CA’ D’CUDO’
Sempre sulla via di Carnola, arrivati alla “Fossa di Riccò”, sulla destra c’era un sentiero, non è la prima volta che vi parlo di sentieri, allora quasi su ogni confine di terra ce n’era uno.
Bene, ora vi sto parlando di questo che si trovava sulla riva di un torrente, che scendeva da sotto la Pietra e formava questo laghetto chiamato “Fossa”, poi da lì scendeva anche lui verso il Dorgola, che a sua volta sfociava nel fiume Secchia in località Pianello.
Torniamo a questa stradina pedonale che a un certo punto, girava a sinistra inoltrandosi in un bosco e ti portava alla casa di “Cudò”.
Ci abitavano questi due vecchietti, che si volevano un bene dell’anima, soli, in questa cucina ampia col camino acceso e il pavimento di mattoni, a me sembrava la casa delle fate.
Difatti la vecchia (Catèra) Caterina, con quella cuffietta nera in testa, da dove usciva una striscia bianca, là dove le incorniciava il viso e l’abito sempre nero, lungo fino ai piedi con quell’ampia gonna arricciata in vita, che quando si sedeva, lasciava sbucare dall’orlo, il pizzo di sangallo, candido della sottoveste e lo scialletto sulle spalle, sembrava uscita da un libro di fiabe.
Il marito, sempre col cappello in testa e la pipa in bocca, camminava appoggiandosi a un bastone ricurvo “zanetta”.
Nell’aia galline e chioccia coi pulcini e naturalmente la capra per il latte giornaliero.
La domenica poi li vedevi passare sottobraccio, piccoli, ricurvi, ma non perdevano mai la messa domenicale, camminavano sgranando il rosario.
Quando poi c’era qualche processione, allora lui indossava una mantellina che gli copriva le spalle rossa bordata di giallo o arancione non ricordo bene e lei l’abito bianco lungo fino ai piedi e le cingeva la vita un nastro rosso che finiva con un fiocco molto lungo sul davanti verso il fianco destro. Quella era la divisa dei “Confratelli e delle Consorelle” di quel tempo.
Lui era chiamato Cudò, forse in passato qualcuno mi avrà detto il suo vero nome, ma ora non lo ricordo.
Raccontavano che avevano un figlio che si era buttato negli affari con le prime macchine da trebbiare il grano, ma gli affari non erano andati bene ed erano spariti i soldi del padre (se li era mangiati).
Certamente chiacchiere della gente sempre e soltanto chiacchiere loro non si sono mai lamentati di niente.
Io vedevo questi due vecchietti che si amavano ed erano sempre solo loro due, non alzavano mai la voce, si lo ripeto per me due personaggi da favola in quella casetta dentro al bosco, col loro pozzo dove c’era acqua potabile in abbondanza, per la casa e per l’orto, lontani da tutto e da tutti, chi altri poteva essere più felice di loro? Si forse le favole mi hanno sempre attirato.
(Elda Zannini)