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“Vi racconto la vera e terribile storia del martirio di Bianca Giangolini”

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BAISO (13 agosto 2009) - Alcune storie per venire a galla impiegano anni, a volte decenni. Accate tra Baiso, Carpineti e Viano dove, prosegue, l'attività di ricerca storica del consigliere regionale del PdL Fabio Filippi.

A Baiso la testimonianza è quella di un ex abitante che, sedicenne al momento dei fatti, era stato pagato dal Comune nella seconda metà del 1945, per andare a disseppellire i corpi (fortemente maleodoranti) dei militari tedeschi e dei civili, giustiziati dal partigiani comunisti dei G.A.P. che combattevano in quelle terre che vanno da Baiso a Carpineti e Viano. Questo giovane di Baiso, assieme ad altri suoi coetanei, per guadagnare un pezzo di pane, si era reso disponibile per un lavoro malsano che in pochissimi sarebbero in grado di fare.

"Contemporaneamente - afferma Filippi – questa persona è stato testimone di episodi che nulla hanno a che fare con l’eroismo dei partigiani rossi, ma anzi, ha rivelato cose che fanno rabbrividire".

Il testimone, mosso da pietà verso persone così barbaramente trucidate, ha deciso di raccontare la sua esperienza solo dopo 64 anni dai tragici fatti.

“ Ricordo - dice il teste anonimo alle agenzie - che fra i cadaveri che siamo andati a raccogliere, vi era l’architetto Carlo Di Stefano, marito della farmacista di Baiso Gherarda Gherardi. Lui, classe 1912, venne ucciso perché fascista. La moglie, invece, fu trucidata a Montelucino nel 1945, solo perché lamentava la scomparsa del marito. In località Monti di Baiso, due soldati tedeschi, catturati dai partigiani, per alcuni giorni vennero obbligati nella notte a correre nudi nella neve, attorno alla stalla, cantando 'bandiera rossa' e furono poi uccisi e sepolti in un campo sottostante, e quando li disseppellimmo, uno di loro era senza testa".

Ancora prosegue la testimonianza: "Ma uno degli episodi più toccanti accadde a Borgo Visignolo, dove in una stalla, si riparavano partigiani con i loro prigionieri, sia militari che civili. I prigionieri venivano costretti in seguito, con le mani legate, a salire su un colle lì vicino, dove c’è un sentiero intorno al colle, che ad un tratto sfiora sopra un dirupo con oltre 50 metri di precipizio. Durante il percorso, arrivati sopra al dirupo, i prigionieri, con le mani legate, venivano spintonati e precipitavano nel vuoto morendo così a causa della caduta, e noi fummo incaricati di disseppellire anche questi. Fra di loro vi erano anche la moglie e la figlia sedicenne di un fascista di San Giovanni di Querciola. Le due donne, portate nel rifugio di Visignolo, furono a lungo violentate e torturate, tanto che ricordo bene che, a quei tempi, alcuni abitanti del Borgo, raccontavano di aver sentito le loro urla".

“Ma l’episodio più allucinante - prosegue il teste - confermato anche da un secondo testimone, e che è anche riportato sulla storia di quei tempi ma in modo completamente falso, riguarda una bellissima signora di S.Giovanni di Querciola, di nome Bianca Giangolini. La storia ufficiale racconta che lei, a bordo di un carro funebre, fosse stata uccisa dai Nazisti, poiché, assieme all’autista, stava trasportando armi. Ma la verità confermata anche dai pronipoti, è completamente diversa. Del corpo di questa bellissima donna si era invaghito un partigiano comunista detto 'Uccellone', al quale la donna si era coraggiosamente negata (e ciò accadeva raramente, era quasi un dover dire sì ai partigiani). In località 'Pilastro' dove oggi i ciclisti si fermano a bere, era stato fatto un appostamento. Quando sulla strada sottostante arrivò il carro funebre sul quale viaggiava, per un passaggio la signora Bianca, venne dato l’ordine di fare fuoco. Una raffica bloccò la macchina, l’autista rimase illeso, ma la signora Bianca venne colpita da una pallottola che le trapassò il collo".

