Camminare negli ultimi decenni del 900 per le strade di Vetto D’Enza, come del resto si suol dire, tutto il mondo è paese, anche in altri posti, vedevi negozi o attività commerciali ovunque.
Ognuno di questi negozi esponeva la sua insegna: Alimentari, Bar, Fornaio, Macelleria, Merceria, Ortolano, Tabacchi, Parrucchiere ecc.
In quegli anni nell’interno dei negozi non c’era soltanto un professionista, ma c’erano una o più persone disposte ad ascoltarti.
In un negozio mentre facevi un acquisto, parlavi di diverse cose, potevi chiedere un consiglio, confrontarti e diciamolo pure, certe volte potevi anche sfogarti. Oppure in quella bottega, non avevi niente da comprare e se l’esercente era libero, potevi fare tranquillamente due chiacchiere.
Dal parrucchiere vi andavi anche soltanto per leggere il giornale.
Tanti di quei negozi, col passare degli anni, hanno cessato le loro attività, cambiando l’uso di quegli spazi o addirittura abbassando definitivamente la saracinesca.
Io però non dimenticherò mai le famiglie o le persone Vettesi che gestivano queste attività.
Resterà sempre nella mia mente la socializzazione, l’umanità, la professionalità e la disponibilità che tutti avevano nello svolgere il proprio ruolo e la fiducia che ti davano.
Perché dico fiducia, vi chiederete voi? Nei negozi dove acquistavi il necessario per sfamare la famiglia se non avevi denaro disponibile, alle volte si trattava solo di pane e un etto di mortadella, i negozianti “segnavano” l’importo su un quadernino con la copertina nera e pazientemente aspettavano l’arrivo del misero stipendio del capofamiglia.
A tutti loro va la mia riconoscenza non ho dimenticato niente in questi lunghi anni.
Grazie a tutti.
Negli ultimi tempi, tutto è cambiato, entri in un negozio e l’addetto al banco, dopo un gentile saluto e dopo l’acquisto, se è educato ti chiede gentilmente:
“Le serve qualcos’altro?”
Altrimenti ti dice:
“E poi?”
E tutto finisce con un buongiorno o una buonasera, non una parola in più, ma neanche la più banale sul tempo che fa.
Io personalmente non sono contrario alla modernizzazione e a una miglior organizzazione del lavoro, ma non vorrei che tutti questi cambiamenti oltre a cambiare sensibilmente la socializzazione, aprano le porta alla signora solitudine, che nascosta dietro l’angolo, aspetta la minima occasione per uscire e accalappiare certe persone, magari accompagnata dalla signora tristezza che si porta per mano la signora depressione.
Pietro Guazzetti