Il 1948 fu un anno chiave per la creazione di nuove relazioni tra stati, costretti a fare i conti con le macerie della seconda guerra mondiale, sia sul fronte dei trattati che su quello delle agenzie multilaterali fondate con lo scopo di promuovere il dialogo e la pace.
L'atto costitutivo dell'Unesco, ratificato nel novembre di quell'anno, era un esempio smagliante della volontà di intessere rapporti di cooperazione e collaborazione tra Paesi, nel caso specifico basati su cultura/educazione/scienza, con lo scopo di rendere sempre più un ricordo la guerra come "politica portata avanti con altri mezzi".
Pia illusione, diremmo con il senno di poi; eppure, i leader politici e gli esperti che si impegnarono ad imprimere una nuova, contrastata direzione alle relazioni internazionali erano tutt'altro che sprovveduti o ingenui rispetto alla possibilità di eliminare i conflitti dal panorama mondiale.
Tuttavia, per queste persone contava mostrare un sentiero alternativo all'umanità piagata dai postumi di due guerre mondiali e, in parte, ancora in fermento per ottenere indipendenza e libertà dal giogo coloniale.
In questa stessa ottica possiamo collocare anche l'entrata in vigore della Costituzione italiana, la nostra carta fondamentale che nacque dall'opera di sapiente mediazione svolta dalle forze democratiche che si erano opposte al nazifascismo solo qualche anno prima.
E' questo il panorama in cui si inserisce la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, emanata il 10 dicembre del 1948, dall'assemblea generale delle Nazioni Unite.
Una sorta di linea guida non vincolante per gli stati, eppure imprescindibile stella polare su cui fondare trattati e convenzioni dedicate a promuovere il benessere dei singoli e delle comunità, a partire dall'affermazione e dal riconoscimento dei loro diritti innegabili, globali, imprescindibili.
La Dichiarazione parla dell'essenza stessa dell'essere umano, dei suoi bisogni primari, come quelli legati alla sua sopravvivenza fisica, così come di quelli che, pur non essendo legati alla mera materialità, sono costitutivi della nostra stirpe e della storia di soprusi e di lotte che l'ha plasmata.
Ecco allora che, innanzi all'impotenza alimentata dallo stato di guerra diffusa e dalle prevaricazioni in luoghi che dovrebbero essere di pace nel quale siamo immersi, forse una forma di dissidenza pacifica rispetto all'indifferenza può anche stare nella condivisione di un pensiero, di una una poesia, di un'immagine - con lo scopo di riflettere insieme su un altro mondo possibile.
Vi invitiamo pertanto ad inviarci il materiale che avete scelto o prodotto all'indirizzo [email protected], entro il 5 dicembre 2024; il 10 dicembre verrà poi pubblicato sulla pagina Facebook del Club per l'Unesco di Carpineti.
Forse alcuni di voi scuoteranno la testa, scettici e un po' sarcastici, per l'ennesimo goffo tentativo di lavare la coscienza pubblica con un post. Certamente, siamo consapevoli che questa iniziativa non farà tacere le armi o a far accettare l’idea che un diritto è tale se vale per tutti, sempre.
Tuttavia siamo anche convinti, come l'Unesco afferma nella sua carta fondante, che la pace prima di tutto debba essere coltivata nei cuori dei singoli perché possa fiorire nel mondo esterno e che se l'essere umano smette di interrogarsi e di confrontarsi con i suoi simili il caos prenderà il sopravvento. Come è già accaduto. Aspettiamo quindi, fiduciosi, le vostre piccole, tenaci gemme di pace.