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Elda e Pietro raccontano: il pitale

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Pietro mi scrive:
“Si hai ragione al giorno d’oggi esistono tante comodità che una
volta non c’erano e non nego che siano di grande aiuto, però non
voglio nasconderti che certe cose degli anni 50 – 60 mi mancano.
Non voglio nasconderti che era piacevole, andare a letto con le
lenzuola tiepide, scaldate col braciere posato sulla base del
famoso “prete” che teneva alzate le coperte e fare la pipì nel
“pitale” che tutti tenevano a portata di mano sotto al letto.
Negli anni 50 la mattina incontravi tante persone che senza
vergogna uscivano di casa col “pitale” in mano, da vuotare nella
stalla, nel letamaio o in un fosso dove scorreva l’acqua.
Quando poi quest’oggetto era tenuto coperto da un foglio di
giornale o una pagina di “Grand Hotel”, allora significava che
oltre alla pipì, c’era qualcos’altro.
Comunque quel gesto quotidiano era anche uno spunto per
salutare qualcuno, via facendo e magari scambiare qualche
simpatica battuta.
Caro Pietro, oggi primo dell’anno qui in casa sola, come mi
succede da qualche anno, tu hai trovato il modo di farmi ridere
nonostante la distanza che ci separa.
Si mi hai fatto ridere con questo “pitale” da noi chiamato
volgarmente “bucal” toccava a me che ero la più piccola versarli
nel “guradello” e sciacquarli sotto la fontana. Quando poi
giornalmente andavo alla Macchiusa dalla dolce mia zia Vilma,
più di una volta mi diceva:

“Fam al piasèr và a vudam i bucà in t’al fòss” Fammi il piacere va
a vuotarmi i vasi nel fosso.
Così li sciacquavo anche, lei aveva sempre tanto da fare con
quattro uomini in casa, e io mi sentivo onorata per quell’incarico.
Pietro riprende la parola e mi racconta che in quegli anni i due
“pitali” potevano essere anche un regalo di nozze e chi poteva
permetterselo oltre ai vasi regalava l’arredo completo la
“toilette” con catino rotondo brocca per l’acqua e portasapone.
Certo Pietro in casa mia ce ne sono due, uno molto semplice in
ferro lavorato e smaltato bianco, apparteneva alla bisnonna
Ersilia 1850 circa e l’altro era di nonna Pina 1920 in ferro nero
con bancali in marmo bianco molto elegante con accessori in
ceramica, tutte cose che sono arrivate dalla famiglia di mio
marito in casa mia ci si lavava nel fosso fino al 1960.
Però i “pitali” esistevano anche da noi, nascosti di giorno nei
comodini, si tiravano fuori la sera e si mettevano a portata di
mano sotto al letto, noi il “cagatore”, cioè il gabinetto, lo
avevamo sopra al fosso a cinquanta metri da casa e bisognava
attraversare la strada, un po’ scomodo per la notte.

Elda Zannini