L'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti scuote il mondo politico, dentro e fuori dai confini americani. Per i candidati alle prossime elezioni regionali e le diverse figure politiche emiliane, questa svolta storica è molto più che un evento internazionale: rappresenta uno spartiacque che influisce anche sulle scelte locali e sullo scenario politico italiano. Le loro opinioni, espresse nelle nostre interviste, riflettono visioni e strategie che potrebbero orientare il futuro della nostra regione. Ecco perché abbiamo scelto di raccogliere le loro voci, per comprendere come questa elezione influenzi anche noi, qui e ora.
I primi commenti delle forze politiche emiliane
Emanuele Ferrari, sindaco di Castelnovo e presidente dell'Unione Montana
«La vittoria di Donald Trump appare chiara e netta, e nelle sue dimensioni appare piuttosto preoccupante. Credo ci sia da aspettarsi un periodo di chiusura per quella che per tanti aspetti viene ancora ritenuta la più grande democrazia del mondo, ma che negli ultimi anni appare un po’ appannata. Credo che il risultato dovrebbe essere materia di riflessione anche in Italia per chi si riconosce nei valori della sinistra e del Partito Democratico, perché negli Stati Uniti questa è anche una crisi del Partito Democratico. Non credo siano da cercare modi di addolcire la pillola: questa sconfitta delle forze progressiste e riformiste ci deve interrogare nel nostro Paese e in Europa. Evidentemente abbiamo molto terreno da recuperare nel contatto con la gente, gente che ha votato un candidato come Trump che ha modalità comunicative irruente, spesso razziste, che sono agli antipodi dei valori democratici».
Giuliana Sciaboni, candidata regionale a Reggio Emilia per la lista civica “Lealtà Coerenza Verità di Luca Teodori”
«Rispettiamo la scelta del popolo americano e mandiamo le nostre congratulazioni al 47° Presidente della Casa Bianca.
Dalle reazioni di entusiasmo della nostra classe dirigente si evince, ancora una volta, la mancanza di indipendenza e la totale sudditanza dei nostri politici agli Stati Uniti d’America, a prescindere dal risultato. Per noi anche Donald Trump, così come Kamala Harris, è un rappresentante del capitalismo e dell’establishment globalista, sostenuto dalle grandi lobby del potere.
In ogni caso, basandoci sulle sue dichiarazioni, auspichiamo che il cambio di governo apra a un dialogo costruttivo per affrontare le sfide geopolitiche che attanagliano il nostro presente.
Personalmente auspico che questo cambiamento porti alla fine delle guerre in corso, in particolare quella tra Russia e Ucraina e quella tra Israele e Palestina, che sta dilagando pericolosamente nel resto del Medio Oriente.
Gli americani si sono sentiti traditi dai democratici su questioni fondamentali come i diritti umani. Israele è costata ai democratici la perdita delle elezioni. I milioni di americani contrari all’invio di armi a Israele hanno fatto una scelta diversa, quella che hanno considerato ‘la meno peggio’. Forse la situazione con Trump non cambierà. Temo fortemente che la politica americana in Medio Oriente a sostegno di Israele possa non cambiare sostanzialmente tra repubblicani e democratici.
Tuttavia voglio sperare che Trump sia lungimirante. Auspico che s’impegni a trovare soluzioni efficaci e alternative all’invio di armi per la risoluzione dei conflitti in atto e faccia passi concreti per arrivare a un compromesso di Pace duratura.
Confido che Trump sfrutti la sua amicizia, il suo rapporto personale con il primo ministro israeliano Netanyahu, di cui tanto si vanta e che personalmente non condivido, per porre fine al genocidio in corso in Palestina, per permettere l’applicazione del diritto umanitario internazionale e l’ingresso degli aiuti umanitari (medicinali, cibo, acqua) per una popolazione giunta allo stremo. Una popolazione martoriata da una quantità di bombe mai sganciate prima con una tale frequenza e intensità in un lasso di tempo delimitato, un anno e un mese. Tramite i social media e i giornalisti che ogni giorno sul campo mettono a repentaglio la propria vita per testimoniare le atrocità che l’umanità sta commettendo, stiamo tutti quanti assistendo, in diretta, a una guerra terrificante. Una guerra che colpisce prevalentemente i civili, i bambini. Immagini e scene strazianti, che fanno perdere la speranza nel genere umano, come se non avessimo imparato nulla dalla Storia. Non possiamo voltarci dall’altra parte e fare finta di niente. Auspichiamo non lo faccia nemmeno Trump».
