Sinceramente io non me lo ricordavo assolutamente è stato il mio amico Pietro a ricordarmelo scrivendo: I miei ricordi risalgono alla prima e seconda media, in quella
fascia di età dove sei sempre un bambino, ma cominci a guardare come si comportano quelli un po’ più grandi di te.
Il tutto si svolgeva in mattinata a scuola, perché come rientravo a casa, la realtà della vita mi riportava subito coi piedi per terra.
In classe nelle ore in cui il professore con un compromesso costruttivo lo permetteva, ritagliavamo dei pesci dai fogli del quaderno e li attaccavamo sulla schiena di qualche maschietto, perchè maschietto? Le femminucce erano molto più sveglie di noi
e stavano sempre sulla difesa, evitando di girare la schiena.
Il compromesso del professore significava: “Oggi vi permetto di scherzare in maniera semplice e simpatica, ma domani compito in classe per tutti e mi raccomando,
preparati, in caso contrario fioccheranno dei quattro.
Nell’intervallo nascondevamo qualche diario ai più studiosi o nascondevamo la bicicletta a quelli che l’usavano per portarsi a scuola.
Il tutto veniva accettato come un semplice gioco e ti sentivi soddisfatto se potevi fare uno scherzo a chi si proclamava più furbo.
Ricordo quel pesce di carta che riuscivamo ad attaccare sulla schiena dei giubbini degli amici seduti sull’autobus o altri mezzi di trasporto.
Ci si divertiva in mattinata, perché il pomeriggio non era più una sorpresa.
Il mio ricordo del pesce d’aprile si ferma in seconda media, perché durante il terzo anno il pomeriggio già andavo a lavorare perciò anche la mattina del primo aprile, ero stanco e già pieno di preoccupazioni e pensieri, come vedete la nostra generazione si è
divertita molto poco.
Pietro Guazzetti
Questo mio amico ha molta memoria dei tempi passati, allora ho cominciato anch’io a scavare nella mia. Il primo pesce d’aprile me lo fece mio fratello Nilo e penso che da
lassù dove lui certamente sta, sorriderà all’ingenuità di questi miei ricordi.
Scuoteva con insistenza il mio lettino: “Dai Elda svegliati alzati la mamma ha fatto il budino, altrimenti lo mangio tutto io, senti che profumo”.
Io naturalmente mi buttavo giù dal letto, il budino era una cosa talmente rara in casa mia, come il resto dei dolci, che solo la parola, mi faceva spalancare immediatamente gli occhi e correvo giù per la scala in sottoveste.
Ma cosa trovavo sul tavolo? Un pesce disegnato sul dietro di una pagina di un vecchio lunario che era il nostro quaderno di “brutta”. Si il pesce era molto bello disegnato da lui che al contrario di me era molto bravo nell’arte del disegno, ma la mia delusione era così grande che strappavo e accartocciavo la pagina, mentre lui urlava “pèss d’avril” pesce d’aprile!
Poi crescendo ho voluto sapere di più su questa usanza, qualcuno mi ha raccontato che era nata a Firenze dove la gente si divertiva a mandare le persone a comprare il pesce in una piazza chiamata “piazza del pesce”, ma il pesce non era in vendita ce n’era
soltanto uno molto grande dipinto in terra.
Poi da qualche parte ho letto che l’usanza risale fino a Cleopatra, sarà, ma io credo più a quella che risale alla Francia nel sedicesimo secolo.
In Italia pare che sia stata diffusa verso la fine del milleottocento nella città di Genova e poi si è estesa in tutta la penisola. Comunque sia stato, il primo d’aprile non prendiamoci troppo sul serio, perché dietro a qualche richiesta si potrebbe nascondere una burla.
Però non nascondiamoci per evitare, impariamo a sorridere se tutti lo facessero staremmo tutti molto meglio al mondo.
Come quando ci divertivamo ad attaccare sulla schiena dei compagni seduti davanti a noi il disegno di un pesce e non era cosa facile, allora non esisteva l’adesivo, dovevi farlo con uno spillino col rischio di forarlo e subirne le conseguenze.
Bisognava essere in due, uno lo distraeva e l’altro compiva il misfatto e tutta la classe sghignazzava e lui non capiva il perché e si guardava attorno stupito.
A un certo punto la maestra mandando occhiatacce ai due complici, glielo toglieva senza che lui se ne accorgesse. Non tutte le maestre erano così, ce n’erano di quelle che
sbraitavano tutta la mattina, ma una di quelle un primo d’aprile uscendo si infilò il cappotto e attraversò mezzo paese, col suo bel pesce d’aprile sulla schiena e non si seppe mai chi era stato.
Forse un collega o una collega?
Elda Zannini