RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
«L’insipienza politica del centro-destra. Ho detto e predicato in lungo e in largo: se volete un montanaro di destra in regione, votate Tacchini. Per questioni di numeri (leggasi quorum) gli altri non possono essere eletti. Egoismi di politici voraci ed insipienza dei dirigenti del centro destra hanno vanificato l'unica concreta possibilità. Fare squadra non esiste proprio...che tristezza, che pochezza d’intelletto!»
Cesare Gigli
Questa considerazione sulle elezioni regionali può non mancare di logica, ma va tenuto nondimeno presente che il centrodestra è una coalizione, e ciascuna delle sue componenti punta, legittimamente, ad aumentare i propri consensi, anche per il tramite di candidati in grado di richiamare fiducia, e preferenze, il che aiuta a far crescere anche i numeri della coalizione nel suo insieme (aspetto tutt’altro che secondario, a mio modesto vedere), come è accaduto in tre Comuni della nostra montagna e provincia..
Diversamente occorrerebbe trasformare la coalizione in un unico partito, quale fu la Casa delle Libertà concepita nel 2000 dal Cavaliere, e dunque con un salto all’indietro, passando quindi dal bipolarismo al bipartitismo, visto ciò che pare stia succedendo sul versante della sinistra, dove il campo largo sembrerebbe confluire all’interno di un unico partito, ingrossandone le fila e rinunciando così alle differenti articolazioni e “sensibilità” che dovevano esserne la ricchezza (da quanto sentivamo dire).
Allorché un partito si ingrandisce assorbendone altri, può tuttavia capitare che al suo interno abbiano a nascere le correnti, non di rado in reciproca “competizione”, e dunque comparabili in certo qual senso alle componenti di una coalizione, talché non vedrei grande differenza tra i due modelli, e l’importante, a mio avviso almeno, resta il fatto che una coalizione non si divida quando si tratta di individuare la figura chiamata a rappresentarla (vedi ad es. nelle candidature a Sindaco o Presidente di Regione).
P.B. 20.11.2024