Carlo Boni, assessore e responsabile provinciale per la sanità di Italia Viva, interviene in relazione all’intervento del gruppo di minoranza Castelnovo al Centro.
«Concordo - si legge nella nota - con i consiglieri di opposizione riguardo la sicurezza del punto nascite di Castelnovo prima della sua chiusura. Le ragioni sono ribadite nell’ ultimo mio intervento sulla stampa che pare i consiglieri abbiano volutamente ignorato. Ragioni che ricordo portai all’ attenzione del ministero a Roma in due occasioni con due ministri diversi (5 stelle prima e PD poi) e alla direzione generale della programmazione sanitaria ancora in altra occasione, alla presenza dell’intera commissione nazionale nominata a suo tempo dal ministero proprio per la valutazione della chiusura di numerosi punti nascite e composta da autorevoli colleghi neonatologi.
Tutto questo dopo essermi apertamente schierato contro la decisione della mia stessa direzione generale di chiudere il nostro servizio, unico medico nel silenzio imbarazzante di tutti i miei colleghi. Mi pare utile questo breve ripasso per quei novelli paladini che insorgono quando i buoi son scappati. Detto ciò spieghino come fare oggi a riaprire senza il personale specializzato indispensabile, riattivando automatismi e organizzazione anche in emergenza di un reparto delicatissimo quanto importante».
Prosegue Boni: «Spiace dirlo ma qui la faciloneria, la superficialità e tutta di chi finge di non ricordare e cerca di appropriarsi di una battaglia che non fu la sua e ignorando la complessità, scopiazza posizioni che a tempo debito non sostenne. Detto ciò ricordo che oggi 11.000 medici negli ultimi 3 anni sono passati dal pubblico al privato».
«Oltre 4.000.000 di persone nel 2023 hanno dovuto rinunciare alle cure – conclude Boni-. L’ultimo rapporto Gimbe parla di punto di non ritorno per il crollo prossimo del Sistema Sanitario Nazionale. E potrei continuare a lungo sui gravissimi problemi che affliggono il sistema, a cominciare da una indispensabile, profonda riorganizzazione della medicina del territorio, da cui in grande parte dipenderà il futuro. Preoccupazione che non è solo di ordine sanitario ma che coinvolge la tenuta stessa della nostra organizzazione sociale. Lavoriamo insieme, cerchiamo insieme soluzioni alla nostra portata rinunciando ad atteggiamenti strumentali, furbescamente polemici e del tutto inutili alla nostra comunità».
Se volessimo indire una competizione per decidere chi, a livello individuale, si è opposto per primo, o maggiormente, alla chiusura del Punto Nascita montano, troveremmo, io penso, più d’un concorrente in gara, ma ritengo nel contempo che le posizioni personali non contino un granché, in questa come in altre circostanze, ma importino invece, e soprattutto, quelle delle forze politiche, e qui la sinistra, che sta governando da sempre la nostra Regione, ha mostrato quantomeno una certa qual dose di incertezza.
Prima col decidere la chiusura del Punto Nascita, poi ripensandoci, nel senso di prospettarne a parole la riapertura e, infine, come abbiamo appreso in questi giorni, confermando l’opzione iniziale, ossia la non riapertura, e allorché i decisori politici si mostrano esitanti, o danno l’impressione di esserlo, possono determinarsi non di rado condizioni di “disorientamento”, che non aiutano la soluzione dei problemi (mi sembra stia succedendo qualcosa di analogo anche per la “questione idrica-diga di Vetto”).
P.B. 23.02.2025