Anna Fornili PD
«Sono democratica per cui per me non è una bella giornata. Il popolo americano ha deciso e adesso bisognerà vedere cosa accadrà. Da un punto di vista economico già in campagna elettorale Trump aveva ventilato ulteriori dazi per cui mi auguro non vadano a ricadere sulle nostre eccellenze. L'Emilia Romagna esporta molte eccellenze dall’agroalimentare, all’automotive, alla meccatronica che, tutti ci auguriamo, non debbano vedere aumenti doganali o restrizioni.
Da un punto di vista geopolitico vedremo come si vorranno muovere sui conflitti in Ucraina e in Medio Oriente che vorrei potessero trovare una strada di risoluzione diplomatica.
Infine, ma non da ultimo, sono preoccupata perché una destra sovranista che nega il cambiamento climatico costituisce un problema collettivo, che riguarda tutti noi. Visto anche gli ultimi eventi accaduti in Italia e in Europa».
Alessandro Aragona FDI
«Ho accolto con favore l’elezione di Donald Trump. Un Trump che ha battuto l’establishment dei democratici. E’ stata anche un’elezione che ha dato un segnale molto forte sulla decisione del popolo. Un voto ben chiaro nonostante la guerra mediatica fatta dalla sinistra.
Ora bisognerà vedere come si muoveranno e i provvedimenti che prenderanno. L’elezione negli Stati Uniti non ha solo ricadute in America ma anche su tutto il resto del mondo.
Per quanto riguarda i dazi che questo dipenderà dalle politiche economiche nazionali che vorranno intraprendere. Già nella precedente amministrazione, Trump, aveva dato spazio e valore al prodotto interno aumentando il pil americano con un beneficio per tutta l’economia. Sul fronte internazionale credo se ne avrà un grande beneficio e mi riferisco ai conflitti internazionali che potrebbero avere un decorso diverso. Chiudere questi conflitti vorrebbe dire riaprire mercati importanti anche per noi e l’Europa.
Sul punto del cambiamento climatico credo che l'elezione di Trump farà in modo che si rivedano definitivamente a livello internazionale alcune scelte folli per la tenuta economica di molti comparti industriali»
Alessandro Tacchini, consigliere comunale del Comune di Ventasso
«La vittoria di Trump è stata determinata dalla capacità di intercettare i problemi reali degli americani, che sono l'immigrazione, il caro vita, lo sviluppo dell'economia, il lavoro che l'amministratore democratica Biden-Harris non hanno saputo risolvere. Inoltre Trumph, nel suo precedente mandato presidenziale si è dimostrato uomo di pace facendo sottoscrivere a Israele e Paesi Arabi moderati gli accordi di Abramo per la pacificazione dei loro rapporti e di tutta quell'area martoriata.
In sintesi, la maggioranza degli americani hanno dato di nuovo fiducia a Trumph per ciò che ha fatto in precedenza e perché si fida che farà ciò che ha promesso. La Harris invece è stata bocciata dagli elettori per quel che lei e Biden non hanno fatto per risolvere i problemi cruciali degli americani e quindi è stata giudicata inaffidabile. Grande soddisfazione per Fdi che rappresenta i Conservatori italiani e guida quelli europei, per la vittoria dei fratelli repubblicani statunitensi».
Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco emiliano
«Crescono Dollaro Borsa e Bitcoin ... non ci sono dubbi ! Hanno vinto i ricchi ... pur con tanti voti di "poveri" . Bisogna farsene una ragione, rafforzare l'Europa, confrontarsi con la nuova realtà dell' America e sperare che i grandi principi di democrazia e libertà fondativi della rivoluzione americana e tutt' ora presenti nella società siano in grado di resistere».
