Entro il 31 marzo 2025, scatta l’obbligo per tutte le imprese italiane, con poche eccezioni, come gli agricoltori, di dotarsi di una polizza per coprire i danni causati da eventi catastrofali, come terremoti, alluvioni e frane, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024.
Il decreto attuativo è stato pubblicato solo alla fine del mese di febbraio in Gazzetta Ufficiale quindi lascia poco tempo per adeguarsi, e questo sta scatenando un’ondata di critiche.
Da qui la preoccupazione e le proteste tra le associazioni di categoria, come CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Confcooperative che hanno preso posizione con una lettera indirizzata alla Premier Giorgia Meloni, denunciando una situazione insostenibile.
«Meno di un mese per sottoscrivere polizze di particolare complessità non è realistico - scrivono - soprattutto considerando che né le imprese né le compagnie assicurative sembrano pronte».
E pur non essendoci sanzioni dirette per chi non si adegua entro il 31 marzo, ci sarebbero comunque delle conseguenze, quali l’esclusione per le aziende sprovviste di polizza, da contributi pubblici, agevolazioni o ristori in caso di calamità.
Secondo le associazioni di categorie si tratta di tempistiche assurde dal momento che con circa 4 milioni di imprese coinvolte, servirebbero 200.000 polizze al giorno per rispettare la scadenza, un ritmo impossibile da sostenere.
Quindi chiedono con urgenza una proroga di almeno sei mesi per consentire alle aziende di informarsi adeguatamente e fare scelte consapevoli e propongono un dialogo urgente con il governo per rivedere i tempi e le modalità di attuazione.