“'Uccellone', precipitatosi ad aprire la portiera e vista la donna morente, la trascinò giù dalla vettura e disse (...): 'La voglio ancora...' A questo punto intervenne l'altro partigiano che puntandogli la pistola lo minacciò di morte se avesse compiuto un atto del genere. Bianca era la più bella ragazza del paese e si era sempre negata all'uomo che poi accusò i nazisti di questo assassinio.”

"Questi episodi non fanno parte della storiografia raccontata dagli istituti storici preposti allo studio del dopoguerra, ma non per questo debbono essere dimenticati" è il commendo di Fabio Filippi.

5 COMMENTS

  1. Chi guarda solo indietro…
    …va a sbattere!
    Caro Fabio Filippi, in attesa di una poltrona in una società pubblica, per curare le ferite dovute al suicidio della tua recente campagna elettorale, e per proteggerti dalla prossima prevedibile disoccupazione (politica), continui con un vecchio e triste ritornello. Le ferite della guerra civile italiana, fratricida, non possono essere curate con i tuoi pesanti interventi. Dove vuoi arrivare? Cerchi i voti di qualche reduce o di anziani ancora sconvolti dal dolore di antiche tragedie? Così intendi la politica, che non è processioni con croci per boschi e prati, ma arte di amministrare per oggi e soprattutto per domani la comunità dei cittadini?
    Sappiamo chi sono i tuoi “veri” amici e i cittadini elettori ti hanno già giudicato non solo per le parole che dici (spesso fuori tema, vedi festa della canapa per esempio) ma per i comportamenti che tieni. Non avrai più i voti per essere consigliere regionale, c’è chi pensa di non candidarti neppure… Guarda avanti, lascia la storia agli storici, per favore.
    A proposito, vedi che non ti contraddice più neanche l’ex senatore Fausto Giovanelli? Non ti chiedi perché (forse gli va bene che tu continui con il vecchio ritornello dei partigiani cattivi, così lui continua con l’imminente ritorno del pericolo fascista…)?
    Saluti.

    (Alessandro Raniero Davoli, capogruppo consiliare “Castelnovo Libera”)

  2. Video
    Vi consiglio la visione di questo video: @Lhttp://www.youtube.com/watch?v=UGiFA_EsQu4&feature=related@=www.youtube.com#L.
    Commentare l’articolo di Filippi è superfluo. Penso che sottoterra siano tutti uguali, ma Filippi in caso di vittoria alle comunali aveva proposto una pensione integrativa ai reduci dell’R.S.I equiparandoli ai partigiani. In compenso mi piacerebbe sapere in che rapporti è Filippi con il gruppo “Casapound (fascisti del nuovo millennio)” di Reggio Emilia e della loro libreria D’Annunzio.

    (Mattia Rontevroli)

  3. I fatti prescindono dall’odio personale
    Ho letto l’articolo del “martirio di Bianca Giangolini” e ne sono rimasto colpito. Qui non è in discussione la Resistenza e il suo valore ma chi eventualmente ha compiuto simili nefandezze, che niente hanno a che fare con la resistenza militante. Non sarebbe male cercare i responsabili e punirli esemplarmente, anche dopo molti anni, perché prima di tutto questi signori hanno colpito il grande movimento partigiano ed il suo spirito. Non condivido per niente il violento attacco del sig. Davoli contro Filippi: entrambi mi sono sconosciuti, ma da un fatto raccontato da un testimone del tempo non si può aprire fuoco a palettoni contro qualcuno usando argomenti che niente hanno a che fare con gli eventi raccontati. Se ci sono fatti personali, risolveteveli! Non trascinate rancori e dispute su un argomento tanto serio! Consiglierei, invece, una ricerca ed una conferma da chi ha vissuto questa ormai lontana tragedia per conoscere la reale consistenza dell’accaduto. La verità non ha colore, ma deve essere conosciuta, perché nessuno strumentalizzi o giochi su uno dei più importanti movimenti gloriosi della nostra storia. Ogni piazza, ogni luogo porta ancora i segni di chi con le scarpe rotte, la fame e le privazioni ha combattuto contro la dittatura nazi-fascista: la Resistenza è un valore inattaccabile e la storia lo ha già consacrato tale!
    Distinti saluti.

    Olivo luigi Raffaelli)