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Il lago Calamone

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Riceviamo e pubblichiamo commento in riferimento all'articolo "Il lago Calamone, un bene prezioso da tutelare con nuove tecniche”.

 

Convengo sull’idea che il Lago Calamone non sia da vedere come una piscina (ancorché il processo di eutrofizzazione vada nondimeno contenuto, almeno in certa qual misura, anche a parere di più d’un esperto della materia), talché mi paiono meritevoli di attenzione tutte quelle pratiche o tecniche manutentive che permettono in qualche modo alla natura di “fare il proprio corso”, pur se in maniera controllata ed “aiutata” come sembrerebbe essere in questo caso (e d’altronde il “Mycrophyllum acquaticum” viene dato come specie esotica invasiva, nei cui confronti, in altre località e altro contesto, risultano esser state messe in atto azioni di monitoraggio unitamente a prove o tentativi di eradicazione, dei quali non conosco tuttavia le risultanze ed eventuali altri effetti).
Non di rado infatti la natura riesce spontaneamente a trovare nel tempo forme di riequilibrio e compensazione, e se taluni di detti processi “riparativi” possono darci per un verso l’impressione di non giovare a determinati aspetti, sul piano ambientale, succede casomai che ne traggano beneficio altri non meno importanti, tanto che alla fine si potrebbe parlare di un bilancio in pareggio o quasi, vedi un laghetto artificiale di provincia limitrofa, sorto verosimilmente per uso irriguo, impiego poi andatosi via via riducendo col parallelo calo delle aziende agricole usufruenti, il che ha prodotto forte aumento di canneti ed erbe palustri, e concomitante crescita dell’avifauna ivi ospitata (crescita che oggi sembra trovare non piccolo gradimento sul piano ecologico-ambientale).
P.B.