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Giuseppe Bonacini: «Regione, soldi prelevati e soldi regalati”»

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La prima pagina dei quotidiani locali e nazionali è dedicata ai mancati trasferimenti dello stato a Regioni, Province e Comuni che ha generato la “stangata” con aumenti su tasse (Irpef, Irap), bollo auto, ticket sanitario,… deliberata, dalla nostra Regione per mantenere e incrementare i servizi a cominciare dalla sanità. Naturalmente tutti a livello nazionale e locale cercano motivazioni a scelte che, in realtà, sono ragionevoli e, comunque, obbligate.

Il Presidente della nostra regione, De Pascale, parla di un “Patto fiscale” per salvare la sanità, aiutare le famiglie in difficoltà per la casa o con anziani e disabili non autosufficienti ma anche per mettere in sicurezza il territorio e per il trasporto pubblico.

Dalla lettura dei giornali l’argomento che manca, è il “riequilibrio del territorio” proseguendo la politica di disinteresse verso l’alto Appennino ed il crinale in vigore da sempre in Regione sebbene in contrasto con lo statuto dell’ente.

E’ noto, tuttavia, che i proclami di uguaglianza, pari opportunità e riequilibrio sono, appunto, proclami che vanno fatti atterrare con discrezionalità e tenendo ben presente che tutti i cittadini hanno uguali diritti ma che può esserci qualcuno più uguale degli altri come ci ha magistralmente segnalato George Orwell.

A questo proposito la lettura dell’ indagine di Milena Gabanelli dal titolo “Aeroporti: i 9 scali senza passeggeri che bruciano milioni di soldi pubblici” lascia l’amaro in bocca perché riguarda anche il nostro territorio regionale. L’inchiesta mette in luce la relazione tra le dimensioni degli aeroporti e la loro capacità di generare profitti e di avere solidità finanziaria. Sui 41 aeroporti italiani gli scali da “bollino rosso” che necessitano di continue iniezioni di liquidità sono Ancona, Forlì, Parma e Cuneo.

Fra questi quattro aeroporti viene esaminato il Giuseppe Verdi di Parma, definito “un morto che cammina” con soli 134.000 passeggeri all’anno (la soglia della solidità funzionale e finanziaria è di 1.000.000 di passeggeri all’anno!).

La gestione è di Sogeap società a maggioranza privata che difende coi denti lo scalo cittadino con un mix di orgoglio e campanilismo. Il problema, secondo un esposto presentato in Procura a Parma, è che ci sono 82 milioni di perdite negli ultimi 31 anni e che per tenere in vita lo scalo i soci pubblici, Enac e Ministeri devono sborsare oltre 65 milioni di euro.

Un recente piano di rilancio per trasformare l’aeroporto in uno scalo per il trasporto merci convince la nostra Regione che eroga 12 milioni di euro presi dal Fondo Sviluppo e Coesione ma nell’estate 2023 il Presidente di Sogeap, convocato in Comune a Parma, dichiara “Il trasporto merci è stata una scusa che ho utilizzato per portare a casa i 12 milioni, … ma qui parliamo di trasporto passeggeri”.

Nel Giugno 2024 la canadese Centerline Airport Partners prende il 51% di Sogeap e conferma di non essere interessata al trasporto merci.

Certo quei 12 milioni che hanno preso il volo a Parma sarebbero preziosi, magari per un intervento straordinario teso al riequilibrio territoriale per creare occupazione nel crinale!.

L’amarezza viene dalla constatazione che la nostra Regione è tenera coi (poteri e territori) forti e arcigna con quelli deboli.

Giuseppe Bonacini

1 COMMENT

  1. Trovo pertinente il richiamo a George Orwell, perché per anni un filone di pensiero politico-ideologico ci aveva abituati a “proclami di uguaglianza, pari opportunità”, e altro ancora, salvo poi accorgerci che, a dispetto di tutti quei solenni annunci, vigeva tra gli uguali una scala di categorie, abbastanza distinte e separate, con all’apice la cosiddetta “Nomenclatura”, piuttosto elitaria, e via via a scendere quelle dei meno uguali.

    Dopo quegli anni siamo così rientrati nel mondo reale, e nella quotidiana concretezza, dove la politica dovrebbe proporsi di avvicinare e mitigare le disparità e disuguaglianze, tramite forme di compensazione e riequilibrio, anche per quanto concerne i divari territoriali, pur nella consapevolezza che sarebbe illusorio, e fors’anche sbagliato, il puntare al superamento delle rispettive specificità e caratteristiche, e costumanze.

    Nè deve stupire, come qui viene avvedutamente ricordato, che tutti, a livello nazionale e locale, cerchino di motivare le proprie scelte, che sono non di rado obbligate a fronte di risorse insufficienti a soddisfare le molteplici aspettative, in una coi vincoli di bilancio, e qui entra di nuovo in gioco la politica, per “trovare la quadra”, fissando nell’un caso le priorità, oppure cercando punti di mediazione e bilanciamento, nel destinare le risorse disponibili.

    Discorso che dovrebbe valere anche per la nostra Regione, orientata da quanto si legge ad “aumenti su tasse (Irpef, Irap), bollo auto, ticket sanitario ..”, nel senso che gli accresciuti introiti andrebbero distribuiti in modo da non lasciar fuori “l’alto Appennino ed il crinale”, giacché rientra tra i compiti della politica quello (alto ed insostituibile) di dar risposta pure a questioni complesse (senza trincerarsi troppo dietro la mancanza di soldi).

    E’ se può altresì capirsi che le Regioni spostino talora le responsabilità sul Centro, vedi il taglio dei trasferimenti, le stesse hanno comunque ampi poteri, in forza dell’art. 117 della Costituzione (specie dopo la modifica del Titolo V, nel 2001), tanto da far dire a qualcuno che il ruolo dei Governatori è equiparabile a quello di un Ministro (il che, aggiungo io, dovrebbe comportare per i primi una guarentigia alla stregua del Tribunale dei Ministri).

    Sempre in tema di rapporti Stato-Regioni, a me sembra che l’Autonomia Differenziata, se andasse in porto, darebbe alle Regioni “virtuose” ulteriori possibilità, quanto ad impiegare maggiori risorse anche nel dar sostegno alle proprie Aree Interne, zone montane incluse, e non riesco pertanto a comprendere la contrarietà della sinistra a tale Riforma, dopo che ha attuato quella del 2001, a modificare il Titolo V della nostra Carta costituzionale.

    P.B. 16.02.2025

    • Firma - P.B.