Una vita dedicata alla musica: è la storia di Bonfiglio Corsini, classe 1941, nato e cresciuto a Cerrè Marabino di Toano. Bonfiglio è stato - ed è tuttora - un punto di riferimento per i coristi della montagna, avendo preso parte a numerosi cori locali ed essendo tra i fondatori del “Vocilassù”.
L'infanzia in chiesa e la scoperta della musica
«Sono nato nel periodo della guerra - racconta Bonfiglio - in un luogo che è stato teatro delle barbarie e delle crudeltà del conflitto mondiale. E in una tale situazione, la chiesa di Cerrè Marabino è sempre stata il nostro punto sicuro: il mio padrino di battesimo era proprio il prete locale, e la mia famiglia è sempre stata molto coinvolta nel mondo della chiesa. Sono sempre stato circondato da canti religiosi da quando ne ho memoria, ed è proprio lì che è nata la mia passione per la musica».
Una passione nata dunque in famiglia, in età giovanissima. Passione che ha accompagnato Bonfiglio per tutta la vita, anche durante il periodo da militare negli alpini, presso la caserma di Tolmezzo. Là, Corsini ha avuto la possibilità di cantare la messa, portando (tra le altre) la celebre canzone “prostrati nella polvere”, a lui molto cara.
La carriera da corista
Ha poi iniziato la sua carriera da corista entrando, nel 1968, nell’appena nato coro del Val Dolo, grazie al quale ha girato il mondo: dalla Turchia al Belgio, poi in Lussemburgo e in Regno Unito, precisamente a Canterbury, fino a sbarcare persino in Rai.
Un altro grande traguardo è stato, nel 1995, la fondazione del coro “Vocilassù”: "Quando abbiamo iniziato - narra Bonfiglio - eravamo solo in nove, e non avendo ancora una sede, facevamo le prove in casa mia. Da lì abbiamo poi preso il volo, anche grazie ai preziosi insegnamenti del maestro di Bologna Mauro Camisa, che ci ha insegnato l’importanza della sonorità, dello scandire le parole e dell’uso delle vocali, per realizzare una melodia chiara e delicata”.
Da quel momento è arrivato il successo, che ha portato con sé i primi concorsi. Tra questi vi è quello presso Savignone nel 1997, che valse ai 12 coristi - accompagnati dal maestro Guidetti - la vittoria del premio “Lanterna d’Oro”.
«Il nostro punto di forza - spiega Bonfiglio - è la passione: quando cantiamo ci mettiamo il cuore e l’anima, e ciò ci permette di produrre il miglior suono possibile. La passione ha sempre guidato la mia vita, e credo che sia ciò che muove tutte le cose. Senza di essa nulla ha senso».
Successivamente, nel 2005, Bonfiglio ha lasciato il coro “Vocilassù”, per poi prendere parte al Coro Monte Cusna - su consiglio dei maestri Camisa e Guidetti - dove ha recentemente festeggiato i suoi 60 anni di coro.
L'importanza dell'affetto
«Anche se inizialmente - conclude Bonfiglio - ho sentito molto il vuoto del non fare più parte di un coro, ad oggi posso dire che il mio “bancomat del cuore” è pieno di soldi, perchè pieno di quella “medicina” che fa bene a tutti e non ha controindicazioni, ormai caduta in disuso: l’affetto. La passione, e la ritrovata capacità di adoperare il sentimento più autentico, affetto».
Il fratello “Erio”, nonostante la malattia, non ha mai smesso di suonare e di portare allegria nel quartiere dove vive. È un grande esempio di forza e passione per tutti noi.