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Personaggi / Ingegno e generosità

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Là dove c'era l'erba ora c'è una bella piscina di dodici metri. A costruirla, quasi interamente da solo, il felinese Marco Tincani, 44 anni, impiegato all'Enìa.

Nel quartiere denominato "Il Piano", nel terreno un tempo proprietà dei genitori, Marco due anni fa decide di costruirsi una piscina: chiesti i dovuti permessi e dopo aver fatto fare gli scavi a chi di dovere, inizia a ideare pavimentazioni e rifiniture, sulla base di una foto vista su un giornale. Coniugando così ingegno, genialità e buona volontà.

Contemporaneamente la moglie Liliana, eccellente cuoca e pasticcera originaria della Moldavia, aspetta un bambino. La doppia gestazione procede di pari passo, Marco passa ore e ore a definire e rifinire il suo capolavoro, in silenzio, come se fosse una meditazione, pomeriggi interi laboriosi e proficui, mentre Lilli col pancione gli fa compagnia. Lentamente la sua creazione inizia a prendere forma, gli alberi intorno, la staccionata. Nel frattempo nasce Andrea, i lavori rallentano per un'estate ma l'inverno successivo continuano. Andrea inizia a camminare e all'inizio dell'estate è pronto a correre. Ed è pronta anche la piscina.

All'inizio nel quartiere c'era, oltre curiosità, anche timore e soggezione. L'avere una piscina è sempre stato associato ad uno status elevato, un bene di lusso recintato, privato, simbolo di una vita agiata, non alla portata di tutti. In molti passavano e avevano quasi il timore di guardare.

Piano piano Marco ha aperto le porte della sua creazione a chi dei vicini voleva condividere. Durante l'estate non c'era volta che chi passava di lì non si sentisse chiamare "Ghet cald? Vent denter a far e' bagn?". Marco e Lilli sempre con il sorriso accoglievano il vicinato, bambini e genitori, amici di passaggio, parenti e amici dei parenti.

Non solo. Pian piano la loro piscina è diventato un punto di aggregazione per il quartiere, tra un bagno e l'altro sono nate cene e grigliate spontanee, dove ogni famiglia portava qualcosa, un salame, un piatto di melanzane, una torta e si mangiavano salsicce e costarine in compagnia, nelle calde domeniche estive. E i vicini andavano a casa con un senso di gratitudine e calore nel cuore.

In un epoca di chiusura dove "ognun per sé", l'accoglienza della famiglia Tincani e il loro spirito comunitario fa ricordare un tempo lontano dove c'era l'aia e i bambini erano di tutti, dove si faceva "portone", o si andava in "vegg" nelle case altrui per fare quattro chiacchiere, si condividevano pezzi di vita e si stava insieme per il gusto di farlo.

Con questo spazio Marco e Lilli hanno ricreato l'atmosfera conviviale che c'era una volta alla Magonfia, borgata antica ai piedi della quale si trova il quartiere nuovo. La famiglia di Marco è da sempre stata amata ed apprezzata per l'impegno sociale. La generosità e la laboriosità è nel Dna della famiglia: la mamma Bruna era solita portare pacchettini di uova ai vicini, quando preparava gnocco fritto; lo faceva per tutti. Ancora adesso il papà Walter lascia una verza o un po' di verdura dell'orto sulle finestre delle case. Sempre pronti a dare, per il piacere di farlo, senza mai chiedere indietro niente. Dice il fratello Mirco: " E' giusto che sia così, aver creato una cosa così grande e tenerla solo per sé non avrebbe senso".

Con le prima piogge ognuno tornerà a ritirarsi nelle proprie case, ma la voglia di vedersi e stare insieme una volta assaporata, resterà.

* * *

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10 COMMENTS


  1. Grazie davvero per la vostra generosità. E’ davvero bello poter condividere tutto questo con gente che apprezza le gioie di stare insieme. Ringraziamo anche Ameya per aver trovato le parole giuste per poter esprimere la nostra gratitudine nei confronti di Marco e Liliana.

