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Dieci questioni

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Riceviamo e pubblichiamo.

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A metà di questo mese di agosto al Parco Tegge di Felina si è svolto un importante incontro promosso da Anpi e Alpi incentrato sulla Costituzione e la democrazia. Siamo in una zona amministrata da 64 anni dalle forze che in gran parte oggi si riconoscono nel PD e alle quali si pongono le seguenti 10 questioni.

1. Nell’Appennino reggiano si esaurisce la popolazione del settore primario e si riduce quella del secondario. Le aziende agricole non si riproducono, gli operai si disperdono, i turisti non si fermano perché i luoghi diventano meno accoglienti e più brutti. Come sarà il futuro basato sulla rinuncia alle nascite, sul mancato inserimento degli immigrati, sul consumo incontrollato della terra migliore e sul terziario che rifiuta di affrontare il cambiamento tenendosi aggrappato a privilegi grandi e piccoli?

2. Si conoscono gli interventi effettuati in altri paesi sviluppati sulle istituzioni pubbliche, sulla loro gestione e sui servizi privati per agevolare una zona di montagna?

3. Si può rinunciare all’esistenza della Comunità montana e alle finalità per cui era sorta durante la fase di riordino istituzionale realizzato 40 anni fa dalla generazione che ha amministrato il Paese dopo la guerra di liberazione con la ricostruzione e lo sviluppo ?

4. Nella crisi economica più grave dal dopoguerra le imprese non riescono a sostenere la competizione internazionale più accanita e nello stesso tempo le forme di prelievo crescenti applicate dai servizi pubblici e privati. Possiamo permetterci di non individuare le disfunzioni dell’amministrazione pubblica e di non affrontare la riorganizzazione nei servizi?

5. L’assemblea costituente era composta da persone cresciute in un’epoca in cui la società rurale era prevalente, come da sempre. Nella nuova epoca quella società va scomparendo e si può riuscire a difendere la Costituzione senza modificare l’ordinamento con riforme indispensabili per tutelare la popolazione rurale rimanente, soprattutto in montagna?

6. Si afferma l’importanza di difendere la natura e a questo scopo si presenta l’ambiente come punto di partenza. Invece è il punto d’arrivo, cioè la somma degli interventi individuali e collettivi nel nostro mondo antropizzato da migliaia di anni. Di fronte a questa realtà, per quale ragione si continua a sperperare la spesa pubblica sostenendo le varie manifestazioni che celebrano un paesaggio astratto senza prendere in considerazione il ruolo dei paesani, si evita di misurare i risultati dell’intervento pubblico e si rinuncia a prevedere gli effetti delle tendenze?

7. Le regioni non hanno governato l’uso del territorio come ci si aspettava con la loro istituzione e tra i danni generati dal cattivo funzionamento di regioni ed enti locali c’è la penalizzazione della montagna. Visto l’esito inadeguato, è meglio fare un bilancio sul consumo dei suoli cresciuto a ritmo incontrollato dal ’90 con il nuovo regime dell’Ici e degli oneri d’urbanizzazione, oppure conviene avallare la riforma avviata con il federalismo fiscale che sovraccarica la spesa pubblica periferica con enti sovrapposti e incontrollati?

8. Il Piano di sviluppo rurale dell’UE viene applicato dalle nostre parti in modo talmente complicato che l’insieme delle procedure costa più delle somme erogate alle imprese. Dopo le critiche ai finanziamenti a pioggia si è arrivati al finanziamento a nebbia e si sono ridotte le attenzioni per la montagna. Gli aspetti del cambiamento epocale, della crisi economica, del governo del territorio, del peso burocratico vengono affrontati dal Pd locale con un dibattito approfondito e una discussione partecipata sulle riforme incisive da introdurre o si cerca solo la figura più adatta come segretario?

9. Il Pd può opporsi al berluschismo proponendo a livello locale più diversivi, più case sempre meno utilizzate, più centri commerciali che aumentano il pedaggio, più consumi superflui, più posti di ripiego nel terziario e più opere vistose a ricordo dell’amministratore di turno?

10. La democrazia per essere vitale ha bisogno dell’alternanza anche nel governo locale ed è salutare che intervenga anche la popolazione che non è mossa dalla simpatia per uno dei due poli, ormai diventata un terzo dell’elettorato. Oppure è più comodo difendere la posizione di governo puntando al consenso con le concessioni gradevoli, evitando le scelte difficili, accettando che i tagli al bilancio colpiscano le aree deboli (meno sostegni per aziende, ospedali, scuole, strade…) e tirando avanti con un’opposizione tarata dalle provocazioni della Lega Nord?

(Enrico Bussi)