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Elda racconta: l’amica Pietra

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Elda racconta: l’amica Pietra

Appena alzata, come ogni mattina, apro la finestra per volgere un saluto alla mia amica Pietra (la Preda).

Oggi però non mi risponde, colpa della giornata autunnale?

Comunque come sempre io le parlo:

“Cosa c’è che non va stamattina? Mi sembri molto imbronciata.”

Allora lei sbotta:

“Imbronciata? Sarebbe troppo poco! Sono molto arrabbiata! Vedi, anche tu sei vecchia, anche a te erano venute delle “magagne” sul viso, però i tuoi figli, ti hanno fatto curare da degli specialisti preparati, ti hanno accompagnato, incoraggiato e adesso il tuo viso è tornato alla normalità.

I miei figli invece mi hanno abbandonato le vedi queste macchie scure, che hanno messo le radici nelle fessure della mia roccia, continuano ad allargarsi e a spingere fin che non riusciranno a farne crollare un pezzo, così un pezzo dopo l’atro finirà che il mio viso cambierà fisonomia e diventerà irriconoscibile. E la mia chioma? Non te ne sei accorta? Piano piano diventerò un capellone anni sessanta! Tutti mi hanno abbandonato, il male più grosso poi me lo fanno quelli che dicono che dobbiamo tornare alla natura! Loro non sanno che la natura è fatta anche di piante cattive che prevalgono su quelle buone, facendole morire, e solo la mano dell’uomo ha sempre evitato che questo succedesse.

Tu non sai come rimpiango i bei tempi in cui l’uomo si dedicava a me, rasando i miei prati e disboscando i miei cespugli, quando il mio pianoro poteva essere orgoglioso di portare quel nome.”

La guardo con più attenzione, sì ha perfettamente ragione di essere arrabbiata, una bellezza come la sua, ammirata e invidiata da tutti quelli che vengono a vederla, anche da posti molto lontani. No non possiamo ignorare che ha bisogno di quelle cure che ha sempre avuto in passato, per poter mantenersi così, per evitare che cominci a sgretolarsi, che il suo pianoro torni a essere calpestabile in tutti i punti, non con stretti sentieri metà nascosti e impraticabili che alla fine fai fatica a capire dove ti portano.

Anche se lei (la Pietra) me lo ha proibito, io mi rivolgo al nuovo Sindaco, lo so che quella poltrona le procura molti grattacapi, questo lo sapeva già da prima no? Ma per favore aiuti la nostra Pietra a sopravvivere, a non diventare un monte uguale a tanti altri, insignificante, un bosco come tanti altri, specialmente la parte che sovrasta il nostro paese.

Facciamo tornare visibili le sue pareti argentate che al calar del sole mandavano riflessi dorati come se nascondessero un tesoro. Facciamolo per il bene di questa montagna, ma anche per il nostro, se viene a mancare la bellezza e il richiamo della Pietra ai Castelnovesi non resta più niente.

Io penso che se qualcuno (non vecchio come me), ma giovane e amante della montagna, guardate che io ne vedo molti che vanno ad arrampicare, nella parte opposta della nostra Pietra, sono quelli che una volta indirizzati potrebbero formare un gruppo di volontari con un’assicurazione settimanale, un pennato o una roncola attaccata sul retro della cintola e cominciare a fare qualcosa.

Qualcuno mi dice: “Ma dove si mettono i rami tagliati?”

Si faranno delle cataste coi legni più grossi, legna da bruciare da vendere o regalare fate voi e coi più piccoli dei gran falò verso sera così potrebbero essere visti e ammirati da lontano, naturalmente cose fatte da persone competenti, dovranno essere delimitati e non abbandonati fino a completo spegnimento e ricoperti di terra.

Come vedete qualsiasi vecchio contadino montanaro queste cose le conosce.

Non mi resta che salutare la mia amica e chiudere la finestra, chissà che qualcuno possa ascoltare la mia supplica “Salviamo la Pietra”

(Elda Zannini)

 

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