Home Primo piano Marco Campani, in arte Cloaca: “La musica è la mia passione”
tra musica, ironia e la forza di accettarsi

Marco Campani, in arte Cloaca: “La musica è la mia passione”

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Marco Campani, 27 anni di Castelnovo ne' Monti, è un ragazzo dalla creatività sfrenata che ha deciso di mettersi in gioco. Goliardia, ironia e passione per la musica sono gli ingredienti che definiscono la sua personalità, e, nonostante non abbia intenzione di intraprendere una carriera musicale, il suo talento ha iniziato a farsi sentire sui social. Abbiamo parlato con lui del suo percorso, delle difficoltà che ha affrontato e delle sue aspirazioni artistiche.

Chi sei? Raccontaci chi è Marco Campani.

Sono un ragazzo di 27 anni di Castelnovo né Monti, da sette anni lavoro come cameriere al Ristoro di Dante. Sono una persona creativa, con molta fantasia, e da quando ero piccolo ho imparato a vivere la vita con leggerezza. Nel mio tempo libero scrivo testi musicali o realizzo video satirici e autoironici. Fino a un anno fa, tenevo tutto per me, per paura del giudizio altrui, ma dal 2022 ho deciso di rompere questa barriera e ho iniziato a condividere i miei contenuti sui social, tra cui YouTube, TikTok e Instagram, sia per quanto riguarda la musica che per la parte goliardica.

Come o cosa ti ha fatto superare questa “barriera”?

Ho intrapreso un lungo percorso di psicoterapia per migliorarmi e stare meglio con me stesso. La mia “originalità” non è sempre stata capita, fin da piccolo. Mi vestivo in modo che molti trovavano strano e il mio lato comico e ironico veniva spesso mal interpretato. Quando ho iniziato a fare musica nel 2014 con il nome di “Euromark”, le prese in giro sono aumentate. Ero visto come “lo sfigato che fa musica” e mi sentivo vulnerabile, tanto che dopo due anni ho deciso di smettere. Tuttavia, grazie alla psicoterapia, ho capito che bisogna smettere di preoccuparsi del giudizio degli altri, perché qualunque cosa tu faccia ci sarà sempre qualcuno che la vedrà in modo negativo. Così, nel 2022, ho deciso di accettarmi per quello che sono e di non vergognarmi di nulla; ho anche rimesso online tutte le vecchie registrazioni e i video che avevo rimosso. In questo percorso è stata importante anche la presenza di Margherita, la mia ragazza.

Come hai scelto il tuo nome d'arte e cosa rappresenta per te?

Ho scelto il nome Cloaca perché rappresentava la visione che avevo di me stesso da piccolo, e che fino a poco tempo fa portavo con me. Mi vedevo come brutto, sia esteticamente che caratterialmente, come una fogna, una cloaca appunto. In realtà, però, la Cloaca è utile e fondamentale, e lo stesso posso dire di me: nonostante le mie insicurezze, ho trovato una “utilità” nel fare musica, che è la mia passione e mi ha aiutato ad abbattere la visione pessimistica che avevo di me stesso.

Qual è ad oggi il tuo obiettivo con la musica?

In realtà non vedo la musica come la mia carriera. La faccio più come un hobby, una passione, senza aspettative di lavoro in questo ambito. È una forma di passatempo per me, qualcosa che mi fa stare bene.

Quali sono le tue principali influenze musicali?

Le mie principali influenze sono nel rap italiano. Crescendo, ho ascoltato Fabri Fibra, Club Dogo, Marracash, Salmo, Gemitaiz ed Emis Killa. Ho seguito anche l’evoluzione del rap in Italia, arrivando alla trap che è esplosa nel 2016. Un’altra grande influenza per me è stata la scena del freestyle, che trovo affascinante. Ho provato a praticarlo, ma è molto difficile. Comunque, continuo a seguire le battaglie di freestyle su YouTube e dal vivo, e ammiro l'evoluzione della tecnica e del livello che stanno raggiungendo gli artisti emergenti.

Ci racconti il processo creativo dietro una tua canzone?

Di solito, quando mi succede qualcosa di particolare, mi piace canalizzarlo nelle rime. Cerco una base musicale su YouTube, quella che più si adatta al tipo di sound che ho in mente, e la scarico o acquisto. Poi, scrivo il testo, spesso di getto, vivendo il momento che sto attraversando. Lo stesso vale per tematiche più leggere e ironiche, che dipendono dal periodo che sto vivendo.

Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato nel mondo della musica fino ad ora?

Le live sono sempre una grande sfida per me, soprattutto per la mia timidezza. Espormi davanti a tante persone è sempre difficile, ma quando mi esibisco con la musica, sento di aver vinto un po' della mia timidezza. La mia prima esibizione, nel 2014 al bar Denis con un mio amico, è stata indimenticabile. Avevo 16 anni, ed è stata emozionante e bellissima.

Come vedi il panorama musicale attuale?

Il panorama musicale è in continua evoluzione. Ci sono tanti artisti emergenti molto forti, che sperimentano unendo rap, drill e trap, creando suoni e contenuti originali e interessanti. È bello vedere l'evoluzione della musica in tutte le sue forme, e sono felice che ci sia spazio per la sperimentazione.

Hai qualche progetto futuro o collaborazioni che puoi anticiparci?

Sì, ho delle canzoni in programma, che usciranno a breve. Sto collaborando con la mia amica Claudia Levrini, che sta realizzando i video dei testi per le mie canzoni. Inoltre, ci saranno delle collaborazioni in arrivo entro il 2025. Non posso dire troppo, ma come dico sempre: "Non lo dico, lascio suspense"

Qual è il sogno più grande che vuoi realizzare artisticamente?

Il mio sogno più grande è essere felice e sentirmi libero, facendo ciò che mi piace. Penso che ognuno di noi meriti di essere felice, e credo che questo sia l'obiettivo che tutti dovremmo perseguire, sia nel lavoro che nelle nostre passioni. Viviamo in un periodo difficile, ma nonostante tutto, credo che ognuno di noi meriti di essere felice nel suo piccolo.

Marco, alias Cloaca, ci ha raccontato la sua evoluzione personale e musicale, mostrando come la passione e la voglia di esprimersi possano superare le difficoltà. Nonostante non voglia perseguire una carriera artistica musicale vera e propria, la sua autenticità e la sua energia sono un esempio di come l’arte possa essere una forma di liberazione e di realizzazione personale.