Fabio Filippi, Forza Italia
«Mi auguro che Trump possa creare le condizioni per porre fine ai conflitti in Ucraina e in Medioriente. Farà certo meglio di Biden!
La vittoria di Donald Trump rappresenta il riscatto dell’America profonda, di quella parte della nazione che non si sente rappresentata dalle élite di Washington e delle grandi città. È il segno che i cittadini vogliono tornare a difendere i valori tradizionali, la famiglia e la sicurezza, senza piegarsi alle pressioni del globalismo e del politicamente corretto.
Trump ha saputo ascoltare le voci della gente comune, quella che lavora, che soffre e che crede nel proprio Paese. Questa è un insegnamento per molti: è tempo di dare voce al popolo e di mettere al centro gli interessi e i valori nazionali, opponendosi alle derive ideologiche che rischiano di snaturare la nostra identità e la nostra storia."
Con il risultato delle elezioni americane sono stati screditati molti sondaggisti di parte, speriamo che tra dieci giorni quando voteremo per le elezioni regionali dell’Emilia-Romagna, si possa vedere anche da noi un risultato come quello americano».
Matteo Manfredini, lista “Civici, per De Pascale”
Le elezioni regionali pongono una grande responsabilità agli elettori. Nuovamente invito tutti ad esprimere il loro voto e a scegliere in consiglieri regionali con attenzione».
Chiara Bernardi, Sinistra Italiana
«La vittoria di Trump mi preoccupa, perchè apre ad un aumento del divario sia dal punto di vista sanitario, che culturale, che economico, apre ad una diminuzione dei diritti civili e sociali, e ad una misoginia legalizzata; saranno ancora più bersagliati, osteggiati, umiliati alcuni gruppi, e alcune "minoranze", mi vengono in mente le donne, gli immigrati, e gli appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
Possiamo però scegliere di farci prendere dallo sconforto, o tentare di analizzare la situazione e portarci a
casa delle riflessioni e degli stimoli di lavoro, affinchè anche qua in Italia non si arrivi ad una deriva di questo tipo. Innanzitutto Trump è stato molto più efficace della Harris nel dare alle persone risposte nette, anche se talvolta vuote di contenuti ("Sarà l'età dell'oro") o con contenuti, dal mio punto di vista, inaccettabili ("Vogliamo la sicurezza del confine"). Le persone hanno paura e si affidano a chi, in maniera netta, promette soluzioni, e contemporaneamente indica il nemico da combattere, nemico che è sempre qualcuno che viene "dal di fuori", e che è "diverso". Non è da tralasciare nemmeno il fenomeno dell'Impotenza Appresa, ossia quel meccanismo per cui, in seguito a prolungata esposizione a stimoli negativi, una persona assorbe la convinzione che non ci sia alcun modo attivo per poter cambiare le cose o raggiungere un obiettivo, e si chiude in una accettazione fatalistica degli eventi. L'Impotenza Appresa potrebbe, ad esempio, spiegarci in parte perchè Trump sia stato votato dalle donne.
Alla Harris sicuramente non hanno giovato i suoi tentativi di equilibrismo, e le sue mancate prese di posizione precisa, una su tutte quella riguardo al genocidio in corso in Palestina. Infine non ha coinvolto, come interlocutore, la popolazione rurale.
Da queste elezioni possiamo imparare molto: la Sinistra deve ricominciare a fare davvero la Sinistra, senza tentennamenti, e deve offrire agli elettori delle proposte precise, progressiste, che vadano nella direzione della tutela e del benessere di tutti e tutte, nessuno escluso».
