Da Reggio a Cefalonia e Corfù: la 33^ Divisione di Fanteria “Acqui”
La bellissima isola greca di Cefalonia, nel settembre del 1943, ha visto la brutale uccisione di migliaia di soldati italiani da parte delle forze tedesche, in seguito all'Armistizio dell'8 settembre che lasciò l'Italia in una posizione di iniziale incertezza rispetto alle potenze dell'Asse e degli Alleati.
Dopo l'Armistizio, i soldati della Divisione di Fanteria “Acqui”, di stanza sulle isole di Cefalonia e Corfù, già reduci dalla Campagna di Grecia, si trovarono di fronte a una scelta difficile: consegnare le armi ai tedeschi o resistere. La Divisione decise di resistere, dietro “voto referendario” dei soldati e dietro ordine pervenuto dai piani alti del Regio Esercito rifugiatisi a Brindisi, ma la reazione tedesca fu rapida e spietata. Dopo giorni di combattimenti intensi, i tedeschi sopraffecero le truppe italiane e procedettero con esecuzioni di massa. La vicenda è tuttora complessa, intricata e piena di risvolti politici.
Questa tragica cornice storica fa da sfondo al romanzo "Il mandolino del capitano Corelli" di Louis de Bernières, che narra una struggente storia d'amore tra Antonio Corelli, capitano d’artiglieria e abilissimo mandolinista, e Pelagia, una giovane greca.
La Divisione Acqui, composta da circa 11.500 soldati italiani, era comandata dal generale Antonio Gandin, si trovò dunque a dover affrontare i tedeschi, una scelta che pareva una proverbiale sconfitta in partenza. Tra il 15 e il 22 settembre 1943, si verificarono intensi combattimenti tra la Divisione Acqui e le forze tedesche: nonostante la coraggiosa resistenza degli italiani, i tedeschi, meglio equipaggiati e con rinforzi, soprattutto aerei con i temibili Stuka, riuscirono a prevalere.
Dopo la resa italiana il 22 settembre, i tedeschi iniziarono una sistematica esecuzione dei prigionieri italiani. Tra il 22 e il 24 settembre, circa 5.000 (altre fonti parlano di poco più di 2.000) soldati italiani furono fucilati, mentre altri furono deportati in Germania, molti dei quali non sopravvissero al viaggio o alla prigionia.
Fatti simili avvennero a Corfù, dove vi era una guarnigione della Divisione “Acqui” al comando del colonnello Lusignani, che venne fucilato dai tedeschi insieme ad altri 26 ufficiali del presidio italiano: i soldati vennero in massima parte deportati in Germania come Internati Militari Italiani.
Secondo la lettura passata alla storia militare d’Italia, l'eccidio di Cefalonia si colloca nelle fila della Resistenza al nazifascismo. Dopo il “referendum” tenuto dal generale Antonio Gandin, la scelta di opporsi ai tedeschi risultò volontaria e consapevole, oltre che maggioritaria, mentre il generale fu descritto come un temporeggiatore che cercava di rinviare l’inevitabile.
Altre letture, come quella del ricercatore Massimo Filippini e quella del tenente colonnello Livio Picozzi, sono diametralmente opposte. Secondo loro, l’opposizione ai tedeschi non fu mossa da patriottismo o da antifascismo, ma dalla sobillazione di alcuni giovani ufficiali, che Gandin non riuscì a tenere a freno. Ancora, queste tesi vedono i soldati italiani non come prigionieri di guerra, salvaguardati dalla Convenzione di Ginevra, ma, in assenza di una dichiarazione di guerra, considerabili come franchi tiratori, e quindi sottoponibili a fucilazione per tradimento.
A completezza, si lasciano le seguenti note bibliografiche: Elena Aga Rossi, Cefalonia. La resistenza, l'eccidio, il mito (il Mulino, 2016), Alfio Caruso, Italiani dovete morire, (Longanesi, 2000), Massimo Filippini, La tragedia di Cefalonia. Una verità scomoda (IBN, 2004).
Non è tuttavia compiuto di questo scritto sciogliere matasse complesse di vite e di avvenimenti, quanto ricordare, come già spesso abbiamo fatto, che ha perso la vita durante il conflitto.
