Home Cronaca “Signor milionario del Superenalotto, dei 120 ne tenga solo uno”

“Signor milionario del Superenalotto, dei 120 ne tenga solo uno”

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Tutti per uno… il jackpot per tutti!
Siamo arrivati al record! Di nuovo, non per la prima volta. Pensate, sono quasi sette mesi che non esce la combinazione vincente: il fatidico 6.

Sto parlando del Jackpot del Superenalotto, arrivato a una cifra mai vista in questa specie di “gioco”, la bellezza di oltre 120 milioni di euro. Forse non c’è bisogno di ripeterlo in quanto quasi tutti i giorni anche tutti i TG e quotidiani riportano questa “notizia”. A me, invece, fa bene ripeterlo: un montepremi di oltre 120 milioni di euro. Incredibile!
Allora, proviamo a fare due conti. Innanzi tutto, il Superenalotto è uno dei “giochi” (e ripeto le virgolette perché forse è necessario distinguere tra quanto è gioco e quanto è un’azione ben pianificata per fare cassa) più difficili al mondo. La probabilità di indovinare la combinazione vincente, cioè per fare un 6, è 1 su 622.614.630. Per chi si intende di statistica il calcolo potrebbe essere più preciso ma per chi ne sa poco, come me, basta per darmi l’idea che azzeccare il 6 è tendente all’impossibile.

Per continuare a fare i conti, prendiamo in considerazione il jackpot totale per il quale si concorre in questi giorni: oltre 127 milioni di euro. Per fare un esempio a me vicino e ben conosciuto, l’ho rapportato con il Prestito della Speranza che la Conferenza Episcopale Italiana (in convenzione con l’ABI) ha lanciato per aiutare le famiglie colpite e messe in difficoltà dall’attuale crisi economica. La CEI ha calcolato che in Italia ci siano tra le 20 e le 30 mila famiglie che possono accedere a questo prestito per superare il momento di difficoltà. Alle famiglie che avranno accesso a questo aiuto andranno 500 euro per 1 anno. 500 x 12 = 6.000 euro a famiglia all’anno. 6.000 euro per 20.000 = 120 milioni. Il montepremi attuale del Superenalotto, quindi, potrebbe aiutare 20.000 famiglie per 1 anno (anche qui ho bisogno di ripetere: 20.000 famiglie per 1 anno!).

L’ultimo numero che voglio dare (ma penso di non essere l’unico a “dare i numeri”!) riguarda la percentuale dell’incasso delle giocate (cioè quanto la popolazione italiana spende per giocare al Superenalotto) che va allo Stato. Ebbene, si tratta di circa il 50%! Anche in questo caso lascio ai contabili o agli statistici di far 2 conti su quanto in questi 7 mesi (dove non è mai stato azzeccato il 6 e dove le giocate sono aumentate in modo esponenziale con il crescere del jackpot) lo Stato italiano ha incassato per “merito” di questo gioco di fortuna (circa 700 milioni di euro puliti).

Un’altra considerazione prima di una breve conclusione. Sapete da dove viene il termine “jackpot”? Dal poker o altri giochi di azzardo e significa la posta in palio. Ma … il gioco di azzardo non è qualcosa di pericoloso? In certi contesti, non è vietato anche per legge? Eppure, il Superenalotto è considerato (e di fatto lo è!) un gioco di azzardo, ma in questo caso statalizzato e quindi giustificato per tutti come una cosa normale, che non fa niente di male, anzi … dove c’è la possibilità di diventare ricchi.

Sono decine di milioni le giocate per ogni estrazione (e in una settimana ce ne sono 3!) e quindi sono milioni gli italiani che ogni 2 giorni si recano presso tabaccherie o ricevitorie per fare la loro giocata. L’Italia è al terzo posto nel mondo tra i paesi dove si gioca di più e sono circa 30 milioni i giocatori abituali. Tutta gente normale, che gioca con la consapevolezza di partecipare, appunto, a un gioco? Tutte persone che sono perfettamente padroni della loro voglia di giocare continuamente? Tutte famiglie che vanno a giocare il superfluo di quanto guadagnano? No! I dati dei giocatori di azzardo che cadono in dipendenza sono in costante aumento e ci sono famiglie che devono affrontare gravi problemi economici (e quindi affettivi, relazionali, genitoriali, …) a causa del gioco di azzardo. E tra questi giochi c’è anche il Superenalotto.

In conclusione, ritengo che sia veramente scandaloso che lo Stato inviti e alletti i cittadini a buttare via i propri soldi ogni settimana per inseguire un sogno al limite dell’impossibile (statisticamente parlando), addirittura con pubblicità preparate in fretta e furia e diffuse largamente attraverso i canali televisivi pubblici proprio nei momenti nei quali il jackpot è “stabiliante”. Ed è assurdo che tutto il montepremi possa andare in tasca di una sola persona; una vera e propria ingiustizia!
Possiamo definire questo “gioco” come una tra le più care tasse autorizzate? Sicuramente è un meccanismo che instilla nelle persone la voglia del soldo facile, di diventare ricchi velocemente e di spassarsi la vita a far niente, per niente educativo! Studiosi e giornali anche molti anni fa hanno definito il gioco del Lotto come una “tassa sugli imbecilli”.

Qualcuno in queste settimane ha proposto di congelare il montepremi, di sequestrarlo perché troppo alto e avviare una campagna di sensibilizzazione sui rischi della dipendenza da gioco, ma con scarsi risultati: “the show must go on” (lo spettacolo – e l’interesse – deve andare avanti)!
E allora, di fronte ad uno Stato che pensa a fare cassa nel modo più facile e abbindolante possibile più che a strategie per combattere la povertà, propongo una soluzione a colui (o colei) che vincerà, prima o poi, il super-montepremi. Sui 120 milioni (o ben di più se continuerà a non uscire il 6) che il soggetto vincerà, credo che sia già tanto tenerne 1. Il resto lo metta a disposizione della collettività, a favore, in particolare, di quelle famiglie che stentano ogni giorno a sbarcare il lunario. E un consiglio: il mediatore di questa redistribuzione non sia lo Stato, altrimenti c’è il rischio che lo prenda per un “gioco” e investa la somma per pensare e mettere in piedi un gioco ancora più difficile e ancora più di azzardo.
In questo modo, sarebbe una bella lezione di giustizia, “sussidiarietà” e redistribuzione che il vincitore darebbe allo Stato: i soldi di tutti (coloro che hanno giocato) tornano nelle tasche di tutti, secondo il bisogno di ciascuno, a cominciare dai più poveri.

(Gianmarco Marzocchini, Direttore Caritas diocesana Reggio Emilia–Guastalla)