Omicidio Gentili, le polemiche 'socila' sulla caccia
Non si placano le polemiche sulla caccia, dopo l'uccisione di Marco Gentili, avvenuto nel castagneto dell’amico. Chi abita in zone dove è permessa la caccia si ritrova spesso a dover discutere con cacciatori che sconfinano oltre le metrature concesse, a sentire sparare vicino a casa e a dover fare i conti con campi messi a soqquadro dai cacciatori.
Il territorio dove è avvenuto l’incidente è diventato da poco, e proprio su pressione dei cacciatori, “riserva di caccia” nonostante si trovi molto vicino al borgo, alle case e alle attività.
Sui social sono stati in tanti a chiederne la revoca perché in queste zone ci sono diversi terreni agricoli che vengono lavorati, ci sono persone che amano camminare di buon mattino oppure bambini e ragazzi che vi vanno a giocare. E sempre sui social la polemica va avanti da diversi giorni. C'è chi scrive a caratteri cubitali: “Stop alla caccia nei boschi”, chi difende i cacciatori affermando che “servono per tenere il censimento degli esemplari, soprattutto i cinghiali, che stanno infestando la zona con la peste suina perché mangiano anche le carcasse” e chi invece preferisce chiudersi nel dolore affermando che “la comunità di Casina è in lutto. In questi giorni non abbiamo bisogno di post mediateci o commenti superflui”.
Per la caccia, se da un punto di vista tecnico ci sono tante regole dall’altra, al momento, non c’è nessuna regola che impedisca a un cacciatore, in possesso di tutti i requisiti, di cacciare con poca visibilità. Non ci sono infatti divieti legislativi che dicano che in caso di scarsa visibilità la caccia vada interrotta. La decisione spetta solo ai cacciatori che possono decidere di loro volontà se interromperla oppure no.
Sono argomenti, questi della poca visibilità, della vicinanza dei cacciatori alle abitazioni e del poco rispetto dei cacciatori per i campi che da tempo stanno tenendo banco fra i cittadini e gli agricoltori che chiedono maggior rispetto per se stessi e per le loro attività.