Home Cronaca Montagne fragili e clima che cambia: i dati di Luca Lombroso
presentati al convegno dei 150 anni del cai reggio emilia

Montagne fragili e clima che cambia: i dati di Luca Lombroso

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L’amore per la montagna, la cura dei sentieri, gli effetti del cambiamento climatico sono i temi discussi ieri nell’aula magna dell’Unimore, al Convegno organizzato per i 150 anni della nascita Cai.

Sono intervenuti Lanfranco De Franco, vicesindaco del Comune di Reggio; Elio Ivo Sassi, consigliere provinciale con delega alla montagna della provincia di Reggio; Fausto Giovanelli, presidente Parco Appennino tosco emiliano; Valerio Fioravanti, direttore dei Parchi dell'Emilia Centrale e Massimo Bizzarri, presidente Cai dell'Emilia Romagna.

Al centro del convegno il cambiamento climatico e la fragilità delle montagne.

Bilancio del Cai Reggio Emilia con il presidente del  Stefano Ovi

«Un’associazione che conta oltre tremila soci -spiega il presidente Stefano Ovi – che sono volontari a tutti i livelli: c’è chi si occupa di manutenzione dei sentieri, dell’amministrazione e di tutte le pratiche burocratiche, e così via. Duecentocinquanta le persone che reggono la sezione di Reggio Emilia e rendono possibile la realizzazione di tutte le attività, in questo 2025 siamo già arrivati a quattrocento e tante sono in programma per la primavera e l’estate»

Ovi sottolinea a grandi linee il lavoro fatto in questi anni: «Abbiamo avuto dei passaggi importantissimi, come ad esempio la costruzione del rifugio Battisti, la creazione della scuola di alpinismo Bismantova in collaborazione con il Cai di Bismantova e con quello di Sassuolo la creazione degli anni 70 della prima stazione del soccorso alpino che sono emanazioni del Cai. Oggi la stazione Monte Cusna è un fiore all’occhiello del soccorso regionale, Poi negli anni 80 la creazione di queste sottosezioni a presidiare il territorio come quella di Novellara, Cavriago, Scandiano, Val d’ Enza, Rubiera e anche Guastalla: questo ci ha dato la possibilità di crescere perché oggi il 50 % dei soci fa parte delle sottosezioni».

I dati e lo scenario futuro con Luca Lombroso, meteorologo dell'Osservatorio geofisico Dief Unimore

I dati presentati da Luca Lombroso non lasciano dubbi: «Abbiamo un riscaldamento che in tendenza è di 8 ° su 100 anni, un riscaldamento che c’è sia a Modena che a Monte Cimone quindi riguarda anche l’ Appennino.

Questi dati ci mostrano che c’è riduzione della neve: nevica meno, rimane meno al suolo e ha meno contenuto di acqua.

Il riscaldamento comunque continuerà possiamo e dobbiamo solo cercare di tenere questo riscaldamento globale entro limiti tollerabili di 2 ° o 1,5 ° rispetto all’era preindustriale accanto.

E’ chiaro che a questo dovremmo adattarci e trovare soluzioni. Alcune attività dovranno cambiare nell'ambito, sia delle soluzioni e mi riferisco alle fonti rinnovabili, sia nell'ambito dell' adattamento dei mestieri e qui pensiamo alle miniere di carbone e purtroppo, allo sci».

I dettagli nella videointervista

Quanto influisce il cambiamento climatico sul turismo in Appennino? Risponde Elio Ivo Sassi, sindaco di Villa Minozzo e consigliere provinciale con delega alla montagna.

«Il turismo in Appennino deve ripartire da una proposta a più stagioni e deve diventare attrattivo verso la città. Bisogna far scoprire la montagna, che va da Ventasso a Villa Minozzo e la bellezza dei nostri luoghi.

La nostra montagna ha tante eccellenze, a partire dalla Pietra, cammini lungo il Secchia, la fonte di Poiano, i castelli, le seggiovie che permettono di salire in quota e quindi permette anche solo di ammirare i nostri luoghi. Tutto questo va valorizzato tutto l’anno e ci stiamo impegnando per farloi».

Video intervista

Cambiamento climatico: in Appennino cosa sta succedendo? Risponde Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell'Appennino tosco emiliano.

Anche l’Appennino sta cambiando. Cambiamenti che evidenzia Fausto Giovanelli: «La mancanza di neve crea difficoltà non solo alle stazioni sciistiche ma influenza le sorgenti perenni: le acque di riserva stanno diminuendo; abbiamo cambiamenti nella velocità dei venti e valanghe più frequenti; osserviamo cambiamenti anche nel bosco. Qui alcune piante sono in sofferenza mentre altre che amano il caldo stanno rifiorendo; la presenza di incendi in inverno sul Cusna o alla Pietra non hanno precedenti.

Stiamo cercando di monitorare tutto questo, di capire e di intervenire con decine di piccolissimi progetti ma soprattutto si tratta di diffondere una cultura e capire che anche l’Appennino sta cambiando»