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IL RACCONTO

La galleria di Civago negli anni ‘50

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In questo periodo la galleria di Civago è interessata da lavori di ripristino e di rifacimento del ponte che stanno creando non poche difficoltà ai residenti e ai ristoratori.

Si dibatte molto tra i cittadini delle difficoltà che stanno affrontando, dal 17 al 29 giugno Civago sarà raggiungibile solo percorrendo la provinciale 9 Gazzano, Fontanaluccia, Madonna di Pietratravolta, Piandelagotti, Romita. Questo comporterà una chiusura, obbligata, anche del bar e dell’albergo che ogni estate porta sull’Appennino parecchi turisti.

In ‘mezzo’ a questo dibattito interviene un nostro lettore che ci regala un po’ di storia legata a questa galleria.

Fabrizio Fontana, pubblica alcune immagini della galleria risalenti agli anni cinquanta, precisando che “in realtà sarebbe di Gazzano perché il confine tra le due frazioni è poco più avanti, quindi è territorio Gazzanino”.

Verdi Aldo di Gazzano e dietro di Ghini Leonildo "Nildo" di Fontanaluccia

Fontana racconta: “Nella prima foto Verdi Aldo di Gazzano e dietro di Ghini Leonildo "Nildo" di Fontanaluccia (nessuno ha riconosciuto la 3°persona) aprono con il piccone la prima breccia del tunnel interamente scavato nella roccia con le mine, foto di circa 70 anni fa, nelle altre l’area della Galleria nel 1956 e 1959 con la Strada (ora Sp 9) progettata dall’ingegnere Metello Sichel e con la collaborazione dell' ingegnere Ero Paterlini, che poi scelse Civago come residenza per le vacanze”.

E aggiunge: “Gli operai erano selezionati assunti come Cantieri di Solidarietà per la ricostruzione dopo la fine della 2° guerra. Verdi Aldo che ho avuto il piacere di conoscere è stato mio tutor e insegnante di Pesca alla trota in Diga insieme a Richin Agostinelli, Aldo mi raccontò che ogni volta brillavano mine tremava la roccia tutt'intorno e spesso dalle pareti laterali cadevano massi grossi come un Gippone (GMC camioncino militare Americano) e nonostante le 150 cariche esplose la millenaria Torre dell' Amorotto, sita proprio sopra il tunnel non ha fatto una piega, diceva che era più pericoloso stare fuori dalla Galleria che dentro dove esplodeva la polvere da sparo”.

“Allora Sichel  - conclude Fontana - si preoccupava più del dislivello per arrivare a Civago che dell’ instabilità delle falesie e di quei blocchi di dura arenaria che sovrastano la galleria e tutto il tratto di strada dal "trincerone" al Rumale. La vegetazione che è cresciuta spontanea ha compromesso ulteriormente questa stabilità”.