Home Dalla Provincia Oltre 400 persone al convegno su Eugenio Salvarani
nel centenario della nascita

Oltre 400 persone al convegno su Eugenio Salvarani

324
0

Oltre 400 persone sono intervenute sabato 12 aprile, nell’aula Artigianelli, presso DESU – Palazzo Baroni, per la giornata di studi dedicata all’architetto e urbanista Eugenio Salvarani, nel centenario della nascita.

Salvarani ha lasciato un segno profondo nel panorama reggiano, con opere come lo stabilimento Max Mara (oggi Collezione Maramotti), Palazzo Caminati, il Palazzo di Vetro in piazza Cavour, e le tre palazzine sul viale della stazione. Progetti che testimoniano la sua capacità di tenere insieme rigore progettuale e tensione civile, visione urbana e senso comunitario.

Ad arricchire l’evento, nell’atrio, un allestimento scenografico curato dall’architetto Francesco Salvarani, nipote del protagonista: una serie di quinte illustrate con le principali opere dell’architetto, accompagnate da documenti e fotografie originali di grande valore per la storia urbana e culturale reggiana ed emiliana.

Il convegno ha ricevuto il patrocinio di Università Iuav di Venezia, Politecnico di Milano, INU – Istituto Nazionale di Urbanistica, Regione Emilia-Romagna e Comune di Reggio Emilia, ed è parte del progetto della Fondazione Architetti di Reggio Emilia, vincitore del Festival Architettura – Edizione 3 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Gli interventi

Ad aprire i lavori sono stati i saluti istituzionali del sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari – che ha sottolineato l’urgenza di riscoprire oggi una figura poliedrica e dinamica come quella di Salvarani – della consigliera regionale Anna Fornili, che ha ricordato il ruolo svolto da Salvarani come presidente del Comitato Regionale per la Programmazione Economica, organismo precursore della futura Regione Emilia-Romagna, e di Andrea Rinaldi, presidente dell’Ordine degli Architetti di Reggio Emilia e portavoce del Festival Rigenera, che ha evidenziato il peso delle architetture di Salvarani nel definire l’identità urbana della città.

La sessione è stata arricchita da un lungo e appassionato intervento dell’ingegnere Giovanni Manfredini, nipote di Salvarani, che ha ripercorso la biografia professionale e umana dell’architetto, ricordandone i progetti più rilevanti e la sua autorevolezza in ambito accademico e culturale. Il dottor Lorenzo Manera, ricercatore in Estetica all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha ricostruito gli anni della formazione umanistica di Salvarani, trascorsi accanto a figure come Romolo Valli e Renzo Bonazzi, e i primi contatti universitari con il razionalismo e la fenomenologia milanese che portarono alla nascita della Casa della Cultura di Reggio.

Il prof. Marco Biraghi, tra i più autorevoli critici di architettura in Italia, ha collocato la nascita della Cooperativa Architetti e Ingegneri nel contesto dell’“architettura sociale” del secondo dopoguerra, approfondendo alcuni dei progetti più significativi. La dottoressa Pilar Guerrieri, del Politecnico di Milano, ha proposto una rassegna delle opere della libera professione, analizzandone gli elementi ricorrenti e la coerenza della poetica progettuale.

La prof.ssa Maura Manzelle (IUAV) ha messo in luce gli apporti della scuola veneziana nel metodo progettuale di Salvarani, soffermandosi sulle relazioni con i principali protagonisti della scena veneta. Il professore Domenico Patassini, già preside della Facoltà di Pianificazione allo IUAV di Venezia, ha illustrato l’intensa attività di Salvarani come urbanista e programmatore: dai piani regolatori in Emilia al progetto per la navigazione interna del bacino padano, fino all’ambizioso piano di sviluppo territoriale in Etiopia, nel cui ambito si interruppe tragicamente la sua vita nel 1967.