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L'INTERVISTA

La scrittrice Guidarini: «Con mia mamma richiesta la medaglia d’onore per alcuni familiari»

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La scrittrice Chiara Guidarini, assieme alla madre Marisa Menozzi, ha inoltrato domanda alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Comitato per la concessione delle medaglie, per il conferimento di quattro medaglie d'onore riconosciute dal Governo agli Internati militari italiani e Internati civili Italiani.

La domanda è stata presentata a gennaio 2024.

La nostra intervista

Chiara, per chi sono state richieste le medaglie?

Mi preme sottolineare la possibilità, per chi non lo sapesse, che il Governo con “L’articolo 1, commi 1271 – 1276, della legge finanziaria per l’anno 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) ha previsto la concessione di una medaglia d’onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale, che abbiano titolo per presentare l’istanza di riconoscimento dello status di lavoratore coatto, nonché ai familiari dei deceduti”

Questo significa che, qualora sussistano le condizioni e dopo opportuna verifica da parte della commissione competente, agli aventi diritto vengono corrisposti i riconoscimenti previa richiesta da parte di un famigliare.

Mi sembra un atto dovuto per i nostri cari che hanno vissuto la “Germania nazista”, e quasi in tutte le famiglie italiane ci sono una, due, tre persone che hanno dovuto transitare nei lager e nelle prigioni tedesche, riuscendo a scappare e rientrando in Italia in condizioni quasi disumane, portando dietro storie di coraggio e di dolore.

Le medaglie che io e mia mamma abbiamo richiesto riguardano lo zio Lelio Fontanesi, classe 1912, internato militare, e i nonni, Gino Menozzi e Angiolina Fontanesi, che erano lavoratori in Germania e, in Germania, è nato il loro secondo figlio, Franco Menozzi, anche lui meritevole di medaglia.

Come è nato l’interesse per questa ricerca?
nonno gino

Siamo nel 2017 e io sto facendo le ricerche per il mio libro Melocium. Come evoca il nome “Melocium – Minozzo – Menozzi” mi piaceva legare il cognome di mia madre a quello del mio paese e sapendo che nel XIII secolo i Da Dallo avevano iniziato a farsi chiamare “Da Melozzo” (Da Dallo diventa Dalli, quindi Da Melozzo poteva diventare Menozzi), una sera d’inverno davanti alla stufa e col pc acceso facevo ricerche sui cognomi.

Nella mia famiglia gravava una leggenda che parlava di un bambino in Germania, le cui sorti rimanevano oscure: in una Germania distrutta e bombardata dagli alleati, mia nonna venne separata dal suo bambino e sconvolta, rientrò in Italia senza di lui.

La mia ricerca su internet mostrò, tra gli altri, il sito dei “Dimenticati di Stato” dove trovai l’iscrizione che dichiarava il piccolo Franco Menozzi deceduto nel settembre del 1944. Vorrei poter descrivere l’emozione provata! Da sempre tentavo di capire se e come ricostruire i passi dei miei nonni in Germania perché loro non amavano parlarne e tutto quello che avevamo erano i pochi ricordi di mia madre; inoltre la storia vera si confondeva con la leggenda e la leggenda parlava di un altro bambino, Sergio, rimasto in Germania.

Nel 2017 iniziò il nostro viaggio alla ricerca di quei bambini, ricalcando i passi dei nonni, coinvolgendo formidabili comuni reggiani e tedeschi, Istoreco, gli archivi di Bad Arolsen.

Dove vi ha portato questo viaggio?
zio lelio

Grazie ai “Dimenticati di stato” e al censimento degli italiani sepolti all’estero sapevamo dove si trovava Franco: rimaneva solo da andare a posare un fiore sulla sua lapide e portare in Italia, dove riposano i nonni, un suo ricordo. Nell’aprile del 2018 eravamo a Francoforte sul Meno, al cimitero militare.

Non so dire quante lapidi ci siano, quanti nostri soldati, ragazzi, vite spezzate, si trovino in ordinate file in quello spazio enorme, curatissimo. Mentre scrivevo di questo cimitero per il mio libro sulla guerra, ho scritto anche “quello è il luogo dove la Germania chiede perdono”.

Questa è stata la sensazione semplice e diretta.

Perché anche dopo, coi fatti che seguirono perché ancora mi trovai a scrivere ad Hannover – grazie alla professoressa di tedesco Giuliana Sciaboni che mi ha fatto da tramite – non ho potuto fare a meno di notare il grande impegno che le generazioni “future” avevano nei confronti di quelle nostre passate.

Nel 2021 ci fu un altro colpo di scena legato a questa ricerca, che non è ancora del tutto finita: di tanto in tanto si aprono archivi, si riceve qualche informazione in più, e qualche tassello finisce al suo posto.

Quando i tasselli saranno più o meno tutti in ordine, scriverò un articolo sulla storia dei nonni. Per ora l’ho romanzata perché non voglio che niente di quello che hanno passato vada dimenticato. Non per me, ma per loro.

Per quanto riguarda lo zio Lelio, è stato molto più semplice perché mio zio era un grande conservatore per giunta ordinatissimo.

Ho tutta la documentazione che riguarda il suo riconoscimento di prigioniero; in più da Istoreco ho scaricato il ruolo matricolare e da Bad Arolsen la parte dell’internamento. Fu un soldato, sergente, catturato all’Isola d’Elba e destinato ai lavori a Monaco.

Fuggì ad aprile del 1945. Purtroppo non ho idea di come rientrò in Italia, ma attualmente sto cercando il verbale di interrogatorio che deve aver rilasciato e sono fiduciosa: se è ora che anche questa storia venga alla luce, il verbale arriverà.

Fino ad arrivare al 2023…
nonna angiolina

Sì, quando scopro dal gruppo degli IMI di Facebook che c’è la possibilità di richiedere la medaglia d’onore. Ho provato. Ho scaricato i moduli, preparato la documentazione necessaria.

Il 31 gennaio 2024 ho inoltrato la raccomandata. A marzo ho ricevuto la telefonata dove venivo informata che la domanda era stata accolta per tutti e 4.

Due medaglie sarebbero state conferite tra il 2024 e 2025 e le altre due in seguito.

Il primo DPR è di giugno 2024 e sono state decretate le medaglie relative a nonno e zio; successivamente la Prefettura mi ha contattata per definire alcuni passaggi.

A ottobre sono stata informata che tutte le medaglie sono state coniate e devo solo attendere che ci chiamino dalla Prefettura di Reggio Emilia per ritirarle.

Siamo in attesa di indicazioni e l’emozione è tantissima.

Per ora ho fornito il mio nome e quello di mia madre, come competenza per il ritiro delle prime due medaglie; mia mamma ritirerà quella di suo padre e io quella dello zio.

Nella mia vita ho fatto tantissime cose che mi hanno dato tantissima soddisfazione, ma credo che poter fare qualcosa per chi non c’è più e che ha lottato per darci un futuro, sia la soddisfazione più grande.

Tenere in mano un’onorificenza non mia, ma straguadagnata da un’altra persona, è un privilegio e un onore enorme.