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Prima gara di ricerca del tartufo

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Domenica scorsa, presso la tartufaia sperimentale di Poiatica dell’associazione Tartufai Reggiani, si è svolta la “prima” gara sociale di ricerca del tartufo.

“Innanzitutto – spiega il presidente in carica Lino Costi - devo ringraziare i presenti alla manifestazione, che pur sfidando il caldo di questi giorni,  non hanno rinunciato a partecipare a questa iniziativa presenziando con i loro cani e sfidandosi tra di loro.

Lo spirito della giornata però non era prettamente agonistico ma, piuttosto, un’occasione per ritrovarsi e passare una giornata insieme condividendo la passione che ci unisce. Quest’anno abbiamo fatto per la prima volta questa esperienza su un terreno dove il tartufo è presente “naturalmente” e non dove il tartufo viene seppellito prima della prova di lavoro”.

Come già detto è stata la prima volta che abbiamo provato a fare questa manifestazione e, oltre al numero di partecipanti con i loro cani, siamo soddisfatti perché hanno partecipato sia tartufai “esperti” che tartufai “neofiti” che pur non avendo un’esperienza su questa pratica hanno preso l’iniziativa con il giusto spirito ed entusiasmo”.

”La tartufaia è stata pensata e realizzata dai nostri predecessori nel 2006. L’allora Presidente, Paolo Gilioli, insieme al suo direttivo prese in comodato d’uso gratuito il terreno di proprietà di Iren e messo a dimora 230 piante di micorizzate di specie Tuber Aestivum e una parte di tuber melanosperum. Dopo diversi anni (2015) di lavorazioni abbiamo iniziato ad avere i primi ritrovamenti delle specie coltivate citate in precedenza. Ad oggi l’attuale consiglio direttivo sta continuando le lavorazioni necessarie per far si che la tartufaia continui il suo ciclo produttivo. Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti fino ad oggi e posso dire che oltre il 70% delle piante messe a dimora risultano essere produttive. Nonostante l’alta percentuale di produttività stiamo cerando di alzarla con lavorazioni e tecniche agrarie mirate, ma, possiamo dire che la sperimentazione iniziata quasi 20 fa ha avuto riscontro positivo e che la tartuficoltura, bensì ancora in forte mutazione, può essere una forma alternativa di investimento agricolo su terreni marginali dove non sono possibili altre coltivazioni non sono possibili”.

“Ad oggi la nostra tartufaia coltivata - continua Costi - la utilizziamo oltre che come campo di addestramento per i numerosi neofiti che ogni anno prendono l’abilitazione alla ricerca e raccolta tartufi con i loro cani, anche a scopo didattico invitando scuole e privati che chiedono informazioni su quello che è la nostra sperimentazione. In particolare tengo a citare la collaborazione con l’istituto Nelson Mandela di Castelnuovo ne’ Monti e con la dirigente scolastica Monica Giovanelli che negli ultimi due anni hanno realizzato progetti con la l’indirizzo agrario e con l’indirizzo alberghiero”

“In particolare l’indirizzo agrario dopo due lezioni in classe, dove è stato all’illustrato che cosa si intende quando parliamo di tartufo, le varie specie coltivabili, e il suo ciclo biologico è stata fatta una visita guidata presso la tartufaia coni ragazzi e gli insegnati dove hanno potuto vedere la nostra tartufaia coltivata, le nostre tecniche agrarie utilizzate e i risultati ottenuti. Ovviamente tale esperienza la proponiamo a tutte le scuole interessate del nostro territorio, le quali, ci possono contattare direttamente per programmare progetti simili. Siamo consapevoli che il tartufo è una risorsa del nostro territorio da valorizzare, un prodotto che è presente e che muove un indotto anche in feste paesane (basti pensare alle feste del tartufo di Cavola e Viano che ormai sono attive da oltre 30 anni). Proprio tale pratica di ricerca e cavatura del tartufo è stata riconosciuta da Unesco (nel dicembre 2021) come patrimonio immateriale dell’umanità”.

“Quest’anno – conclude Costi - si preannuncia una buona stagione di raccolta anche se il tartufo ci riserva sempre sorprese a noi cavator. La Regione Emilia Romagna, in particolare l’assessorato agricoltura rappresentato da l’assessore Alessio Mammi, quest’anno ha varato forse il miglior calendario di raccolta degli ultimi dieci anni. E’ stato allungato il periodo di fermo biologico, fondamentale per garantire la formazione del tartufo tenendo conto anche del cambiamento climatico che abbiamo avuto nell’ultimo decennio, ed è stata posticipata l’apertura per la raccolta autunnale al 1 di ottobre. Il tutto in linea con le altre principali regioni d’Italia che, insieme alla nostra, sono protagoniste con questa eccellenza sulle nostre tavole”.