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Il nuovo libro: “Noi Markhor - storia di una scalata al monte Spantik”

La scoperta di se stessi: la scalata di Emanuele Anceschi

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Emanuele Anceschi, viaggiatore, alpinista e scrittore, presenta il suo nuovo libro, “Noi Markhor - storia di una scalata al monte Spantik”, edito da Brè edizioni e disponibile da oggi, 28 marzo 2025. Un esordio per l'autore nella narrativa, dopo due precedenti opere di saggistica.

«Sono nato a Castelnovo ne 'Monti - ci racconta Emanuele -. Dopo la laurea, ho ricoperto posizioni manageriali nel settore privato e attualmente lavoro nel settore della cooperazione sociale. Nel 2023 ho organizzato la prima mostra fotografica dal titolo “In cammino”, una selezione di foto scattate in Nepal, Pakistan, Myanmar, Cambogia, Sudafrica, Namibia, Italia e Sri Lanka.

Nell'aprile del 2022 ho raggiunto la vetta del Mera Peak (6.476 mt) nell'Himalaya nepalese e nell'agosto del 2023 ho scalato con successo lo Spantik (7.027 mt) nel Karakorum pakistano. Sono un appassionato di storia, filosofia, viaggi, cinema e letteratura».

La montagna mette tutti di fronte a uno specchio e ci
mostra il nostro vero volto.

L'intervista

Emanuele, i viaggi rappresentano un aspetto centrale della sua vita: ci vuole spiegare come è nata questa passione?

Ho sempre viaggiato, sin da bambino. Prima con la famiglia, poi con gli amici e spesso in solitaria. Ho girato tutti e cinque i continenti. Viaggiare ci permette di conoscere noi stessi, rappresenta un momento di crescita personale

Come nasce l’idea di scrivere il libro per Noi Markhor?  E qual è il suo significato?

L’idea del libro è nata per fare un resoconto della spedizione che ho compiuto nel 2023, quando ero in condizioni di salute precarie. Ma soprattutto per testimoniare come, anche nelle difficoltà, la forza mentale sia determinante

Ho scalato con successo lo Spantik, monte appartenente alla grande catena del Karakorum pakistano, una montagna di oltre 7.000 metri e l ‘ho fatto quando non ero in condizioni ottimali: mi avevano diagnosticato un calcolo renale e dovevo operarmi ma prima dell’intervento ho dovuto fare uno stent uretrale.

Perché farlo in quelle condizioni fisiche?

Avevo già organizzato tutto e comprato il biglietto, le attrezzature. Restare a Castelnovo non mi avrebbe fatto comunque stare meglio.

Prima ha detto che questo libro è anche una testimonianza di quanto conti la determinazione in certe condizioni, ci spieghi meglio   

Mi riferisco alla forza e alla disciplina mentale necessarie per affrontare una salita nelle condizioni di salute in cui mi trovavo. Voglio testimoniare come la forza della mente sia fondamentale per affrontare sfide in ambienti estremi e come bisogna essere duri con se stessi in determinate situazioni. La scalata è un modo, in definitiva, per conoscere se stessi.

Quali sono state le difficoltà?

Diverse. Anche un po’ di sfide da superare. Temperature oltre i -20, serracchi e crepacci da evitare, mal di montagna, respiro corto, mal di testa, nausea, sfinimento, insonnia, perdita di appetito e disidratazione.

Oltre alla scalata fisica, il monte è anche un simbolo o una metafora nel racconto?  

La montagna, è una metafora. Per me è un rifugio dalle scorie della società di massa, così superficiale; un ritorno all'autentico e al puro in un mondo che va sempre più nella direzione dell'apparenza e del virtuale e come ricerca di pace, di armonia, di essenziale e naturale in una società occidentale caotica, schizofrenica, classista e orientata al culto del possesso.

 Per lei, quanto è importante il legame con la natura e la montagna?

E’ fondamentale. Come dicevo prima, è un bisogno di tornare alla realtà, a quello che è autentico e puro; lì possiamo mettere via le maschere, i filtri che ci impone la società.

 “Noi Markhor - storia di una scalata al monte Spantik”, è il suo terzo libro, quali sono gli altri libri che ha scritto?

Nel 2021 ho pubblicato con Brè edizioni, “Storia di una festa mobile”, una raccolta di mie riflessioni, dove unisco filosofia, cinema, sociologia e tanta ironia, Nel 2022 ho scritto “Viaggi e riflessioni di un montanaro reggiano”, continuo del primo.

La video intervista