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questa mattina, 12 aprile 2025

Una croce per i granatieri caduti alla Governara

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 una croce per i granatieri di sardegna caduti sull'appennino reggiano

Una croce per i granatieri di Sardegna caduti sull'Appennino reggiano

Questa mattina, nei pressi del ponte della Governara, è stata eretta una nuova croce in memoria dei soldati italiani caduti nell’imboscata del 25 maggio 1944.

Al termine, dopo un momento di raccoglimento e di preghiera per i caduti, si è provveduto a deporre una corona donata dall'associazione culturale Pietro e Marianna Azzolini.

«Abbiamo inteso, con questa iniziativa, - spiegano gli organizzatori - svolta nel segno della riconciliazione nazionale, di commemorare questi caduti dimenticati per decenni, vittime tanto della violenza fratricida quanto dell'oblio calato ingiustamente sulle loro storie».

I volontari 

Erano presenti i volontari reggiani aiutati da Paolo Brunazzi e dagli amici del Centro Studi Italia; Alessandro Casolari, presidente associazione nazionale volontari di guerra, federazione di Reggio Emilia; Luca Tadolini, centro studi Italia, unione combattenti della repubblica sociale italiana e associazione nazionale famiglie caduti e dispersi della repubblica sociale italiana e Laurentia Azzolini, associazione culturale Pietro e Marianna Azzolini.

 

Una croce per i granatieri caduti alla Governara

Lo scontro della Governara

Lo scontro della Governara avviene nell'ambito delle azioni intraprese dall'Esercito Repubblicano per alleggerire la pressione partigiana sull'abitato di Villa Minozzo, assediato dai ribelli nei giorni precedenti. Il piano era di procedere ad una missione di controllo del territorio compreso tra il ponte della Governara e le pendici del Monte Cusna, procedendo con automezzi lungo la rotabile fino al termine, a qualche centinaio di metri oltre il ponte. Il convoglio era preceduto da un autocarro scoperto che, percorrendo la tortuosa strada di montagna, venne raggiunto da numerose raffiche di mitragliatrice sparate da una posizione dominante e mimetizzata dal bosco che sovrastava la strada. In quei concitati momenti venivano feriti a morte il Tenente Aldo Galleni, in forza alla Guardia Nazionale Repubblicana di Reggio, aggregato in quanto pratico della zona e nove uomini del 1° Battaglione Granatieri di Sardegna dislocato a Guastalla. Ecco i loro nomi: Gran. Lui Giovanni, classe 1925, Serg. Marcello Sforza, classe 1922, S.ten. Angelo Tammalleo, classe 1920, Gran. Riccardo Valli, classe 1922, Gran. Luigi Fabbri, classe 1924, Cap. Domenico La Ginestra, classe 1925, Gran. Umberto Lucchini, classe 1926, Gran. Enrico Fano, classe 1925, Gran. Italo Tonnarelli, classe 1924. Diversi i feriti, tra cui il Tenente Gianfranco Chiti, che dopo aver lasciato la vita militare nel 1978, divenne presbitero nell'ordine dei Cappuccini ed è stato proclamato venerabile da Papa Francesco il 24 gennaio 2024.

2 COMMENTS

  1. Rispetto i morti ed i caduti di tutte le guerre, ma mi viene da dire che, per amor di verità, sarebbe bene evitare in questi contesti toni patriottici e bandiere tricolori, ricordando che i repubblichini combattevano a fianco degli occupanti nazisti e di conseguenza si possono definire in tanti modi ma sicuramente non patrioti.
    Inoltre, se veramente queste cerimonie vengono celebrate “nel segno della riconciliazione nazionale”, trovo del tutto fuori luogo frasi come “alleggerire la pressione partigiana sull’abitato di Villa Minozzo, assediato dai ribelli”, come se i partigiani (qui definiti ribelli nello stesso modo in cui venivano chiamati dai nazisti) volessero mettere a ferro e fuoco il paese piuttosto che liberarlo dagli occupanti.
    Queste sono affermazioni, a mio modesto parere, che sanno più di revisionismo storico di estrema destra che di riconciliazione.

    • Firma - Andrea
  2. Condivido pienamente la parole di Andrea.
    Aggiungo che due masi prima ci fu l’aia di Cervarolo e la devastazione di Civago, sempre per “alleggerire la pressione partigiana sull’abitato di Villa Minozzo, assediato dai ribelli (sic!)”.
    Il rispetto per i morti è doveroso, anche per quelli caduti (non può essere dimenticato) dalla parte sbagliata.
    Enzo Monti