In ricordo dei soldati reggiani della 33^ Divisione di Fanteria “Acqui” caduti e dispersi negli avvenimenti di Cefalonia e Corfù:
- Aldrovandi Dino da Gualtieri, nato il 12 settembre 1922, fante del 317° Reggimento Fanteria, catturato dai tedeschi e morto nel campo di prigionia di Gdynia in Polonia il 27 marzo 1945
- Barbieri Lodovico da Reggio Emilia, nato il 28 settembre 1922, caporal maggiore di un reparto non specificato, dichiarato disperso a Cefalonia l’8 settembre 1943
- Becchetti Francesco da San Polo d’Enza, nato il 21 dicembre 1919, aiutante sanità della 3^ Sezione Sanità, morto a Corfù di tifo addominale il 28 novembre 1941 (quasi due anni prima degli scontri contro i tedeschi)
- Bonacini Sante da Reggio Emilia, nato il 19 novembre 1916, sergente maggiore del 33° Reggimento Artiglieria, dichiarato disperso a Corfù l’8 settembre 1943
- Carrà Nerino da Guastalla, nato il 6 giugno 1922, fante del 317° Reggimento Fanteria, disperso a Cefalonia il 23 settembre 1943, quindi probabilmente fucilato dai tedeschi
- Casarini Germano da Correggio, nato il 29 febbraio 1920, sottotenente del 33° Reggimento Artiglieria, fucilato dai tedeschi a Cefalonia il 22 settembre 1943
- Casini James da Campegine, nato il 20 dicembre 1921, aiutante sanità della 3^ Sezione Sanità, fucilato dai tedeschi a Cefalonia il 21 settembre 1943
- Fontana Erminio da Carpineti, nato il 6 giugno 1916, artigliere del 33° Reggimento Artiglieria, caduto a Corfù l’8 settembre 1943
- Fontanesi Decimo da Reggio Emilia, nato il 1° gennaio 1920, non faceva parte della Divisione “Acqui” poiché era un marinaio della Regia Marina, di stanza ad Argostoli: cadde il 9 settembre 1943
- Ganassi Sergio da Campagnola Emilia, nato il 29 luglio 1914, fante del Quartier Generale di Divisione, disperso a Cefalonia il 23 settembre 1943
- Gialdi Ruggero da Rolo, nato il 12 settembre 1916, caporal maggiore del 33° Reggimento Artiglieria, catturato dai tedeschi, morì in un campo di prigionia in Polonia il 9 aprile 1944
- Giovanardi Nando da Campegine, nato il 1° settembre 1922, fante del 317° Reggimento Fanteria, dichiarato disperso l’8 settembre 1943
- Incerti Romualdo da Bibbiano, nato il 6 aprile 1920, aiutante sanità della 3^ Sezione Sanità, fucilato dai tedeschi il 21 settembre 1943
- Lusetti Ivo da Correggio, nato il 18 maggio 1923, fante del 317° Reggimento Fanteria, fante del 317° Reggimento Fanteria, morto prigioniero dei tedeschi il 28 settembre 1943 nell'affondamento del piroscafo “Ardena” che avrebbe condotto lui e altri 840 soldati italiani in Germania come Internati Militari Italiani (IMI)
- Montanari Giuseppe da Campegine, nato il 22 marzo 1924, artigliere del 33° Reggimento Artiglieria, rimasto in servizio in Italia “in servizi sedentari” per problemi di salute, morto in territorio italiano il 26 luglio 1943 per un incidente automobilistico mentre era in servizio
- Morini Giuseppe da Sant’Ilario d’Enza, nato il 25 settembre 1910, soldato della 9^ Squadra Panettieri WEISS, morto in seguito a ferite multiple sull’isola di Corfù, molto probabilmente rimasto a combattere con i partigiani greci
- Motti Oliviero da Quattro Castella, nato il 4 ottobre 1918, caporale del 17° Reggimento Fanteria, caduto a Corfù il 19 settembre 1943
- Neri Antonio da Rubiera, nato il 27 febbraio 1915, caporale del 33° Reggimento Artiglieria, fucilato dai tedeschi a Cefalonia il 21 settembre 1943
- Rabitti Enzo da Albinea, nato il 15 novembre 1911, aiutante sanità della 3^ Sezione Sanità, fucilato dai tedeschi il 21 settembre 1943
- Rozzi Emore da Reggio Emilia, nato il 18 agosto 1922, fante del 317° Reggimento Fanteria, catturato dai tedeschi e morto di malattia nel campo di prigionia di Zeithain in Germania, sepolto nel Cimitero militare italiano in quel luogo e successivamente traslato nel Sacrario di Reggio Emilia
- Ruozzi Oliviero da Reggio Emilia, nato l’8 luglio 1917, geniere del 2° Reggimento Genio, compagnia non precisata, dichiarato disperso a Cefalonia l’8 settembre 1943
- Serpieri Bruno da Castelnovo ne’ Monti, nato il 30 aprile 1912, fante del 317° Reggimento Fanteria, fucilato dai tedeschi il 21 settembre 1943
- Varini Ennio da Reggio nell’Emilia, nato il 26 ottobre 1922, fante del 17° Reggimento Fanteria, morto prigioniero dei tedeschi il 28 settembre 1943 nell'affondamento del piroscafo “Ardena”, diretto in Germania
- Vezzalini Roberto da Rubiera, nato il 20 luglio 1921, artigliere del 33° Reggimento Artiglieria, morto il 13 ottobre 1943 nell’affondamento del piroscafo tedesco “Maria Amalia”, ex Marguerita, che salpò da Cefalonia per Patrasso con a bordo 905 militari della Acqui, che sarebbero divenuti Internati Militari Italiani (IMI) in Germania
- Zoboli Gino da Cadelbosco Sopra, nato l’8 febbraio 1922, fante del 317° Reggimento Fanteria, morto nell’affondamento del piroscafo “Ardena” il 28 settembre 1943, diretto in Germania
Come da tradizione in questo genere di articoli, si ricorda l’operato di ISTORECO, che ha digitalizzato molti dei ruoli matricolari dei soldati reggiani del Novecento, e quello del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (ONORCADUTI), ente del Ministero della Difesa che, oltre alla gestione dei sepolcreti e delle zone monumentali, si occupa di ricercare, recuperare, rimpatriare i caduti italiani non ancora individuati, dando o ricevendo notizie dai congiunti.
Fare ricerca storica e ricordare i caduti significa portare una testimonianza di un particolare evento bellico, fra i tanti possibili, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più.