Vittime di bombe alleate e della rappresaglia nazifascista a Roncroffio nel 1944: sabato 28 settembre alle ore 10 ci sarà la Messa in paese e incontro con testimoni dei fatti e martedì 1 ottobre alle 20,30 a Castelnovo ci sarà un convegno in Comune.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Roncroffio si trova al limite tra la zona di Felina controllata dalla Wehrmacht lungo la strada statale per La Spezia e la valle isolata di Gombio (allora inserito nel Comune di Ciano e senza strada verso Felina) che favoriva le fughe dalla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Il 3 aprile 1944 scatta verso Gombio un rastrellamento con reparti tedeschi e fascisti specializzati nella repressione ma la maggior parte degli uomini da fucilare è salvata dal provvidenziale intervento delle due tedesche sposate con emigrati in Germania, vicende descritte da Giuseppe Giovanelli in “Eccidio e salvezza nel rastrellamento nazifascista del 3 aprile 1944” e da Leandro Venturi “Dalla Salatta alla Svizzera passando per Milano (libretti disponibili a Roncroffio). Il 14 maggio bombardieri alleati tornano dalla pianura padana, si liberano di bombe e una cade a Case di Sopra-Roncroffio sulla famiglia Rivi uccidendo genitori figlia, nonno, ferendo gli altri tre figli e due vicini. Il 29 settembre 1944 arriva a Roncroffio da Felina una pattuglia dell’esercito tedesco per approvvigionarsi al caseificio sociale, viene attaccata da un gruppo partigiano che proviene dalla zona di Gombio, un soldato è ucciso, uno ferito e nel pomeriggio interviene l reparto di stanza a Pantano specializzato nelle repressioni, subito circonda la casa di Giuseppe-Peppino Bussi dove di sera i partigiani trovavano ospitalità. Peppino lavora a Castelnovo al Banco San Geminiano San Prospero, in quel periodo anche per l’Ospedale, ha un lasciapassare tedesco e pensa che il documento riesca a salvare le cinque famiglie presenti in casa sua. In quel momento ci sono la sorella Ida Bussi (suo marito Guido Poncemi lavora a Reggio) con due bambine e un bambino, ne ha così la moglie Clara Bussi Borghini che è incinta e le stanno al fianco i genitori anziani Luigi e Lisetta arrivati da Spezia bombardata, a loro si è aggiunto il nipote Gino che scappato dall’esercito ha preso moglie e l’ha portata in quel paesino tranquillo. C’è anche la famiglia di Vittorio Manfredi (amico di Peppino e commilitone nella Grande Guerra) che aveva portato il piccolo Manfredo e la moglie Teresa Pignedoli dai suoi genitori a Roncroffio perché i tedeschi a Felina avevano occupato casa Manfredi con bottega. Dunque Peppino e Vittorio pensavano di poter parlare a dei tedeschi conosciuti, invece il reparto “Lehrstab per la lotta alle bande” composto da SS e Brigate nere conosce solo la regola stabilita dal maresciallo Kesserling (Martin Ascher “…guerra contro i partigiani e la popolazione civile in Italia (1944-1945 “ su Ricerche Storiche 2017). Sedici persone sono radunate nella cantina di casa Bussi e tra i pianti di donne e bambini vengono spinti fuori dalla porta Peppino, Vittorio, Gino, il vecchio Luigi per essere ammazzati uno alla volta. Le altre famiglie son fuggite in tempo dal paese e i soldati dopo la razzia nelle abitazioni e la cattura del bestiame provvedono a incendiare case, stalle che resteranno in fumo sino a Natale. Si manifesta la grande solidarietà contadina fornendo appoggi e alloggi nei vicini luoghi di Cerreti, Salatte, Fagge, La Villetta, Villaberza. Clara Bussi Borghini con i tre figli, ospite per un inverno della famiglia Cilloni (descrive le vicende in “Linea Gotica sull’Appennino”, reperibile in rete), mette alla luce la figlia attesa nel febbraio 1945, ma la tragedia non è completa. Il 23 febbraio a Reggio una bomba alleata di notte demolisce la casa dove muoiono Guido Poncemi, la figlia Ada, altri famigliari e si salva Elda Bussi orfana della Grande Guerra (Amos Conti e Michele Becchi “22000 bombe su Reggio Emilia”). Armi collaudate nella seconda guerra mondiale per colpire i civili si sono perfezionate e le vediamo in uso per compiere le stragi attuali.
E.B