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“SATIRE” dell’Appennino reggiano

Dialetto montanaro: aria di rinascita

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“Eppur si muove”! direbbe Galileo. E mi riferisco al dialetto, a quel dialetto che ha costituito la base della nostra civiltà e che in un attimo abbiamo scaricato nell’indifferenziata. Ci sembrava troppo arcaico, superato dal tempo, anacronistico. Occorreva aria nuova.

Quando cominciai ad interessarmi a questa materia la situazione pareva disperata: non valeva la pena di impegnare tempo e ricerche sul dialetto. Nessuno lo parlava più, pochissimi lo comprendevano, e i frammenti imparati da piccoli erano foglie morte.

Intanto però si è fatta strada l’idea che il dialetto ha dei “valori” che occorre conservare per il bene della società, per una maggiore “comunicazione” tra persone e ambiente.

Non sto a ricordare i punti leva che giustificano questa tesi, ma voglio ringraziare il destino che mi ha fatto conoscere persone meravigliose impegnate a fondo per salvare questo aspetto del “recupero” della nostra base culturale, fondata principalmente sul rispetto reciproco, sulla ricerca per migliorare le proprie condizioni (progresso), sulla soddisfazione di scoprire che il dialetto ha prodotto anche materiale di divertimento dal punto di vista artistico (poesie e satire in dialetto, spettacoli formativi).

Questa volta prendiamo in considerazione una iniziativa importante che parte dall’ Europa ed è patrocinata dalla Fondazione Entroterre per ciò che riguarda l’Emilia-Romagna, e in particolare il nostro territorio, l’Appennino reggiano.

Cosa sta succedendo? Beh!

Due “giovani” del nostro territorio hanno indagato le finalità della Fondazione Entroterre per l’aspetto della valorizzazione del dialetto ed hanno creduto opportuno impegnarsi seriamente anche loro, insomma sentirsi in causa.

La Fondazione si chiama “Entroterre”, ente del 3° settore, e “porta avanti da quattro anni il progetto di “Lingua Viva” (linguaviva.eu), un’iniziativa dedicata alla valorizzazione del dialetto come elemento identitario e dinamico. L’obiettivo è riscoprire il dialetto non solo come testimonianza del passato, ma anche come linguaggio vivo, strumento di espressione creativa e ponte tra generazioni, capace di creare dialogo e comunità”.

“Il progetto “Lingua Viva” vuole non solo valorizzare questa pratica culturale, ma anche stimolare giovani autori e la stessa comunità locale a reinterpretarla in chiave contemporanea, dimostrando che il dialetto è ancora uno strumento significativo per raccontare la realtà di oggi”.

Per il nostro territorio il progetto della Fondazione per il 2024 si concentrava sulla tradizione delle “SATIRE” dell’Appennino reggiano. E per realizzare ciò, oltre ad incontri informali ma impegnativi e anche di soddisfazione, hanno attuato un paio di “laboratori tematici” presso le scuole di Ciano d’Enza. Obiettivo degli incontri era quello di far conoscere ai ragazzi il contenuto della satira, la sua metrica, la sua struttura, la sua genesi, la sua musicalità (fare sperimentare ai giovani che vi è, nei testi delle satire, una musicalità naturale, spontanea che potrebbe avere un discreto spazio anche nella musica attuale per la cadenza e il ritmo).

Ci dice Nicola, organizzatore degli incontri: «Il progetto “Lingua Viva” vuole non solo valorizzare questa pratica culturale, ma anche stimolare giovani autori e la comunità locale a reinterpretarla in chiave contemporanea, dimostrando che il dialetto è ancora uno strumento significativo per raccontare la realtà di oggi».

Molti dei testi utilizzati per i due giorni del corso ora si possono ascoltare su linguaviva.eu come podcast (linguaviva.eu/i-satrai-del-monte-fosola) “che include testimonianze di storici locali (Giuseppe Giovanelli, Normanna Albertini, Savino Rabotti), letture di satire dialettali eseguite da persone del luogo e un racconto audio sulla storia delle satire nell’Appennino reggiano, arricchito dai ricordi collettivi e dalle trascrizioni storiche disponibili”.

Personalmente a sorprendermi è il luogo dove nasce e parte questa nuova esperienza.

Per me che sto frugando fra le pieghe del dialetto ormai da quaranta anni, mi è sembrato di ricominciare daccapo. Le satire le conoscevo fin da ragazzo: la domenica pomeriggio o il lunedì dopo il mercato arrivava anche da noi, a Castellaro, l’eco delle novità in materia. Ma, per le ricerche, il primo contatto serio col dialetto locale e con la satira l’ho avuto tramite LA VÉTA MUNTANARA di Giovanelli prof. Giuseppe e Camilla Benassi - 1977. Punto di partenza per il professore era stato Felina, culla di satirai e tuttora luogo di personaggi particolari che ancora la coltivano e ne continuano la tradizione.

I due giovani in questione hanno ripreso proprio da lì, con incontri in una biblioteca che ha un nome fiabesco: La Marmacola, gestita dall’omonima associazione (La Marmacola APS), frequentata da giovani ma anche da un bel numero di adulti che recitano a memoria le satire antiche, gli aneddoti sui loro autori e sui protagonisti, e quel che conta, rivivono quei momenti dal vero, partecipandoli. Potete contattare l’associazione, eventualmente anche per collaborare, all’indirizzo lamarmacola@gmail.com.

Chi sono i due giovani che hanno deciso di imbarcarsi in questa avventura. Uno si chiama Nicola Bonacini, è un affermato musicista nel territorio appenninico, è nato a Reggio ma vive a Felina, capace di utilizzare al meglio gli strumenti tecnici attuali.

L’altro è Davide Del Rio, originario di Castelnovo, impiegato bancario con hobbies per il dialetto (ha già pubblicato un volume di Proverbi della zona), per l’ambiente, con la voglia di diffondere cultura organizzando eventi, leggendo di persona i testi. L’uno e l’altro lavorano in sordina, non si preoccupano di comparire.

Per operare in questo campo ci sono ancora tanti posti liberi, e chi pensa di potere essere utile (e lo possiamo essere tutti in un modo o nell’altro) c’è solo da fare il primo passo, poi al côši al s’ajústne da lû

Savino Rabotti