La domanda che chi vive e lavora nella montagna reggiana si chiede è: che montagna vogliamo?
La risposta è che vogliamo una montagna da vivere, non da visitare. Dove la gente abita, cresce i figli, lavora, non solo dove va al sabato per un pic-nic o una grigliata due volte l’anno.
La montagna è una parte fondamentale della provincia reggiana, occupa il 40% del territorio e ci vive il 10% della popolazione ma è la grande assente nel dibattito pubblico in questa campagna elettorale per le Regionali.
Va dato atto alla Regione Emilia-Romagna di essere intervenuta ad hoc in questi anni con interventi sulle aree interne e bandi importanti sull’agricoltura.
Tuttavia la montagna reggiana vive ancora oggi problemi importanti: il calo demografico che qui si sente più che altrove; servizi alla persona distanti e sempre meno funzionali; la sanità; infrastrutture da potenziate sia fisiche sia informatiche; la manutenzione; il reddito che non rimane sul territorio.
Eppure, di questo si parla poco o nulla.
Personalmente credo invece si debba procedere con proposte concrete e tangibili.
Cosa fare:
1) Serve investire in modo strategico, non assistenziale su questa parte del territorio. Bisogna trasferire delle eccellenze in montagna, per farla tornare ad essere un punto strategico della provincia.
2) Portare infrastrutture: la fibra deve essere completata per permettere alle imprese di lavorare e di fare smart working. Deve essere potenziata la tratta della Ss 63, così come già richiesto ad Anas più volte negli ultimi anni senza alcuna soluzione, soprattutto nella tratta di Vezzano-Bocco e della Gatta-Pianello.
3) Bisogna fare un nuovo patto per la sanità in montagna investendo sulla medicina domiciliare per gli anziani, risolvere il problema dei bandi vuoti per i medici generali e rimettersi in ascolto delle esigenze della comunità, per la questione dell’ospedale Sant’Anna. C'è molto malcontento, ci sono state promesse fatte e non mantenute, inutile tacerlo. Occorre ricominciare a discuterne e trovare una soluzione. Non di meno, serve rivedere la riorganizzazione dei servizi territoriali, ormai in carenza cronica di organico.
4) Occorre procedere con la realizzazione dell’invaso di Vetto per risolvere i problemi della gestione delle acque. Serve puntare su manutenzioni, riforestazioni e e infrastrutture in questo settore.
Convengo sull’idea che debba volersi “una montagna da vivere, non da visitare”, ma sono molto meno d’accordo col dare “atto alla Regione Emilia-Romagna di essere intervenuta ad hoc in questi anni …”, sembrandomi, stando perlomeno a quanto ho potuto fin qui percepire, che si sia puntato parecchio sul turismo, ossia sulle presenze transitorie in questi nostri luoghi, il che può aver senz’altro aiutato la loro economia, e continuare a farlo, ma non vi crea tessuto sociale, il quale ha invece bisogno di residenzialità e di permanenze stabili (specie di famiglie), viste un po’ ovunque come la strada maestra per dare futuro e prospettive alle cosiddette “aree interne” (di cui siamo parte).
Circa poi i quattro punti elencati dall’esponente PD, riguardo ai quali occorre procedere, a suo dire con “proposte concrete e tangibili”, che porterebbe verosimilmente avanti qualora avesse ad entrare nel Consiglio regionale (se figura tra i candidati), viene spontaneo pensare che poco o nulla sia stato fatto sinora in proposito, e se così fosse l’esponente PD dovrebbe chiederne innanzitutto conto alla propria parte politica, dal momento che la stessa governa da sempre la nostra Regione, e non le è dunque mancato il tempo per poter intervenire in merito, il che, a sua volta, darebbe ragione a chi ritiene che per “invertire la rotta”.occorre un ricambio nella guida politica della Regione.
P.B. 13.11.2024