    (Massimo Migliari)


  2. Le parole di Ameya riempiono di calore gli animi e fanno apprezzare maggiormente le qualità interiori (generosità, bontà) e fisiche (ingegno, capacità) di Marco e Lilli. Questo è uno splendido esempio di come il condividere il proprio inteso in senso di possesso e di caratteristiche individuali con la comunità crea e sviluppa un sistema relazionale creando un ambiente caloroso, sicuro, dove ognuno si sente meno solo ed assapora il senso di appartenenza ad una comunità nella quale condividere sia le cose ludiche sia i problemi più gravi. Queste sono le ronde utili per la sicurezza della comunità.

    (Mirco Mosè Tincani)

  3. Le cose belle vanno raccontate
    Io la Bruna la vedevo nell’orto tutti i giorni ed era una presenza amica a cui volevo molto bene. Oltre che vicini di casa sono persone di famiglia, da sempre. Ho voluto scrivere queste righe perché credo che anche le belle notizie vadano raccontate. Nel mio quartiere le “resdore” sanno fare buonissime torte e tante cose buone. In ogni gruppo sociale ognuno ha un ruolo che è suo e lo rende unico, come in una banda; ognuno porta il suo contributo a seconda dello strumento che sa suonare. E la melodia è quel che ne viene fuori da quel che si fa insieme. Io mi sento un po’ come il Topo Federico, della bellissima favola di Leo Lionni. Quando tutti i topi della comunità sfaccendavano per mettere via provviste per l’inverno lui se ne stava in disparte, con aria un po’ sognante. Raccoglieva raggi di sole e i colori dell’estate per raccontarli d’inverno quando sarebbe venuto il freddo. Ecco, queste parole sono la mia “torta” e il mio modo per dire grazie.

    (Ameya)

  4. A proposito di favole e piscina…
    Un ricco signore non aveva alcun affetto al mondo tranne quello di un pesciolino rosso, che viveva nella classica boccia di vetro. Un giorno, vedendo il pesciolino triste, fece costruire per lui una grande piscina. Il pesce rosso cominciò a nuotarvi in lungo e in largo, felice… Ma dopo qualche tempo ritornò ad essere triste. Il suo ricco padrone provò a gettare nella piscina la vecchia boccia di vetro. Come la vide il pesciolino entrò in un baleno, con un solo guizzo! Lì dentro, ora, era veramente felice! MORALE? La libertà NON è uno spazio immenso dove andare; è stare in un piccolo spazio consapevole che, se vuoi, quando vuoi, puoi uscirne!

    (Umberto Gianferrari)


  5. Abito a Reggio… “Piansana” dalla nascita e non conosco Marco, ma sono amica di Ameya, che seguo ovunque scriva. Leggendo di Marco e vicini mi sono commossa e sono ritornata indietro nel tempo… quando i quartieri della città erano piccole comunità, solidali… quando ci si conosceva tutti ed ogni piccolo evento era condiviso… e allora grazie a Marco e famiglia che con la loro accoglienza mi hanno ricordato gesti, sapori, colori, odori che oggi hanno lasciato il posto a diffidenza, insofferenza e solitudine.
    E grazie ad Ameya… sempre.

    (Daniela Fontanesi)

  6. Io c’ero!!
    Ebbene sì ,sono tra i fortunati che hanno potuto “godere” di quel fantastico regalo che è la generosità e il calore della famiglia Tincani… Non è usuale, soprattutto in una grande metropoli come Milano, dove vivo, trovare spazi e tempi di convivialità e pace. A Felina è ancora possibile! Grazie, Marco, grazie a tutti perchè in quei giorni ho conosciuto bellissime anime e “rincontrato” vecchi amici un po’ persi per strada; e anche se il clima non sarà dalla nostra sono sicura che non ci perderemo di vista!

    (Lorena Castellari)


  7. Bellissima questa testimonianza di Ameya! Devo dire che mi sono un po’ commossa nel vedere che esistono ancora (poche per la mia esperienza) persone generose e accoglienti, che apprezzano il calore dello “stare insieme” e non esitano a condividere “il proprio” solo per il piacere di farlo, senza chiedere nulla in cambio. Complimenti a MARCO e LILLI, che non conosco ma che sento molto vicini.

    (Saura Montecchi)


  8. Mi sono trovata per caso a leggere quest’articolo e devo dire che mi sono commossa; e penso che siano le piccole cose come questa che rendono felici. A volte si è insoddisfatti e si ricerca chissà cosa, senza sapere che basta leggere un articolo come questo e sentirsi BENE!
    Grazie a tutti!

    (Paola Barilli)