La fine dell’anno è, quasi sempre, tempo di bilanci e anche al CSI si “tirano le somme” di questa prima trance di stagione. Per il Centro Sportivo le annate non sono quelle solari ma sono sportive e dunque partono dal 1 luglio per terminare il 30 giugno dell’anno successivo.
«Per alcune discipline potremmo trarre un bilancio finale – spiega il presidente Alessandro Munarini - per altre parziale considerando che termineranno a giugno. È comunque un bilancio positivo a livello di numeri (circa 57.000 i tesserati), di entusiasmo, di partecipazione e di proposte. Oltre alle solite discipline consolidate ce ne sono state altre che sono cresciute. Prima tra tutte è il padel. Poi abbiamo fatto molto bene con il circuito della Montagna nell’atletica, il torneo della Montagna e lo scolastico hanno confermato i numeri… siamo cresciuti molto anche da un punto di vista della formazione degli istruttori e anche dei dirigenti: oggi abbiamo persone qualificate anche per adeguarci alle normative della riforma dello sport»
Il prossimo anno il CSI nazionale compie 80 anni. Secondo lei cosa manca oggi?
Mi vien da dire, con un filo di nostalgia, che quello che manca è il ritorno alle origini. Si è lavorato e investito tanto per formare e crescere i dirigenti che oggi trainano l’intero mondo CSI sia a livello nazionale che a livello locale. Sono delle grandi professionalità. Ma forse abbiamo tralasciato la formazione delle origini, quella incentrata sulla persona. Oggi vedo al centro più l’attività sportiva che la persona.
Che festeggiamenti sono previsti?
Il 17 maggio faremo due grandi eventi in centro a Reggio: uno in piazza Prampolini e un altro in piazza Casotti dove il CSI è nato ed è rimasto fino agli anni 90. Daremo risalto ai nostri ottant'anni in tutte le nostre manifestazioni. Nella stagione 2025/2026 toccherà al nostro comitato spegnere 80 candeline.
Che cosa augura a tutti gli sportivi per questo Natale?
Faccio a tutti gli auguri di un santo Natale e che il 2025 sia un anno proficuo di sfide da affrontare e vincere. Il CSI c’è sempre al fianco di tutti. L’augurio che invece faccio allo sport è che sia foriero di segnali di speranza in cui l’attività non sia solo sinonimo di benessere e salute del fisico ma possa veicolare valori come rispetto, educazione e crescita per tutti quei ragazzi che saranno gli uomini e le donne del domani.
Il 12 gennaio si rinnovano le cariche del comitato reggiano. Si ricandida a presidente?
Certo.
E quale sarà il suo “programma elettorale”?
Comincio col dire che ci sarà un maggior impegno nella relazione con le pubbliche amministrazioni. Vorrei che tutti capissero l’importanza della pratica sportiva e del grande patrimonio che rappresentano tutte le società sportive disseminate sul nostro territorio: altro non sono che baluardi per la crescita dei nostri ragazzi. Saremo al fianco delle società stesse e ci faremo tramiti nel dialogo tra loro e le amministrazioni.
Poi?
Certamente punterò sulla formazione dei dirigenti che si rifaccia alle origini. Dobbiamo ricordarci da dove veniamo, dalle indicazioni di papa Pio XII che ha fortemente voluto e creduto che l’educazione e l’evangelizzazione potesse passare anche dallo sport. Il legame con la Chiesa deve essere indissolubile e deve sempre essere portato avanti e vorrei che come la Chiesa anche noi avessimo la vocazione alla missionarietà. Del resto, il CSI è aperto a tutti e quindi lo abbiamo nel nostro DNA. A proposito di missioni, stiamo collaborando con il Centro Missionario Diocesano per iniziare una raccolta fondi per la ristrutturazione di una palestra in Amazzonia.
A livello sportivo, invece cosa prevede?
Mi piacerebbe implementare le nostre discipline. Attualmente sono 17 o 18 ma vorrei raggiungerne altre facendole nostre, quindi organizzando eventi e manifestazioni per ogni attività. E coinvolgere sempre di più le società sportive.
All’assemblea di gennaio, oltre a presentare la summa del lavoro del mio attuale mandato, con l’aiuto di Samuele Adani, abbiamo pensato di sottoporre ai dirigenti presenti un questionario che possa aiutarli a portare nuove proposte e nuove idee da restituire in seduta plenaria così che il presidente eletto possa prendere l’impegno davanti all’assemblea riunita.
Lei è il responsabile nazionale dello sport per disabili del CSI. A che punto è il nostro Paese in questo settore?
Alcuni diversi anni fa ormai, il presidente nazionale mi ha chiesto di potermi occupare di questa cosa E io che collaboro con la cooperativa CORES da tempo, ho accettato entusiasta portando la mia esperienza. Sportivamente è un movimento molto grosso e si molta fatica a renderlo “nazionale”. Mi spiego, in ogni comitato ci sono società sportive che organizzano delle attività con atleti disabili e purtroppo sono poche quelle che poi hanno una rilevanza a livello nazionale. Ad oggi sono circa 15 mila gli atleti praticanti tesserati e di cui si ha riscontro, anche se secondo me il numero è maggiore. Lo sport per i disabili è fondamentale. Se fatto bene, aiuta le persone a scoprire e ad assaporare le proprie capacità creando quel benessere emozionale che fa molto di più di tante terapie.