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poesia di Alberto Bottazzi

A mio padre

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Padre che dormi l’infinito,

il tuo volto, profilo di roccia,

rimarrà per me e per sempre,

esempio della tua grande energia.

 

Quanto amore hai profuso,

quante parole nella polvere,

quanti buoni consigli al vento

per un figlio ribelle quale ero.

 

Voltati e guardami, sono qui,

accanto a te in cerca di perdono,

l’aver deluso la tua coscienza

ha il peso di un macigno.

 

Sono stato uno sciocco, un povero

ingenuo che inseguiva l’istinto

della giovinezza e i suoi pensieri,

senza sapere la meta del cammino.

 

Volevi vedermi nascere maschio

e maschio sono nato nel tempo

dovuto che potevo nascere, tra

i quattro muri della sofferenza.

 

Quella damigiana di vino rosso,

offerta all’osteria per il mio arrivo,

era sangue dei tuoi sacrifici spesi

per la tua famiglia, la nostra famiglia.

 

Altare di forza, volontà indomita,

coraggio e ragione tra i tuoi monti,

passi sprofondati sotto sferzate di neve,

muta il tempo ma non il tuo ricordo.