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L'INTERVENTO / COSA RESTA DOPO IL PIENONE ESTIVO

Una montagna usata senza che sia riconosciuta?

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Riportiamo questo articolo scritto da Maurizio Ferrari sulla testata La Voce della Montagna della provincia di Pistoia con contenuti e spunti validi anche per il nostro Appennino.

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Que reste-t-il, è il titolo di una celebre e malinconica canzone francese del 1942 che, tradotto in italiano, suona così: “Che cosa ci rimane?”. Ma potrebbe anche essere la sintesi amara della fine di ogni estate nella nostra montagna.

I mesi di luglio e agosto sono stati zeppi di eventi organizzati da Proloco e Associazioni del territorio con un impegno encomiabile e sacrifici notevoli; tutto ciò per ospitare e rendere più piacevole la permanenza ai turisti metropolitani.

E fra un mese? Di nuovo il deserto! La montagna si ritroverà coi soliti problemi, con la continua emorragia di servizi e di opportunità e con una popolazione sempre più anziana e demotivata. Ottobre, però, potrebbe riservare una nuova ondata “turistica”: quella dei fungaioli cittadini pronti ad invadere i nostri boschi e a tornar via coi panieri pieni.

Allora si fa sempre più strada l’impressione che la montagna sia usata, senza che le venga riconosciuto nulla in cambio.

Un luna park gratuito

Ben più consistente di un turismo consapevole, che pure esiste, è rispettoso, acquista case o riapre le abitazioni dei nonni e partecipa alla vita paesana, ce n’è un altro, di circostanza o di necessità, che si muove per poche ore dalle città infuocate oppure quando incombono le stagioni dei frutti del bosco: mirtilli, funghi o castagne.

Allora processioni di automobili invadono le aree montane lasciando i residenti spettatori indifesi di un luna park gratuito, dove tutto è permesso.

Ma quali forme di ristoro, quali tutele istituzionali, quali incentivi per i residenti, per gli esercizi pubblici, per tutte quelle associazioni che si prodigano per “intrattenere” i turisti metropolitani?

La bilancia pende da una sola parte e questo è profondamente iniquo, anche perché chi vive e presidia i nostri territori montani per tutto l’anno, assiste ad emorragie continue di servizi essenziali, che vengono sacrificati sull’altare dei numeri e degli algoritmi.

E ancora, cosa fanno le istituzioni, anche quelle locali, per trattenere quei giovani che vorrebbero poter vivere in montagna e di montagna? Ebbene nei loro confronti si sa solo opporre veti e “regolismi” burocratici senza che esista una programmazione vera per il futuro.

L’overturismo sta diventando ovunque un problema

Anche qui da noi sta cominciando a prender forma una reazione al turismo invasivo e becero, che toglie assai più di quanto dà; ma quello dell’overturismo è diventato ormai un problema planetario, tanto che l’Organizzazione Mondiale del Turismo definisce questo fenomeno come “ …l’impatto su una destinazione che influenza in modo negativo sia la qualità della vita dei cittadini locali che quella  dell’esperienza dei visitatori stessi”. E di fatto ne vengono investite soprattutto le città d’arte, le spiagge più ambite, ma anche le zone montane; queste ultime con una sostanziale differenza: mentre chi va al mare o visita le città d’arte è costretto a metter mano al portafoglio sempre e comunque, per le zone montane, soprattutto quelle appenniniche, spesso ci si va gratis ed anche con pretese esasperate, come i parcheggi, gli intrattenimenti, i servizi di cui nemmeno i residenti possono godere.

La mancanza di risposte

Ai disagi provocati nei confronti delle popolazioni locali ed ai problemi ambientali che questo fenomeno comporta quali risposte si danno? Alla sostenibilità delle destinazioni, al flusso continuo e impattante delle automobili, alla quantità dei rifiuti prodotti, alla qualità dell’aria ed al consumo di acqua potabile?

Per adesso alcune amministrazioni locali hanno pensato a numeri chiusi per città d’arte o spiagge in, ma per le nostre montagne, ridondanti di turisti giornalieri in estate e vuote d’inverno, quali soluzioni sono previste?

La legge sulla montagna una svolta possibile?

Saprà la Legge sulla montagna, attualmente giacente in parlamento, risarcire in termini di equità, dignità e aiuti fiscali coloro che pervicacemente continuano a vivere e a lavorare sulle nostre belle e malinconiche terre alte?

E, d’altra parte, si arriverà finalmente ad incentivare anche con normative stringenti un turismo consapevole, rispettoso e, per così dire, meno bulimico e più culturale?

In quest’ultimo caso, oltre alle leggi, servirebbe una buona dose di rispetto e di educazione civica, oltre che il risveglio di una cultura dei doveri che negli ultimi trent’anni è stata largamente soppiantata da quella esclusiva dei diritti.

(Maurizio Ferrari)