La sicurezza in montagna: un tema estremamente attuale e che necessita di essere discusso, soprattutto alla luce degli avvenimenti recenti sul nostro territorio. E il modo migliore per approcciarsi a questo complicato argomento è avvalersi dell'opinione degli esperti in merito: il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano Fausto Giovanelli e il presidente del CAI per la sezione di Reggio Emilia Stefano Ovi.

Fausto Giovanelli: «Agire consapevolmente e prestare la massima attenzione»
«L’ Appennino è cambiato molto negli ultimi anni - dichiara Fausto Giovanelli- e va trattato con rispetto e attenzione, soprattutto in inverno. Inoltre, va ricordato che le nostre montagne sono imprevedibili, essendo sviluppate su crinali esposti al mare: anche nei casi in cui non siano eccessivamente alte, esse sono comunque soggette a fenomeni atmosferici repentini e imprevedibili, quali forti raffiche di vento, accumuli di neve, slavine, e nebbia improvvisa. Tutti fattori che, sommati alle peculiarità morfologiche dei nostri monti, li rendono altamente imprevedibili, ed è per questo che devono essere trattati con massima professionalità e sicurezza».
«Il modo migliore per evitare incidenti di alcun tipo - continua il presidente - è agire consapevolmente e prestare la massima attenzione, soprattutto ora che la montagna sta diventando sempre più accessibile alla popolazione, anche a quella meno esperta. Bisogna inoltre ricordare che, essendo il servizio di soccorso alpino gratuito e facilmente raggiungibile, è importante non abusarne: urge un meccanismo di responsabilizzazione delle masse, piuttosto che l’applicazione di una tariffario di pagamento».
Stefano Ovi, (Cai): «C'è differenza tra pericolo e rischio»

«La cosa più importante - spiega Stefano Ovi, presidente del CAI, sezione di Reggio Emilia - è comprendere la differenza tra pericolo (qualcosa che ha il potenziale di recare danno) e rischio (probabilità che un pericolo rechi un danno). Se, ad esempio, si prende il recente incidente occorso sul Cusna, si parla di “incidente svolto in situazione di alto rischio”, in quanto il pendio in questione era molto pericoloso, e le condizioni meteo/neve erano sfavorevoli. Se l'uscita di scialpinismo fosse stata condotta in un altro luogo, con pendii meno ripidi, non ci sarebbe stato rischio».
«In materia di sicurezza - continua Ovi - è importante ricordare che il CAI ha sviluppato percorsi sicuri dal rischio valanghe (come ad esempio quello per raggiungere il rifugio Battisti anche in condizioni avverse), ottimali per tutti coloro che non hanno l 'esperienza e le conoscenze per affrontare percorsi più complessi. La miglior strategia comunque, rimane valutare adeguatamente il rischio e decidere - anche sul posto - il miglior percorso da intraprendere. E’ anche necessario, in caso di situazioni di alto rischio, se si è in gruppo, mantenersi distanti: in tal modo, non tutti verrebbero travolti in caso di valanga. Del resto questi sono solo alcuni degli argomenti che sviluppiamo nei nostri diversi corsi di escursionismo, alpinismo e scialpinismo nel severo ambiente invernale».
«In merito alla questione del pagamento del servizio di soccorso - conclude Ovi - è importante partire dal presupposto che, usufruendo del servizio, si mette automaticamente in pericolo gli operatori coinvolti. E dato che il servizio di soccorso va sempre - giustamente - garantito, è importante la mentalità con cui ci si approccia a tale servizio, e chiamare solo in caso di vera necessità. In Emilia Romagna la scelta politica è di avere il servizio di soccorso alpino in forma gratuita, cosa che non accade in altre regioni alpine con diverse formulazioni e casistiche. Si potrebbe iniziare prendendo spunto proprio da queste altre regioni. Ricordo che ogni socio CAI gode di una copertura assicurativa proprio indirizzata a queste situazioni per proteggerlo dagli alti costi di un intervento di soccorso. Rimane comunque fondamentale e importante lavorare sulla consapevolezza dei rischi che queste attività comportano, sia quando si parla di attività prettamente invernali, che di attività di escursionismo estivo o nel periodo di raccolta funghi».
E’ più che giusto richiamare ancora una volta il senso di responsabilità degli escursionisti, e insistere sul “chiamare solo in caso di vera necessità”, ma non escluderei a priori “l’applicazione di una tariffario di pagamento”, anche se può rivelarsi non semplice distinguere i casi in cui mettere a carico degli interessati il costo dell’intervento, e in quale misura, ma si potrebbe adottare una fase di sperimentazione, facendosi giustappunto aiutare dal prendere lo punto da quelle Regioni dove le analoghe operazioni di soccorso non sempre sono gratuite.
P.B. 13.02.2025