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Elda racconta: ancora i nonni

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Elda racconta: ancora i nonni

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Io i miei nonni non li ho conosciuti, sia quelli paterni, che quelli materni, li ho visti solo in fotografia e questo mi è sempre dispiaciuto specialmente quando vedevo bambine della mia età che ricorrevano spesso alla nonna.

Sono stata l’ultima della covata, arrivata quando mia madre aveva già quarant’anni, allora la vita durava meno e i nonni se ne andavano prima (se penso che fra pochi mesi diventerò bisnonna di due gemellini maschi) levo gli occhi lassù in alto e ringrazio Dio di questo enorme dono che mi fa.

Torniamo al racconto, quando Pietro mi scrive dei suoi nonni che praticamente lo hanno allevato nei primi dieci anni della sua vita, io leggo e rileggo e penso alla fortuna che ha avuto questo bambino, lui racconta:

“La mia nonna era una donnina che vestiva sempre di nero, con gonne lunghissime coperte da due o tre grembiuli, sulle spalle due scialletti, calzettoni di lana pesante anche nei mesi estivi e un fazzolettone nero allacciato sulla nuca che oltre ai capelli le copriva anche metà fronte.

Vi voglio raccontare un aneddoto, eravamo agli inizi del 1958 erano i giorni del seguitissimo festival di San Remo, entrando in casa trovo la nonna che guardava la radio con gli occhi spalancati e la bocca mezzo aperta.

“Nonna, cosa guardi, cosa stai pensando.”

“Mi sto chiedendo a quanto saranno piccoli questi cantanti per riuscire a stare lì dentro”.

Io non ho saputo spiegarle, perché avevo solo sei anni, ma come sempre andai a chiedere aiuto al nonno, non so dirvi come lui se la sia cavata, ma siccome lui quando era necessario la radio la smontava per ripararla o cambiarci le valvole, avrà saputo risponderle, spero solo che non abbia usato un linguaggio tecnico.

Il nonno e la nonna si volevano molto bene, lavoravano insieme e per qualsiasi cosa le decisioni le prendevano insieme, ma ciò non vuol dire che non bisticciassero mai, anzi discutevano spesso e alle volte con toni molto alti

Ricordo una volta che stavo mangiando seduto a tavola per non sentirli ho lasciato lì tutto e sono uscito.

Più tardi mia nonna mi ha detto:

“Non ti devi preoccupare, stai tranquillo, tanto io e il nonno prima di addormentarci facciamo sempre la pace”

Questo è ciò che ha scritto Pietro, ora continuo io. Vedete queste erano le nostre nonne e le nostre mamme che sapevano come fare per tenere unita la famiglia, mai addormentarsi col muso lungo.

Vedete Pietro aveva i nonni, io invece arrivata alla vigilia del matrimonio, mia madre mi prese da parte dicendomi:

“Se vuoi che il tuo matrimonio duri nel tempo, ricordati di non addormentarti mai col muso lungo, a letto si risolvono molti problemi”.

Rimasi sorpresa sentendo questo dalla bocca di mia madre, una donna che ci ha allevati col Vangelo in una mano e il Rosario nell’altra.

Sagge donne, che cercavano di spiegarti con poche parole, quale era il tuo dovere di moglie e questo mi va di scriverlo per le coppie giovani, non addormentarsi mai prima di aver fatto pace.

Non dovete pensare che per noi che abbiamo portato avanti un matrimonio per più di cinquant’anni, la vita sia stata più facile è stato l’amore reciproco che ci ha aiutati e non intendo solo quello   importantissimo del cuore, ma anche “l’altro” è stato molto importante per ritrovarci, perdonarci e tenerci uniti.

Questo l’ho scritto come nonna e vale per l’uomo e per la donna, soprattutto per queste, ormai vi siete evolute, lavorate, vi dividete i lavori domestici, vi prendete delle serate libere, non cercate più di ciò che avete ottenuto, adesso basta, accontentatevi.

Siete arrivate alla parità, non cercate di andare più su, rovinereste tutto.

Usate un po’ di umiltà, questa parola che oggi non la si usa più, forse vi aiuterebbe moltissimo.

Ricordatevi che l’uomo è una cosa meravigliosa, in lui si può trovare forza, carattere, coraggio, intraprendenza e amore, non sottovalutatelo se volete che la vostra unione duri nel tempo.

Elda Zannini