Domenica scorsa cioè ieri, dopo una giornata passata ciondolando di qua e di là, sapete tra l’intervento alla cataratta e le bruciature “coi raggi uva”, mi stavo buttando un po’giù. Certo si sarò ben forte come dite voi, ma a forza di scuotere anche l’ultima mela prima o poi cadrà giù.
Torniamo a quel giorno, era verso sera, perciò come ormai è mia abitudine da anni, comincio a liberarmi da tutti sti “baracchini” che indossano le donne per far apparire il loro fisico ancora in forma e beatamente mi infilo mezzo pigiama e mi metto in poltrona per veder finire il “Giro di Francia” che arriva a Bologna.
Perciò mi sono rifatta assieme ai primi ciclisti, tutta la salita di San Luca, che anni fa l’avevo risalita a piedi anche più di una volta e poi anche tutta la discesa che naturalmente facevamo con la macchina, ricordi sempre ricordi.
Visto ciò non mi restava che aspettare la partita Croazia-Portogallo (una delusione, tifavo per la Croazia mi sembrava una squadra più genuina).
Torniamo a ciò che vi voglio veramente raccontare: Sento suonare il campanello e mi affaccio convinta che come sempre qualcuno si sbaglia e cerca mio figlio che abita sulla mia testa.
Un signore alto ben messo con due splendidi baffi bianchi, si affaccia da dietro il cancello e mi sorride.
Naturalmente non lo conosco e gli chiedo se gli serve qualcosa, lui capisce al volo e sfoderando un bellissimo sorriso mi dice:
“Sono…..e butta lì il suo nome e cognome…”
Oh!...Signore! allora rivedo davanti a me quel bambino che mi aspettava sul marciapiedi di casa sua quando circa una settantina di anni fa, passavo a prendere questi piccoli per insegnar loro le prime nozioni della dottrina.
Si sono passati settant’anni, sapevo di lui come di tutti gli altri ho sempre chiesto notizie di tutti e adesso questo medico specialista in pneumologia, è qui davanti a me, dopo un’eternità si è ricordato di me, entra e mi abbraccia con braccia vere e forti, non false. Poi parliamo, parliamo, naturalmente più del passato che del presente, dice che mi segue sempre su “REDACON” non si è mai perso un mio racconto e ha voluto farmi l’onore di portarmi di sua mano, un libro che lui ha fatto pubblicare e che contiene la peregrinazione di suo padre:
“Francesco Agostini che ebbe termine dopo tre anni e mezzo di guerra e altri tre di prigionia, una vera odissea, sballottato con altre migliaia di soldati Italiani di qua e di là”.
Un libro di storia vera dell’ultimo conflitto, vissuta e raccontata da questo uomo per mezzo delle lettere che inviava a casa e gelosamente custodite dalla sorella Maria. Persone che io in passato ho conosciuto, persone serie e “Cesco” in special modo non si è mai fatto vanto del suo passato.
IL libro, che porta il titolo “La torta di Santa Maria - Lettere del soldato Francesco Agostini” è stato curato con sapienza da Clementina Santi e Franco Canova.
Inoltre vi dirò che questa visita inaspettata mi ha fatto molto bene, mi sembra di essere diventata come mia madre, che quando andava dal dottore, tornava a casa guarita senza aver ancora toccato le medicine prescritte.
Grazie Lorenzo, grazie di esserti ricordato di me portandomi questo libro, unico nel suo genere, è molto difficile trovare una documentazione così esatta di quel periodo, perché non tutti, allora sapevano scrivere e tenere una corrispondenza costante coi famigliari.
Elda Zannini