Ieri mattina, cioè diverse ore prima di conoscere l’esito di questo voto, su altro giornale online, mi è capitato di riportare il concetto che si percepisce ormai un dato abbastanza generalizzato, e che sembra divenuto una costante o quasi, anche nel Vecchio Continente, ossia quello di veder agitare fantasmi vari, tra cui il pericolo di derive autoritarie, in una con rischi per la tenuta democratica (o il ritorno del fascismo nel nostro caso), ogniqualvolta partiti o coalizioni di destra o centro destra arrivano a poter contendere la guida del rispettivo Paese, mentre il loro aumento di consensi potrebbe avere ragioni molto più semplici, ed essere ad es. spiegabile col fatto che una crescente quota di elettorato si stia ribellando al pensiero ‘”politicamente corretto” e al suo modello di società (e voglia tornare a difendere i valori tradizionali, come la famiglia, cui qui fa opportunamente cenno Fabio Filippi).
P.B. 06.11.2024
Si potrebbe ipotizzare che i “fantasmi” a cui fa riferimento P.B., nello specifico i rischi per la tenuta democratica, tanto fantasmi non siano, visto quello che è successo a Capitol Hill. Mi piacerebbe conoscere l’opinione di P.B. in proposito, giusto per capire se a suo avviso il comportamento di Trump e dei suoi sostenitori possa rientrare in un clima di sereno confronto democratico.
A quei candidati che esprimono preoccupazione per il voto uscito dalle recenti urne americane (suggerendo altresì, da parte loro, di non cavalcare strumentalmente rabbia e malcontento, o addirittura fomentarli), e che poi invitano a scegliere con attenzione i consiglieri regionali nel nostro ormai prossimo appuntamento elettorale di questo mese, mi viene spontaneo il far presente che nel Belpaese, notoriamente, le proteste, anche di piazza, non nascono solitamente (se non mai, o quasi mai) dietro iniziativa o spinta del centrodestra, né per solito sono accompagnate da concrete e realistiche proposte alternative (traducendosi così, e di fatto, in sola azione rivendicativa).
P.B. 07.11.2024
Nel rispondere ad Andrea, che vuol conoscere la mia opinione, a me sembra sia da distinguersi il giudizio che possiamo dare dall’esterno, ossia da non cittadini USA, rispetto a quello di quanti invece lo sono, e nella veste dei primi è senz’altro legittimo il disappunto di chi non si aspettava di vedere eletto questo Presidente, e il supporre eventuali ricadute non gradite sul piano internazionale durante il suo mandato (e potrebbe casomai succedere che la sua azione di governo arrivi a deludere anche i suoi sostenitori e simpatizzanti), ma intanto mi sembra quantomeno prematuro l’evocare sin da ora un futuro di scenari apocalittici, come capita di sentire da parte di qualcuno dei suoi critici.
Circa i fatti del gennaio 2021, a me pare riguardino strettamente il popolo della bandiera a stelle e strisce (il quale vanta peraltro una Costituzione di oltre due secoli di vita, che si dice ne abbia ispirate diverse altre, ed è considerata un passaggio importantissimo nella storia delle democrazie moderne), e se detto popolo ha ritenuto di attribuire così tanto consenso a questo Presidente (dimostrazione di fiducia proveniente, secondo quanto si legge, da una pluralità di classi sociali), viene da dedurre che la maggioranza di quel corpo elettorale non nutra il timore di derive antidemocratiche, salvo il ritenerlo ingenuo o incosciente (il che mi sembrerebbe un giudizio piuttosto ingeneroso nei suoi confronti).
Ho talora la sensazione che sia abbastanza strano, se non contradditorio, il nostro sentimento verso gli USA, che va dall’apprezzarne il ruolo allorché agiscono da “guardiani del mondo”, segnatamente quando li avvertiamo anche come nostra protezione, salvo poi disapprovarli quando ci appaiono troppo invadenti ed “ingombranti”, e il sentir qui dire da esponenti della sinistra che “evidentemente abbiamo molto terreno da recuperare nel contatto con la gente”, oppure che si devono “offrire agli elettori delle proposte precise”, sembra dar ragione a chi ritiene che al di qua e al di là dell’oceano le forze della sinistra diano l’idea di non riuscire attualmente ad avanzare agli elettori una “offerta politica”.
P.B. 07.11.2024