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l'intervista di Ornella Coli a Nicholas Goldoni

Il VEZ racconta i social dal suo punto di vista

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Nicholas Goldoni, giovane content creator originario di Felina, nell’Appennino reggiano, ha raccontato la sua esperienza e la sua visione sui social network durante un’intervista condotta da Ornella Coli per il programma "Radionova Dossier". A soli 23 anni, Nicholas è riuscito a trasformare una passione nata per gioco in una professione vera e propria, lavorando con diverse piattaforme digitali e collaborando con aziende.

Un lavoro a tutti gli effetti

«Usando un inglesismo, il termine che utilizziamo più spesso tra “colleghi” è content creator», spiega Nicholas. «Secondo me è un lavoro a tutti gli effetti: paghiamo le tasse, abbiamo la nostra partita IVA, quindi non è diverso da qualsiasi altra professione».

La sua carriera è iniziata sei anni fa, durante la pandemia, quando le restrizioni l’hanno spinto a cercare un modo per impiegare il tempo. «Andavo ancora alle superiori. Mi piace riempirmi le giornate, non riesco a stare fermo e sono un tipo espansivo, non ho mai avuto problemi a farmi vedere. Ho cominciato per scherzo, mandando i primi video agli amici. Poi, improvvisamente, tutto è esploso».

Nicholas riflette anche sui cambiamenti che i social hanno subito nel tempo e sulle sfide che i content creator devono affrontare: «Quando decidi di fare un video, dipende molto dalla piattaforma. Io ho tutti i social, ma da un po’ mi sono fermato perché mi ero stancato. Le logiche di TikTok e Instagram, ad esempio, puntano tutto su contenuti brevissimi: i ragazzi oggi hanno una soglia d’attenzione bassissima, reggono al massimo 15 secondi di video. Questo, per me, è assurdo».

Secondo Nicholas, questa dinamica sta spingendo i creator a puntare più sulla quantità che sulla qualità dei contenuti: «Per attirare l’attenzione, molti usano stratagemmi poco interessanti o educativi. Ma quello che metti su internet resta per sempre e rischia di sporcare la tua immagine».

Nonostante ciò, per lui il lato economico non è mai stato una priorità: «Ci ho messo 4 o 5 mesi, caricando 3 o 4 video al giorno, a capire che i social stavano diventando qualcosa di serio. Però non ho mai pensato: “Continuo a fare video per avere un ritorno economico”. L’ho sempre fatto per divertimento, creando contenuti che suscitassero risate».

Il rapporto speciale con i follower

Nicholas si sofferma sull’impatto emotivo dei social: «Sono dell’idea che, se qualcuno si sente solo, può trovare conforto in chi crea contenuti online. Ricordo, ad esempio, quando facevo le live su Twitch: alcuni ragazzi mi scrivevano dicendo che si rivedevano nelle mie parole, che li tenevo compagnia in momenti difficili. Questo mi fa capire quanto sia importante ciò che facciamo».

Lui stesso, però, si ritiene fortunato: «Non ho mai provato quella solitudine di cui mi parlavano, perché ho amici meravigliosi. Non servono tanti amici cari, è una fortuna incontrare anche solo poche belle persone nella vita. Coi miei amici mi confido sempre, anche se non mi aspetto che risolvano i miei problemi: mi basta condividerli con loro». 

Dal dialetto emiliano ai social globali

Il nickname di Nicholas, “VEZ”, ha un’origine curiosa: «È un termine dialettale, significa amico, ragazzo. È più bolognese che emiliano, ma l’ho sempre usato, è molto comune».

Il percorso di Goldoni dimostra come i social possano offrire opportunità uniche, ma anche quanto sia importante utilizzarli con consapevolezza. «Spero che tanti possano intraprendere questa strada come ho fatto io. Non perché sia speciale, ma perché è un lavoro che può dare soddisfazioni, come passare da fare video nella tua stanza a collaborare con aziende. È anche molto divertente».

Nonostante la sua carriera online, Nicholas non ha mai perso di vista i suoi valori personali: «Il mio sogno nel cassetto, che spero un giorno si realizzi, è avere una famiglia. Credo che i social, da questo punto di vista, abbiano un po’ allontanato le persone dal temi importanti della vita, come la famiglia appunto».