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Emergenza caldo: orari più flessibili per chi lavora all’aperto

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La Regione Emilia-Romagna ha emanato un’ordinanza regionale per lo stop al lavoro all’aperto in condizioni di caldo estremo nei cantieri edili, in agricoltura e nel florovivaismo.

Il provvedimento avrà efficacia fino al 31 agosto 2024.

Nell’incontro tenutosi la scorsa settimana gli assessori Vincenzo Colla (lavoro) e Alessio Mammi (agricoltura) con i sindacati e le associazioni di categoria, con cui sono stati condivisi i contenuti dell’ordinanza hanno deciso di muoversi sulla tutela della salute dei lavoratori.

Alessio Mammi , assessore regionale all'agricoltura e all'agroalimentare, caccia e pesca, XI legislatura

“Sappiamo che in regione molte aziende si sono già attivate per trovare soluzioni adeguate - hanno puntualizzato gli assessori - ma serviva un atto in grado di garantire omogeneità delle misure sul territorio regionale e piena tutela dei lavoratori. Gli aspetti fondamentali sono la flessibilità in entrata e in uscita dal luogo di lavoro, la rimodulazione degli orari, prevista peraltro dalla contrattazione, e se necessario è previsto il ricorso anche gli ammortizzatori. Abbiamo sempre mostrato serietà e responsabilità ora serve dare risposte di qualità nei settori più esposti, e quindi i cantieri, l’agricoltura e il florovivaismo. L’Emilia-Romagna è la Food Valley d’Italia e lo deve essere anche per la qualità del lavoro e per il valore sociale e di comunità che i nostri prodotti agricoli e agroalimentari garantiscono al territorio e alle persone. Ancora una volta - hanno concluso gli assessori - si registra la grande disponibilità delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali per un’assunzione di responsabilità in una discussione preventiva, nello spirito del Patto per il Lavoro e per il Clima”.

Sulla stesa lunghezza di pensiero è anche il Collegio Imprenditori Edili dell’Emilia che, appunto, condivide pienamente lo spirito dell’ordinanza regionale entrata in vigore oggi lunedì 29 luglio 2024 in Emilia-Romagna, che impone il divieto di lavorare nei cantieri edili, in agricoltura e nel florovivaismo in condizioni di caldo estremo o anomalo, in determinate fasce orarie.

Tale misura, diretta a tutelare la salute e la sicurezza di chi è impegnato in attività fisica intensa e prolungata sotto al sole, rappresenta un importante passo avanti nella protezione del benessere dei lavoratori. Pertanto, l'introduzione di questa normativa risulta fondamentale per garantire condizioni di lavoro sicure durante le ondate di calore che stanno diventando sempre più frequenti.

Il Collegio Imprenditori Edili dell’Emilia sottolinea l'importanza di misure aggiuntive per garantire la continuità delle attività di cantiere, specialmente per quei lavori che non possono essere facilmente rimandati. In tal senso, sarebbe altrettanto rilevante che i singoli Comuni introducessero la possibilità di anticipare l'inizio dei lavori rumorosi nei cantieri anche prima delle 8 di mattina. Durante le prime ore del giorno, le condizioni climatiche risultano infatti più sopportabili, offrendo alle imprese un numero maggiore di ore di lavoro senza compromettere la salute dei lavoratori. Un esempio cruciale è quello della manutenzione degli edifici scolastici, lavori che necessitano di tempistiche precise e che non possono essere procrastinati senza causare disagi significativi alla comunità.

Stop dunque al lavoro nei cantieri edili, in agricoltura e nel florovivaismo in condizioni di caldo estremo o anomalo, in determinate fasce orarie a partire dal 29 luglio il divieto di lavorare in questi settori, in condizioni di esposizione prolungata al sole e svolgendo attività fisica intensa, dalle ore 12.30 alle ore 16, nei giorni e nelle aree in cui le mappe nazionali online del rischio segnalano un livello “ALTO”.

“Tutto il nostro territorio è interessato da un’eccezionale ondata di caldo, caratterizzato da temperature elevate e da un alto tasso di umidità - ha commentato Priolo - condizioni, queste, che rendono rischioso lo svolgimento di tutta una serie di attività, svolte prevalentemente in ambiente esterno, e che rendono non più rinviabile l’adozione di misure di protezione. Tutelare i lavoratori- ha concluso la presidente- per noi resta una priorità”.

 

La prolungata esposizione al sole rappresenta un pericolo per la salute dei lavoratori, perché può causare stress termico e colpi di calore, con esiti talvolta anche letali. E il lavoro nel settore agricolo e florovivaistico, nonché nei cantieri edili e affini, è svolto essenzialmente all’aperto, senza possibilità per i lavoratori di ripararsi dal sole e dalla calura. L’Inail, dal canto proprio, nell’ambito del progetto Worklimate (Inail-CNR), ha reso disponibile sul sito web www.worklimate.it le mappe nazionali di previsione del rischio di esposizione al caldo, al fine di contenere tale rischio per i lavoratori, tanto più per chi svolge attività fisica intensa.

La Regione ha ritenuto quindi urgente, nelle more di un accordo tra il partenariato datoriale e sindacale, emanare un provvedimento a tutela della salute e dell’igiene pubblica finalizzato a ridurre l’impatto dello stress termico ambientale sulla salute dei lavoratori impegnati in attività nei settori agricolo e florovivaistico, edile ed affini. Pertanto ha disposto fino al 31 agosto 2024, salvo successivi provvedimenti, il divieto lavorativo in questi settori su tutto il territorio emiliano romagnolo, tra le 12.30 e le 16.00, nei giorni in cui la mappa pubblicata sul sito internet http://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/ indica un livello di rischio “ALTO”. È fatto salvo l’obbligo, da parte dei datori di lavoro, dell’adozione di ogni misura organizzativa idonea e necessaria a salvaguardare i livelli minimi delle prestazioni dei servizi pubblici essenziali.

La mancata osservanza degli obblighi indicati dall’ordinanza comporterà le sanzioni previste per legge (art. 650 c.p.), se il fatto non costituisce più grave reato. L’ordinanza verrà pubblicata sul sito della Regione Emilia-Romagna e sarà trasmessa, per gli adempimenti di legge, ai prefetti e a tutti sindaci dei comuni emiliano-romagnoli, alle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, dei datori di lavoro e delle associazioni di categoria.