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Ma non alla “Galilei” di Villa Minozzo

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Quando si parla di scuola si pensa, forse seguendo quel pizzico di verità che contengono i luoghi comuni, che i mesi di maggio e giugno siano quelli più sonnacchiosi, in cui gli studenti si trascinano ormai stanchi verso la fine di un lungo anno.

Alla scuola secondaria di primo grado “G. Galilei” di Villa Minozzo diventano invece mesi cruciali per una ricerca che si trasforma in laboratorio di idee, percorsi, iniziative e piccoli eventi, legati al territorio della montagna, al suo paesaggio e alla nascosta capacità di aprirsi sul mondo.

Nei primi giorni di maggio sono arrivati dalla Thuringen Ober-Schule di Berlino, accompagnati dal loro preside Rainer Bosel, 15 studenti tedeschi che hanno passato una settimana insieme ai coetanei italiani, camminando per i sentieri dell’Appennino, visitando caseifici, degustando le specialità gastronomiche, ascoltando lezioni sui gessi triassici, la storia medievale e del rinascimento che è passata per i nostri luoghi, dal crinale del Cusna, fino alla riserva dell’Orecchiella in Garfagnana.

Un paio di settimane più tardi la visita è stata ricambiata dagli studenti italiani, che dal 18 al 23 maggio hanno partecipato a una settimana di scambio giovanile nella capitale tedesca, dove oltre ai compagni tedeschi hanno conosciuto anche una classe di studenti di Zarny, cittadina della Polonia. Anche in questo caso le attività sono state molto varie e significative: dalla visita al Parlamento della municipalità (trasformato durante il nazismo in un salone per le feste dei gerarchi e oggi recuperato senza dimenticarne il passato), alla ricerca delle tracce della storia (il monumento alla Shoah, il Muro, la porta di Brandeburgo e l’isola dei Musei, la piazza del rogo dei libri) in quello che è oggi in Europa un vero e proprio laboratorio della convivenza multiculturale.

Il mese di giugno infine non è stato più soltanto segnato dagli ultimi scampoli di lezione e dalla preparazione agli esami per gli studenti della classe terza. Ai ragazzi dalla quinta classe della primaria, fino alle seconde della secondaria, sono state offerte tre settimane di escursioni in Appennino e nelle colline matildiche, giornate di sport e laboratori di arti figurative e musica, condite con un pizzico di letteratura (i pensieri e le poesie dei pellerossa, i racconti di autori come Silvio d’Arzo, Raffaele Crovi, Umberto Monti, Attilio Bertolucci). Oltre 40 studenti si sono iscritti al progetto di scuola aperta, tra i quali diversi stranieri, che hanno così potuto conoscere e toccare con mano, luoghi, storie e tradizioni, affinando le capacità di conversazione e relazione, imparando a leggere con più consapevolezza il paesaggio e le sue sfumature: giornate di lunghi cammini sul greto dei torrenti, il Secchiello con la strada dei mulini e il Dolo fino al ponte di Cadignano, lo spettacolo unico e silenzioso dei Prati di Sara, con ancora falde di neve sul Cusna, i sentieri nei boschi e attraverso piccoli borghi di origine medievale, le soste nei prati e le mattine dedicate a far musica, con alcuni strumenti costruiti con oggetti trovati lungo il cammino, infine lo sport e i picnic all’aria aperta, cercando sempre di rispettare la natura che ci circonda.

Il dirigente dell’Istituto, prof. Remo Zobbi, traccia un bilancio di queste esperienze: “Da tempo sentiamo la necessità di fare in modo che la scuola si apra concretamente al territorio e diventi il centro di una rete di formazione che sappia non solo trasmettere le conoscenze disciplinari, ma sappia far vivere ai ragazzi esperienze di significato, che allarghino la ricerca di un senso del quotidiano e consentano davvero di costruire un progetto di vita per il futuro. Il gemellaggio con Berlino va avanti da ormai sette anni, anche grazie al contributo di enti e istituzioni, come la Fondazione Manodori, che ci permettono di proseguire in questa direzione. Diverse ed efficaci sono state le collaborazioni e i contatti con altri istituti, come ad esempio il Motti alberghiero. Da quest’anno poi il dialogo concreto con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano ha portato una nuova energia e credo abbia fatto fare un salto di qualità all’idea di una scuola al passo coi tempi, che si prende davvero cura di ogni studente nella sua preziosa unicità. L’entusiasmo e la passione, il desiderio continuo di mettersi in gioco e imparare nuove strade per l’insegnamento da parte del gruppo dei docenti garantiscono qualità e originalità dei percorsi didattici e fondano le basi di una possibile continuità per il futuro. Da un paio d’anni infine, in particolare per quel che riguarda il viaggio a Berlino, stiamo sperimentando anche quanto sia preziosa la partecipazione diretta dei genitori che hanno l’opportunità di seguire “dal vero” i propri figli mentre imparano e crescono, anche in una prospettiva diversa e più ampia di quanto non accada di solito”.

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