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più di 5000 gli animali soccorsi durante l'anno

Storie di libertà al Rifugio Matildico

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Lasciare libero un animale dopo averlo curato, lasciarlo volare libero nel cielo o correre nel bosco è un’emozione unica. Che si tratti di un lupo, di un gufo, di un riccio o di un altro animale è sempre bello sentirne battere il cuoricino per l’emozione al momento dell’arrivederci.

Negli ultimi mesi il lavoro del CRAS (Centro Recupero Animali Selvativi) Rifugio Matildico ha ridato la libertà a tanti, ma veramente tanti, animali. Gli ultimi i primi di settembre quando a Regnano sono stati liberati civette, gufi e barbagianni perché riprendano la loro vita normale.

 

 

“Fino ad ora – spiega il responsabile del CRAS Rifugio Matildico Ivano Chiappponi – abbiamo liberato più di 80 volatili fra civette, gufi, barbagianni, gheppi e anche assioli. Di questi ultimi ne abbiamo da liberare, velocemente, altri”.

Velocemente? Perché?

Devono migrare in Africa e se non li liberiamo subito, o comunque entro una settimana, rischiamo che non riescano ad arrivarci”

Ne avete liberati tanti fino ad ora?

Si parecchi. Dall’uccellino al lupo in un anno ne liberiamo più di 5000. In Italia non siamo in molti ad avere questi numeri. E il merito è dei volontari che aiutano, dei veterinari che sono sempre presenti, delle istituzioni che ci aiutano finanziariamente e di tutti quei benefattori che ci danno una mano.

 Per fare un esempio, vi chiamano perché hanno trovato un nido di ricci, voi come intervenite?

Facciamo il sopralluogo presso il luogo dove hanno fatto il ritrovamento, poi guardiamo le condizioni degli animali, se ci sono i genitori oppure solo i piccoli e poi ci muoviamo. Se troviamo un nido di solo piccolini vengono portati al Rifugio, allattati, sistemati poi piano piano quando sono in grado di trovarsi il cibo da soli li lasciamo andare. A fine agosto abbiamo recuperato un gheppio al Mapei Stadium – Città del Tricolore. Voleva andare a giocare allo stadio a quanto pare. Ci hanno portato una femmina di istrice che ha le zampe rotte e speriamo si rimettano a posto. Ogni giorno qualcuno ci chiama e non solo dalla zona Reggio-Parma. Ci arrivano richieste dalla Toscana, dal Lazio, Veneto, Lombardia e naturalmente da tutta la nostra regione. Noi spazio ne abbiamo e se possiamo li prendiamo.

Non vi dispiace lasciarli andare dopo averli curati e coccolati?

Un po’ sì ma non sarebbe giusto tenerli in gabbia. Devo avere la possibilità di vivere nel loro habitat e di fare il loro percorso e di inserirsi con i loro simili. In gabbia sarebbero tenuti al di fuori di tutto e non sarebbe nella loro natura.

 Quando li liberate avete pubblico?

Certamente. Di solito facciamo queste liberazioni mettendo sui social le nostre locandine di modo che tutti possano vedere quello che facciamo. A inizio settembre quando abbiamo liberato diversi volatili erano in 180 e sono tantissimi.

Ivano Chiapponi con il sindaco di Viano Fabrizio Corti

 Ci sono delle regole che si devono seguire?

Si. Il pubblico può solo guardare. Deve stare in fila indiana e stare in silenzio altrimenti gli animali non si sentono tranquilli.

 Quando fate le liberazioni le fate in accordo con i comuni?

Di solito si. Questa estate abbiamo fatto liberazioni in tutta la collina. Da Castellarano, Viano, Scandiano e via discorrendo. Molte volte sono gli stessi comuni che ci chiedono se abbiamo degli esemplari da liberare. Spesso lo fanno per coinvolgere i bambini e per far capire loro quanto sono importanti questi animali per il nostro ambiente. Fare ripopolamento è costruttivo e utile per tutti.

 La prossima liberazione quando la farete?

Il 22 di settembre nel bosco urbano di Rivalta. Anche in questa occasione saranno volatili. Però se qualcuno è interessato è meglio se guarda sul nostro sito internet https://rifugiomatildico.it oppure sulla nostra pagina social Rifugio Matildico. Lì mettiamo le locandine quando facciamo le nostre iniziative o semplicemente quando siamo in giro con il nostro gazebo. Sul sito c’è anche la possibilità di “adottare” un animale a distanza per darci una mano nel sostenere le spese di cura e cibo. Poi si può assistere quando verrà liberato.