La tornata elettorale del 8 e 9 giugno scorsi ci restituisce un Unione dei Comuni Montani dell’Appennino Reggiano un po’ diversa dalla precedente.
Difatti se prima quattro comuni erano retti da primi cittadini di espressione del Partito Democratico e tre di coalizioni Civiche, oggi, con il passaggio di Toano da amministrazione DEM a amministrazione civica, il rapporto si ribalta.
Questo influenzerà gli equilibri della gestione dell’Unione? Stessa domanda ci si potrebbe fare anche sulla composizione dei Poli all’interno dell’Unione. Una sorta di unità minore per agevolare la gestione comune di alcuni dei servizi conferiti dalle singole amministrazioni all’interno dell’Unione.
Oggi abbiamo i Poli di Castelnovo e Vetto (sindaci DEM), Carpineti e Casina (sindaci civici), Ventasso (sindaco Civico), Villa e Toano (un sindaco DEM e un sindaco Civico).
L’attuale alternanza della Presidenza dell’Unione, passata da tempo da una periodicità di 4 anni ad 1 anno, non sembra aver maggiormente consolidato la coesione. Tra l’altro la prossima presidenza, secondo un calendario già prestabilito che non dovrebbe essere soverchiato, dopo il susseguirsi di Vincenzo Volpi e Elio Ivo Sassi sindaci DEM, dal primo di luglio passerà al Civico Stefano Costi, sindaco di Casina.
Con la nuova presidenza saranno poi assegnati i nuovi assessorati, che dovranno tenere conto degli apporti curriculari dei nuovi ingressi, Giuseppe Ruggi sindaco di Carpineti e Leonardo Perugi sindaco di Toano.
Con l’insediamento in Unione della nuova giunta e del nuovo consiglio i lavori delle attività in corso (Aree interne, Montagna di latte, Green community, ecc.) sicuramente proseguiranno come da progetti approvati mentre, per le nuove pianificazioni amministrative-gestionali, occorrerà aspettare il programma del nuovo Presidente il cui investimento dovrebbe avvenire ai primi di luglio.
Un grande e doveroso rispetto per le coalizioni civiche, segnatamente quelle autentiche (nel senso che lo sono non soltanto di nome) a cui partecipano figure disposte ad impegnarsi per la propria comunità, e che non hanno “etichette” politiche, o vogliano spogliarsene per l’occasione (ancorché mi sembri abbastanza difficile il riuscire a farlo).
Continuo tuttavia ad avere nostalgia per le liste di un tempo, quando anche quelle identificate con denominazioni “civiche” avevano nondimeno esplicite connotazioni politiche, non fosse altro perché garantivano una certa qual continuità di azione, specie per le formazioni che si trovavano ad essere in posizioni di minoranza, casomai per più di un mandato.
Posso naturalmente sbagliarmi, ma ho la sensazione che, oggigiorno, le minoranze costituite da formazioni civiche, alle quali manca il collante politico, fatichino talvolta a concludere il mandato in compattezza, e soprattutto a riproporsi nella successiva tornata elettorale, così da proseguire una determinata linea o direttrice programmatica.
P.B. 06.07.2024