Il 5 gennaio 1944, 80 anni fa, Felice Montanari, giovane partigiano conosciuto con il nome di battaglia “Nero”, compiva un gesto estremo per non cadere nelle mani dei fascisti. Aveva solo 18 anni quando decise di togliersi la vita con un colpo alla tempia, preferendo la morte a una probabile tortura che avrebbe potuto mettere a rischio i suoi compagni e la Resistenza.
Braccato dalle camicie nere, Montanari si era rifugiato al Casello 23, appena fuori Boretto. Qui, circondato dai fascisti, si difese con coraggio per due lunghe ore, utilizzando tutte le munizioni a sua disposizione. Quando non ne ebbe più, consapevole del destino che lo attendeva, scelse di non cadere vivo nelle mani dei suoi aguzzini. Temeva di non poter resistere alle torture e di essere costretto a rivelare informazioni preziose per la causa partigiana.
Prima di compiere il gesto estremo, Montanari lasciò un messaggio sul muro del Casello, un ultimo pensiero che ancora oggi testimonia la sua dedizione e il suo sacrificio: “Perduto, portate un fiore”.
Oggi, il sacrificio di Felice Montanari continua a essere ricordato come un simbolo di coraggio e fedeltà agli ideali della Resistenza. Per onorare la sua memoria oggi i Comunisti Reggiani hanno portato un fiore al Casello 23, rispettando la volontà del giovane partigiano. Un gesto semplice ma carico di significato, che rinnova l’impegno nei valori della Lotta di Liberazione.