composto da lettere come nel caso dell’italiano o di altre lingue come inglese, francese, ecc.. Le parole sono infatti composte da ideogrammi e per memorizzare anche solo qualche decina di questi ci vogliono sicuramente delle ore. Anche la pronuncia non è facile, perchè in cinese ci sono quattro diversi toni e a seconda di variazione di tono parole altrimenti uguali cambiano significato… Quindi sicuramente è una bella sfida!!

Con chi studi?

La mia prof attuale si chiama Carlotta Sparvoli, ci troviamo molto bene. Anche col docente madrelingua Yu Miao impariamo molto.

Dal tuo osservatorio, ti sei fatta un’idea di quanto le lingue orientali siano “gettonate”?

Per quello che riguarda ad esempio la lingua araba, a Modena è stata inserita anche questa nell’offerta formativa e ci sono vari studenti che l’hanno scelta, ma in verità non sono troppo informata! Vari studenti hanno scelto come me la lingua cinese, ma non tutti dopo il primo anno hanno deciso di biennalizzarla. Alcuni hanno lasciato anche prima, forse perchè all’inizio l’impatto può essere un po’ “forte”.

Dicono che sei piuttosto “studiosa” (forse una volta dicevano “secchiona”)…

Finora ho dato 15 esami… Non tutti “trenta e lode” però…

In bocca al lupo.

(red)

 

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