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elda racconta: la fiera di san michele

Elda racconta: la fiera di San Michele

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Eccola qui che sta arrivando un’altra volta. Cosa? Direte voi, ma naturalmente la “Fiera di San Michele”, sapete io sono vecchia e ancora di quelle che ricordano quel giorno come una grande festa.

Il “calcioinculo” che girava nella piazza grande, coi ragazzi seduti su quei seggiolini attaccati a delle catene, che sembrava si staccassero da un momento all’altro, il pozzo della morte dove le motociclette giravano velocemente sulle sue pareti e una donna lo faceva con gli occhi bendati, i vari “tiro a segno” frequentati da tutti i cacciatori della montagna che sfoggiavano delle gran vanterie.

Poi altre attrattive, tutte nella piazza che chiamavamo “ed Magnani” si dove quel “caffè” già esisteva nel dopoguerra.

Poi in piazza Peretti le varie bancarelle che si allungavano anche verso via Roma, ma solo nel centro del paese, naturalmente non come adesso che le trovi in tutte le strade e in tutte le piazze.

Voglio ricordare solo le fiere di prima della guerra e di subito dopo, quando la gente voleva scordare tutto e fare qualche pazzia, come comprare coperte di lana militari, per star caldi a letto o scarponi con la suola piena di borchie o pale per spalare la neve dal momento che l’inverno era alle porte.

Naturalmente la parte più importante della fiera, era la compravendita del bestiame, cominciavano ad arrivare la mattina presto con buoi, mucche, vitelli da vendere o comprare dai “Toschi”, questi commercianti di bestiame non mancavano mai.

Questi animali riempivano il prato sotto al “Buio”, allora non esisteva nessuna casa in quel luogo e mancavano anche le strade laterali. Proprio lì si radunavano questi uomini che sbraitavano mostrando i loro animali, spazzolati per bene, con le unghie tagliate e le corna lucidate e il petto pieno di latte, per l’occasione le mucche non venivano munte e dopo qualche ora cominciavano a muggire il petto pieno, gli faceva male.

Davanti a ogni capo di questi animali, stava un ragazzino che li teneva calmi per parecchie ore, aspettando la “Bendiga” la mancia con la speranza di fare in tempo a spenderla sulla giostra o comprarsi un pezzo di torrone o un gelato, se non era troppo freddo, da quell’omino che arrivava da Felina co suo tricicli azzurro che spingeva un carrettino pieno di gelati oppure al “Caffè Italia”.

Io il mio primo gelato l’ho mangiato alla fiera, ero molto piccola perché ero accompagnata da mia sorella che aveva dodici anni più di me.

Ricordo che questo gelato mi era piaciuto così tanto che ne volevo un altro a tutti i costi, ma lei poverina non aveva altri soldi per comprarmelo e io che mi buttavo in terra per ottenere.

Il più grosso capriccio della mia vita, non ricordo come andò a finire, fatto sta che da allora capricci non ne ho più fatti, forse una bella lezione me l’avevano data, ma sapete com’è, certe cose si cancellano volentieri dalla mente.

Vi ho raccontato la mia prima fiera e penso nella mia vita di non essermene persa neanche una, sono sempre stata un’amante dei vari mercati, mi attira la moltitudine di persone, osservare gli abiti alle volte un po’ strani che sfoggiano per l’occasione, il vociferare in dialetti diversi, quell’odore di sudore misto, all’odore degli animali, al profumo delle mele, del letame, delle stalle.

La fiera una volta era per i contadini, arrivavano da tutti i paesi vicini e come ho già detto arrivavano anche i cugini toscani nostri confinanti.

Mentre giravi fra le bancarelle trovavi sempre “lo sbraiùn”, quello che offriva la sua merce urlando e sciorinandola davanti alla gente che si fermava e faceva capannello, sperando di fare una buona compera, ma di solito arrivati a casa, restavano delusi, magari erano cose che non andavano bene a nessuno o un servizio di piatti che nascondeva qualche sbeccatura.

In ogni modo la “Fiera di San Michele” mi attrae ancora, naturalmente il giro si è accorciato, ma il famoso bombolone ripieno di dolce crema non me lo nego certamente. Vedete la mia vecchia golosità in questa occasione si rifà viva.

(Elda Zannini)