Boni (Italia Viva): «Più ascolto dei medici di medicina generale»
Lo afferma il dottor Carlo Boni, assessore del Comune di Castelnovo ne' Monti e responsabile provinciale per la sanità di Italia Viva.
«La recente designazione a responsabile provinciale sanità di Italia Viva - spiega - mi spinge ad una riflessione che va oltre i confini del nostro distretto montano.
Mi pare di poter dire che nonostante gli sforzi della regione e della Ausl reggiana la situazione non pare dar segnali di significativi miglioramenti.
L’attuale organizzazione in rete produce qualche vantaggio per i tempi di accesso delle prestazioni a scapito però di spostamenti che per le zone più periferiche producono grave disagio soprattutto per anziani e caregiver».
«La carenza di medici di medicina generale – aggiunge - e i prossimi, numerosi pensionamenti fanno immaginare una sanità sempre meno attenta alla prevenzione e dunque sempre più dispendiosa e meno efficace.
Preoccupa inoltre la nuova organizzazione delle Case di comunità per il rischio reale che rimangano edifici vuoti di personale e soprattutto dei necessari strumenti diagnostici indispensabili a fare il vero salto di qualità all'assistenza territoriale.
La telemedicina pure invocata anche nelle linee di mandato della Regione rimane poco più che un lontano obiettivo».
«Gli ospedali – spiega Boni - sempre più inevitabilmente indirizzati a concentrare la casistica in grandi centri, senza prevedere in alcun modo la indispensabile rotazione del personale sanitario, rischiano di produrre un definitivo abbandono delle zone più periferiche della provincia.
Una efficace spending review passerebbe da una vigorosa spinta verso la medicina di iniziativa e di popolazione, che altro non è che prevenzione e attenzione alla cronicità come priorità per una sanità efficace».
«La politica, grande assente»
«La politica - continua Boni - tuttavia è la grande assente. Basti pensare che si è detto no al Mes per investimenti in sanità accampando l’eccesso di indebitamento pubblico per poi prendere in seria considerazione un debito in armi di consistenza ben superiore.
Intanto è ormai chiaro che l’aziendalizzazione delle Ausl ha prodotto conti scassati e inefficienze clamorose. La china è chiaramente verso un punto di non ritorno del nostro Sistema sanitario nazionale universale, cemento di coesione sociale. Le proposte per tentare di salvarlo io credo passino da un serio confronto che parta dalla difesa dei diritti dei più deboli e dei più svantaggiati anche in senso territoriale».
E conclude: «Più ascolto vero dei medici di medicina generale e del personale sanitario tutto. Rotazione delle equipe sui presidi ospedalieri provinciali. Telemedicina e consulenze specialistiche. Case della comunità con strumenti adeguati a ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso.
Questi i primi passi, mi rendo conto non semplici, ma indispensabili. Naturalmente è palese che quanto esposto non è di certo esaustivo, ma di sicuro qualcosa di concreto va fatto e subito. Italia Viva è aperta al confronto, ma si rifiuta di assistere inerme allo sgretolarsi del sistema sanitario nazionale».