“Più che eleggere una maggioranza, l’assemblea dei consiglieri dell’Unione montana e la giunta dell’Unione è bene che concorsi una road map di scelte condivise”. A parlare è Elio Ivo Sassi, presidente uscente dell’Unione montana che commenta l’ultimo editoriale di Redacon.
“È bene precisare – spiega Sassi – che l’Unione montana è un ente di secondo livello in un territorio di oltre 30 mila abitanti. Non sono solo i sindaci ad eleggere la governance. Dapprima, domani giovedì 4 luglio, i sindaci già operativi nella giunta, delegheranno il consigliere anziano (Paolo Bargiacchi) a convocare l’assemblea dei consiglieri dell’unione (nella quale siedono un rappresentante per le maggioranze, con voto che vale doppio, e un rappresentante delle minoranze dei consigli comunali). L’assemblea dei consiglieri nominerà dapprima il presidente della stessa (la volta scorsa fu Simone Casoni, ora in minoranza a Toano) e quindi cercherà un accordo per definire il presidente della giunta”.
“Insomma – spiega il primo cittadino di Villa Minozzo - non si elegge il presidente con la solo maggioranza dei sindaci. Auspico piuttosto che più che pensare a una maggioranza si possa immaginare a scelte di interesse per il territorio per i prossimi tre anni (quando si rinnoveranno i comuni di Ventasso e Casina) su temi strategici per l’Appennino come green community, viabilità, aree interne, scuole, sanità (e gestione dell’ospedale), equilibrio del territorio, turismo ed eventi, rapporti con la Regione. Sicuramente l’Unione dovrà scongiurare il rischio di non essere Castelnovo centrica”.
“Un apparentamento nelle scelte sulla governance – conclude Sassi – è dovuto anche al fatto che ci sono scelte che si intersecano sui territori ed è davvero difficile pensare a una minoranza e a una maggioranza come accadde nella Comunità Montana anni addietro”.
Io non conosco, ovviamente, le ragioni che hanno portato il primo cittadino di Villa Minozzo ad evocare la Comunità Montana di un tempo, ma se lo avesse semmai fatto con un sottofondo critico, in quanto organizzata come maggioranza e minoranza, me ne dissocerei senza esitazioni, perché se non erro, circa ad es. la sanità, durante quegli anni furono concepiti, nel PAL dell’epoca, i tre poli ospedalieri provinciali, tra cui appunto quello di Castelnovo Monti (cosa affatto irrilevante).
Come concetto generale, io penso che negli Enti politico-istituzionali, ancorché di secondo livello, non sia da guardare in maniera negativa la presenza di maggioranza e minoranza, posto che ciò non impedisce di trovare intese e convergenze su determinate tematiche, senza tuttavia comprimere il confronto, sale della democrazia, come succedeva appunto nella Comunità Montana, la cui Giunta, ossia il suo organismo Esecutivo, vedeva del resto presente e rappresentata anche la minoranza.
Continuo a pensare sia stato un errore lo scioglimento della Comunità Montana, verosimile figlio del vento dell’antipolitica allora spirante nel Belpaese, anche perché, proprio in virtù del suo carattere politico, poteva svolgere un prezioso ruolo di programmazione, che mi sembra essersi andato perdendo, né trovo condivisibile l’dea di lasciare la politica “fuori dalla porta”, giacché vista come divisiva (mi pare una forma di quell’antipolitica che abbiamo già sperimentato).
P.B. 05.07.2024